Giovedì 14 Novembre 2024

La Pasqua è il giorno più importante del calendario liturgico cristiano, perché celebra la resurrezione di Cristo. Ma, come molte altre feste religiose, nel corso del tempo è stata affiancata da tradizioni sacre e profane. Tra quelle sacre, abbiamo ricordato qualche giorno fa i veli quaresimali, che soprattutto in Carinzia sono veri capolavori d’arte e in questi giorni “velano” le immagini dell’altare, in segno penitenziale.

Fra le tradizioni profane, invece, rientrano quelle della cucina pasquale, che in pochi altri posti sono così rispettate e valorizzate come in Carinzia. La gente del Land le custodisce come un prezioso retaggio del passato; per i turisti in vacanza rappresentano un’esperienza da non perdere. Kärnten Werbung, l’azienda di promozione turistica della Carinzia, ci ha fornito alcune informazioni utili in proposito.

Pietanze pasquali della Carinzia. Nel periodo pasquale in Carinzia si è soliti mangiare pietanze “verdi”, come gli spinaci con uova fritte e pesce, fino a che non è concessa la carne, dopo il Venerdì Santo. Gli spinaci sono il piatto preferito in Austria e si mangiano in svariati modi: ridotti in purea con un po’ di panna o saltati in padella. Il Giovedì Santo vengono solitamente serviti con patate arrosto e un uovo fritto e conditi con un po’ di noce moscata.

Nelle zone rurali al posto degli spinaci si usano i germogli dell’ortica, che possono essere preparati quasi allo stesso modo. In molte regioni le verdure verdi come i germogli, la lattuga e le ortiche sono presenti nel menu di questo giorno di digiuno perché, secondo l’antica credenza precristiana, la forza della primavera viene assorbita e dispiega i suoi effetti curativi per tutto l’anno attraverso le verdure.

Il Venerdì Santo è il giorno del pesce, non si mangia carne per commemorare la sofferenza e la morte di Gesù sulla croce. Il pesce delle acque carinziane è quindi particolarmente apprezzato: trote affumicate, trote salmonate al vapore, salmerino carinziano, salmerini fritti, carpe e storioni vengono serviti nelle tavole in questa giornata.

La popolare carne affumicata, invece, è consentita solo dal Sabato Santo, mentre il cibo per il pranzo della domenica di Pasqua prima di essere consumato deve essere consacrato durante la benedizione del cibo alla Messa, all’interno di un cestino coperto da una tovaglia ricamata.

Il pranzo di Pasqua: immancabili portate. In Carinzia il tradizionale prosciutto di Pasqua deve essere piuttosto grasso e stagionato al punto giusto. La carne della coscia del maiale viene affumicata a freddo su legno di faggio, poi stagionata fino a cinque settimane e infine cotta. Il prosciutto di Pasqua viene servito freddo e tagliato a fette non molto sottili, con una buona quantità di grasso sul bordo.

Il Reindling carinziano. Non è Pasqua in Carinzia se manca il Reindling. Questo tradizionale dolce, con un ripieno di zucchero, cannella e uva sultanina, sostituisce il pane integrale nel giorno di Pasqua, aggiungendo l’importante componente dolce al pranzo. Le fette di Reindling sono accompagnate da prosciutto, guarnite con un pizzico di rafano e spalmate con burro aromatizzato ai semi di papavero.

Il burro di semi di papavero. I semi di papavero utilizzati per il burro carinziano vengono macinati e raffinati con uva sultanina, cannella, rum, vaniglia e miele e poi spalmati su uno strato di burro steso sottile. Lo strato di burro viene poi arrotolato e raffreddato in frigorifero. Prima di servirlo, si tagliano delle fette dal rotolo in modo che il burro di semi di papavero riveli all’interno il suo invitante disegno a spirale.

Il rafano. Il rafano fresco grattugiato è un must della tavola di Pasqua. Con la sua piccantezza, completa la combinazione unica di sapori con il pane bianco dolce e la carne affumicata. Le uova sode vengono mescolate con rafano, panna acida e una mela finemente grattugiata per ottenere una crema che aggiunge una nota dolce e salata al pranzo pasquale.

La lingua di manzo. La preparazione delle parti meno nobili dell’animale era un tempo diffusa nella cucina contadina. Ecco perché la lingua di manzo bollita, tagliata a fettine sottilissime, non può mancare in ogni autentico pranzo pasquale carinziano.

Le uova colorate. Il classico pranzo di Pasqua carinziano comprende anche le uova sode colorate, che però, prima di essere servite, secondo la tradizione, devono essere sbucciate.

La Potica. La Potica o “Potitze” prende il nome dalla parola slovena “poviti”, che significa “avvolgere”. Le radici di questo dolce affondano probabilmente nel Medioevo. Molto simile al Reindling, la potica si prepara con una pasta lievitata stesa sottile, che viene spalmata con un ripieno umido di semi di papavero o di noci e arrotolata con molti giri. Quando viene tagliata, la potica assume una sottile forma a spirale. La potica è oggi diffusa in tutta l’area compresa tra il Veneto giuliano, il Carso, la Stiria e la Carinzia.

Dolci alternativi: le pinze, la corona e l’agnello. In alternativa al Reindling, in Carinzia a Pasqua si servono anche altri dolci. Ad esempio, le Osterpinze, un dolce sferico a base di pasta lievitata, dalla caratteristica forma, che si ottiene tagliando l’impasto con le forbici prima della cottura. Anche la corona pasquale è molto popolare; si tratta di una pasta lievitata a forma di corona intrecciata con un uovo di Pasqua colorato posto al centro. La corona intrecciata simboleggia la vita eterna e l’intreccio tra Dio e l’uomo. L’agnello dolce è uno di quei dolci che si preparano e si gustano solo una volta all’anno. La pecorella di pasta di spugna simboleggia Gesù Cristo e, insieme all’uovo di Pasqua e al coniglietto pasquale, fa parte della triade iconica delle celebrazioni pasquali in Carinzia.

[Contributo di Kärnten Werbung]

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