Sabato 18 Maggio 2024

I partiti politici austriaci detestano i contrasti interni, quelli che noi con un eufemismo definiamo “confronti dialettici”. Perseguono con ogni mezzo l’unanimismo e, se ci sono panni sporchi, preferiscono lavarseli in casa. Forse è un riflesso condizionato degli scontri tra le fazioni cristiano-sociali, socialiste, pangermaniste tra le due guerre, che negli anni ’30 del secolo scorso portarono a una guerra civile, allo scioglimento di fatto del Parlamento, all’austrofascismo e poi all’annessione alla Germania nazista. Si vuole evitare a ogni costo che quel tragico passato si ripeta.

È questa forse la ragione per cui ai congressi dei vari partiti (fanno eccezione i Verdi) c’è normalmente una sola candidatura alla carica di segretario. Il leader è designato da un’oligarchia di dirigenti e di altri centri di potere collaterali (organizzazioni sindacali, imprenditoriali, economiche); il congresso deve solo ratificare la scelta con il suo voto.

Quando raramente i candidati sono due si parla di “Kampfabstimmung”. La parola significa semplicemente “votazione”, per scegliere con il voto tra i due aspiranti segretario. Ma, come accade spesso nella lingua tedesca, è una parola composta da due vocaboli, uno dei quali, “Kampf”, significa “battaglia”. Gli austriaci provano disagio nel pronunciarla, come sintomo di qualcosa che non va per il verso giusto, che assomiglia molto alle “battaglie” così frequenti nella politica italiana (l’espressione usata è “italienische Verhältnisse”).

L’ideale austriaco insomma è l’unanimità e ha visto il suo trionfo nell’ultimo congresso dell’Övp (il Partito popolare), tenutosi a Graz nel maggio dello scorso anno (ne avevamo riferito il 15 maggio 2022), nel quale Karl Nehammer era stato eletto segretario con il 100% dei voti. Un unanimismo di facciata che non significa nulla: la sedia di Nehammer traballa e potrebbe rovesciarsi da un giorno all’altro, come accadde a uno dei suoi predecessori, Reinhold Mitterlehner, eletto nel 2014 con il 99,1% dei voti, ma fatto fuori dopo pochi mesi da Sebastian Kurz.

Al contrario, vi sono stati in passato “Kampfabstimmungen” che hanno segnato svolte durature. Ne citiamo i due più importanti: nell’Spö, quello che nel 1967 portò all’elezione di Bruno Kreisky, divenuto in seguito il più illustre cancelliere della storia austriaca, durato in carica 13 anni; nell’Fpö, quello che nel 1986 portò alla vittoria di Jörg Haider, con le conseguenze che conosciamo nei successivi vent’anni.

Ora si torna a parlare di “Kampfabstimmung” nel Partito socialdemocratico, per il confronto-scontro tra la leader in carica, Pamela Rendi-Wagner, e il suo rivale Hans Peter Doskozil, governatore del Burgenland. Che fosse necessario riflettere sulla guida di Rendi-Wagner dopo l’ennesima sconfitta elettorale in Carinzia lo avevamo scritto già il 5 marzo. Non farlo avrebbe portato al suicidio dell’Spö alle elezioni politiche del prossimo anno.

E infatti già pochi giorni dopo il voto carinziano i vertici del partito hanno deciso di indire un congresso straordinario, preceduto da una consultazione interna tra i suoi 140.000 iscritti (per posta e per e-mail), per scegliere l’uomo o la donna che li guiderà verso il prossimo appuntamento elettorale. La soluzione appare già di per sé bizzarra. Lo statuto dell’Spö stabilisce che debba essere il congresso a scegliere il segretario, con il voto dei suoi delegati, non la base degli iscritti. Se prima si tiene il sondaggio tra gli iscritti, che senso ha convocare subito dopo un congresso che dovrebbe soltanto ratificarne l’esito? O i delegati al congresso rivendicheranno la loro autonomia e decideranno di testa loro, fregandosene di ciò che hanno detto gli iscritti?

Sono domande che si sono posti in molti e che hanno generato un fenomeno grottesco. Inizialmente i candidati erano due – Rendi-Wagner e Doskozil – e pareva che la consultazione degli iscritti dovesse riguardare solo loro. Poi se n’è aggiunto un terzo. Poi un quarto e il terzo si è fatto da parte. Poi se ne sono aggiunti altri dieci, venti, trenta… La scadenza per la presentazione di autocandidature era fissata alla mezzanotte di venerdì scorso e a quell’ora le candidature erano 73.

Siamo di fronte a una situazione senza precedenti. La consultazione degli iscritti si terrà tra il 24 aprile e il 10 maggio, cioè nei giorni immediatamente successivi alle elezioni regionali nel Salisburghese. Gli iscritti dovranno scegliere tra una folla di candidature, forse non 73, perché molte saranno eliminate (alcune sono state presentate per burla, altre da non iscritti all’Spö e quindi non valide), ma comunque sempre tante. Quale risultato sarà ritenuto valido? Finché i candidati erano due, Rendi-Wagner e Doskozil, era pacifico che uno dei due avrebbe ottenuto più del 50%. Ma se il voto si spalmerà su decine di candidati e nessuno si distaccherà nettamente dal gruppo?

Certo, al sondaggio seguirà il congresso, nel quale però i delegati saranno statutariamente liberi di votare chi vogliono, anche discostandosi dall’esito del sondaggio, che a questo punto assumerà soltanto il valore di un test non vincolante. Gli “elettori” della base in tal caso si sentiranno beffati.

Ma chi sono gli iscritti all’Spö e soprattutto quanti sono? Difficile rispondere. Il partito è molto riservato in proposito. Si sa che a una precedente consultazione, tre anni fa, sarebbero stati 157.000, mentre ora dovrebbero essere scesi a 140.000. Negli ultimi giorni, tuttavia, si è verificata una corsa alle iscrizioni, con 9.000 nuove adesioni. La decisione di aderire non è gratis: l’iscrizione all’Spö costa 6,50 euro al mese, 78 euro all’anno.

L’identikit del socialdemocratico è molto vaga. Un tempo c’era una base operaia, che ora in gran parte è transitata nell’Fpö. Ma anche la classe operaia non è più quella di una volta: un terzo è formata da immigrati senza cittadinanza e quindi senza diritto di voto. Quello che si può constatare abbastanza facilmente è che l’Spö è un partito di vecchi: l’età media risulterebbe intorno ai 63 anni.

Stando così le cose, i prossimi appuntamenti per l’elezione del o della leader dell’Spö potrebbe rivelarsi fatale per il partito.

NEL FOTOMONTAGGIO, al centro Pamela Rendi-Wagner, segretaria in carica dell’Spö, a destra Hans Peter Doskozil, governatore del Burgenland, a sinistra Andreas Babler, sindaco di Traiskirchen: sono i candidati che prevedibilmente saranno i più votati.

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