Lunedì 7 Ottobre 2024

Durer_Young_HareQuasi tutti i grandi musei del mondo si caratterizzano per una o due opere speciali, che servono a identificarli. Custodiscono nelle loro sale e soprattutto nei loro magazzini migliaia di capolavori, ma poi, quando devono scegliere l’immagine simbolo per la copertina dei loro cataloghi, per i depliant promozionali, per le pagine web, per i calendari da regalare a Natale le opere sono sempre quelle, quasi fossero il marchio della ditta. Probabilmente lo fanno per la necessità di semplificare il messaggio ed essere subito capiti da chi vede quelle immagini.

“Il bacio” di Klimt, per esempio, è il vessillo del Belvedere. La galleria viennese possiede molti altri capolavori celebri, dello stesso Klimt e di altri artisti, ma “Il bacio” è l’elemento distintivo.

Quel che “Il bacio” rappresenta per la galleria del Belvedere, per il museo dell’Albertina è la “Lepre” di Albrecht Dürer. La conosciamo tutti, per averla vista in tante riproduzioni e forse mai dal vero. Vederla dal vero, infatti, è un emozionante privilegio, perché quasi tutte le opere dell’immensa collezione dell’Albertina – stampe, grafiche, acquarelli, guazzi, calcografie, incisioni – sono per loro natura vulnerabili. L’esposizione prolungata alla luce finirebbe per annientarle, per cui sono esposte in visione soltanto per brevi periodi e a rotazione.

La “Lepre”, per esempio, fu vista dopo lungo tempo nella grande mostra che l’Albertina dedicò a Dürer nel 2003, anno in cui il palazzo museale fu riaperto al pubblico dopo una chiusura durata dieci anni per lavori di restauro. Fu poi di nuovo riproposta nel 2014, in occasione di una mostra intitolata per l’appunto “I 100 capolavori dell’Albertina”: la “Lepre” non poteva mancare.

Scrivemmo allora che la “Lepre” dopo 10 anni era tornata libera. Oggi possiamo ridare lo stesso annuncio, perché le sale dell’Albertina stanno riproponendo ai visitatori la “Lepre”, in una grande mostra dedicata a Dürer, che non ha nulla da invidiare a quella di 16 anni fa. Per allestirla, il curatore Christof Metzger ha attinto al vasto patrimonio di casa (l’Albertina conserva, tra l’altro, 140 dei mille disegni attribuiti all’artista di Norimberga) e a preziosi prestiti giunti da varie parti d’Europa.

Ma il posto d’onore, ovviamente, spetta alla “Lepre”, esposta in una sala tra altri due celebri capolavori, “La grande zolla” e “L’ala di un falco dell’Amur”. Tutte le tre opere sono raffinati capolavori, realizzati da Dürer probabilmente non su commissione o per essere destinati alla vendita, ma come lavori da esibire ai potenziali clienti, perché potessero rendersi conto di quanto fosse bravo. La “Lepre” in particolare lascia stupefatti, per la minuziosa rappresentazione della pelliccia arruffata. Un dettaglio che a molti sfugge – ma che potranno verificare di persona, visitando la mostra – è l’occhio dell’animale, in cui si riflette una finestra esistente o immaginata alle spalle del pittore. Una simile cura del particolare si può ritrovare oggi soltanto nei render di architettura, quelli più sofisticati, che propongono non soltanto l’opera edilizia tridimensionale, ma anche ciò che dovrebbe trovarsi dietro l’osservatore e che appare rispecchiato nelle sue superfici riflettenti.

Abbiamo menzionato le tre opere che da sole giustificano l’ingresso all’Albertina. Ma nella nuova mostra su Dürer ne sono esposte in tutto 200, scandite in ordine cronologico e per sezioni, che mettono l’accento, per esempio, sugli studi del chiaro-scuro, sui ritratti, sulle opere grafiche, sugli studi di elementi naturali. L’esposizione sembra concepita con il preciso scopo di offrire al visitatore una conoscenza sistematica del grande artista del Rinascimento tedesco (visse tra il 1471 e il 1528). Vi troviamo “L’adorazione dei Magi”, concessa in prestito dagli Uffizi di Firenze, un ”Ritratto di uomo senza barba” giunto dal Prado, i primi ritratti di nudo a figura intera venuti da Weimar, “San Geronimo” di Lisbona, l’atroce “Martirio dei diecimila” appartenente al Kunsthistorisches Museum.

Una grande mostra, che in realtà si sarebbe dovuta tenere nel 2021, in occasione del 550. anniversario della nascita di Albrecht Dürer, come ha ammesso il direttore dell’Albertina, Klaus Albrecht Schröder. Aveva deciso l’anticipo di due anni, perché nel 2019 sarebbe giunto al termine il suo incarico alla direzione del museo e Schröder voleva concedersi il privilegio di chiudere in bellezza con il maestro del Rinascimento tedesco, così come aveva incominciato in bellezza nel 2003.

La mostra organizzata all’inizio della sua direzione dell’Albertina aveva avuto un enorme successo (430.000 visitatori) e lo stesso sta per accadere con quella ora in corso (l’ufficio stampa del museo ci ha fatto sapere che all’inizio di questa settimana erano stati superati i 200.000 ingressi). L’esposizione si chiuderà il 6 gennaio e in mezzo ci sono i giorni dell’Avvento e di Natale, che richiamano a Vienna migliaia di turisti, molti dei quali coglieranno l’occasione per una tappa all’Albertina. Il record di visitatori di 16 anni fa potrebbe quindi essere superato.

La galleria dell’Albertina è aperta tutti i giorni, dalle 10 alle 18 (mercoledì e venerdì fino alle 21). Informazioni sulla mostra di Dürer e sulle altre mostre in corso o in programma si possono trovare al sito web www.albertina.at.

 

NELLA FOTO, la celebre “Lepre” di Albrecht Dürer, di nuovo visibile all’Albertina fino al 6 gennaio.

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