Ieri l’Austria ha superato i 10.000 morti per Coronavirus. Sono meno di quelli pianti da altri Paesi europei, in rapporto alla popolazione. Meno che in Italia, dove nella sola Lombardia (che ha pressoché gli stessi abitanti di tutta l’Austria) sono stati registrati finora 33.000 decessi. E pur tuttavia la soglia dei 10.000 morti ha un particolare impatto psicologico, in un Paese che, dopo la prima ondata quasi indolore, pensava di cavarsela molto meglio.
La prima vittima era stata segnalata il 12 marzo dello scorso anno. Ieri il numero totale, comunicato congiuntamente dal ministero degli Interni e da quello della Salute, era salito a 10.026. Dal primo decesso sono passati 406 giorni, per cui la media dei morti giornalieri per Coronavirus è 24, anche se vi sono stati periodi con un numero molto maggiore di vittime e altri di relativa tregua.
I Länder più colpiti in rapporto alla popolazione sono stati, nell’ordine, la Stiria, la Carinzia, l’Alta Austria. Vienna arriva appena quarta, benché all’inizio sembrava dovesse essere la più colpita, considerando la densità abitativa. Evidentemente i servizi sanitari nella capitale e le misure di lockdown decise dall’amministrazione comunale hanno consentito di fronteggiare meglio l’epidemia.
Le nuove infezioni segnalate ieri (2.405) sono superiori alla media settimanale (2.230), ma il tasso di incidenza per 100.000 abitanti è costante in calo (175,4). In calo anche i ricoveri in ospedale, dove per la prima volta da un mese sono scesi sotto quota 2.000. Migliora la situazione anche nelle terapie intensive, con 527 pazienti ricoverati, 30 in meno rispetto al giorno prima.
NELLA FOTO, Michael Landau, presidente della Caritas, che ha ricoperto di lumini la Stephansplatz di Vienna, in omaggio alle 10.000 vittime del Covid-19.
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