L’Austria ha il tasso di inflazione più alto d’Europa, dopo quello della Slovacchia. A dicembre Statistik Austria (l’Istat austriaco) lo aveva calcolato al 5,6%, come avevamo riferito il 6 gennaio scorso. Fa specie che in Italia sia di gran lunga inferiore. Si era mantenuta sempre al di sotto di quella austriaca, ma in dicembre è precipitata addirittura allo 0,5%. Stiamo parlando, ovviamente, dell’inflazione tendenziale, che indica la differenza tra i prezzi di oggi e quelli di un anno fa (non quindi dell’inflazione congiunturale, che fa il confronto con il mese precedente).
Chi vive a Vienna probabilmente non si è accorto della differenza tra Italia e Austria. Sa soltanto che tutto costa di più. Ma la differenza la nota bene chi vive in Carinzia e, quando può, va a fare la spesa a Tarvisio. L’ha notata anche la Kleine Zeitung, che oggi pubblica un articolo a firma di Uwe Sommerguter, vicedirettore del giornale e capo della redazione economica. Il titolo è emblematico: “Inflazione allo 0,5 per cento contro il 5,6 per cento: che cosa fanno di meglio gli italiani?”.
Sommerguter osserva che in passato l’inflazione in Italia non era stata molto diversa da quella austriaca. Nel 2022 era all’8,7% in Italia (qui però stiamo considerando la variazione annuale, che è la media dei 12 mesi dell’anno, rispetto alla media dei 12 mesi precedenti) e dell’8,6 in Austria. Poi le cose sono cambiate: nel 2023 in Italia è scesa al 5,7%, in Austria solo al 7,7.
E allora ecco la domanda del giornalista austriaco: che cosa facciamo o abbiamo fatto di meglio noi italiani? Sommerguter l’ha girata a Josef Baumgartner (nella foto) esperto di inflazione del Wifo (Institut für Wirtschaftsforschung, Istituto di ricerca economica), il quale ha individuato due fattori: i prezzi dell’energia e quelli dei servizi.
Negli ultimi mesi i prezzi dell’energia (elettricità, gas) sono calati in Italia molto più che in Austria. I dati di dicembre non sono ancora disponibili, ma in novembre, per esempio, il prezzo del gas da noi è calato del 36%, in Austria solo del 23%. E, si noti bene, questo è accaduto benché l’Austria sia ancora fortemente dipendente dal gas russo, che, secondo alcuni commentatori in Italia, sarebbe stato più conveniente per i consumatori italiani, anziché cercare fonti alternative dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina.
Baumagartner lo spiega così: in Austria la propensione a cambiare fornitore sarebbe molto inferiore rispetto all’Italia o ai Paesi del Benelux, dove pure i prezzi energetici sono scesi sensibilmente. Un effetto della concorrenza, dunque.
Sul fronte dei servizi, il fenomeno ha una doppia faccia. In Austria i rinnovi contrattuali o gli adeguamenti all’inflazione hanno aumentato sensibilmente la busta paga dei lavoratori, che ora guadagnano di più. Ciò non è avvenuto in Italia o è avvenuto in misura molto modesta e anche questo ha contribuito a contenere l’inflazione. In Italia, dunque, l’inflazione è minore, ma anche il potere d’acquisto è minore, perché gli italiani sono diventati di fatto un po’ più poveri.
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