Domenica 19 Maggio 2024

13.01.28 Vienna, Judenplatz (foto Reinhard Mandl)Sono trascorsi ormai 74 anni da quando l’Austria divenne parte del Reich nazista. Ma, come si suole dire, meglio tardi che mai. Talvolta possono essere necessari 74 anni per rimediare agli errori del passato.

 

Nel 1938, dopo l’Anschluss, uno dei tanti strumenti impiegati dal nazismo nella persecuzione degli ebrei fu quello di eliminare l’eruv, ossia la zona di Vienna recintata simbolicamente entro la quale agli ebrei era consentito muoversi durante lo Shabbat, la giornata festiva del sabato. Ci stiamo riferendo, ovviamente, agli ebrei osservanti della Thora, che vieta loro di trasportare o trasferire oggetti al di fuori della propria abitazione in quell’ultima giornata della settimana, il sabato appunto, in cui anche Dio riposò, dopo le fatiche della creazione. Il divieto riguarda lo spazio al di fuori dell’abitazione, a meno che all’esterno non sia stata creata, per così dire, una “zona franca”, l’eruv appunto, allo scopo di rendere più facile la vita degli ebrei.

 

Da qualche mese l’eruv esiste di nuovo a Vienna, come prima del nazionalsocialismo. L’area comprende in linea di massima tutti i distretti del centro urbano, dal primo al nono, più il ventesimo, delimitati da un lato dal corso del Danubio e all’altro dalle strade che formano il Gürtel (in tedesco significa “cintura”), una sorta di Ring allargato. Per gli ebrei osservanti quella zona urbana fa parte dell’area privata, motivo per cui il trasporto di oggetti è qui possibile anche durante lo Shabbat.

 

Il perimetro del nuovo eruv di Vienna misura 25 chilometri ed è formato da mura, recinti e recinzioni metalliche, o anche da limiti naturali, come ad esempio il Danubio. Per i non iniziati: i confini dell’eruv, la cui continuità va regolarmente verificata, sono spesso quasi invisibili, poiché si usano come recinzioni strutture metalliche preesistenti, come i cavi del tram e simili. Al sito www.eruv.at si può vederne il tracciato a Vienna.

 

Nella foto, la Judenplatz di Vienna (Foto Reinhard Mandl).

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