I viennesi amano lo Zentralfriedhof, il loro “cimitero centrale”, tant’è che ci vanno spesso non necessariamente per visitare le tombe dei familiari defunti, ma piuttosto per farvi una passeggiata. Con i suoi 2,5 chilometri quadrati di superficie è grande quanto Vienna “ma – dicono i suoi abitanti – è due volte più divertente”. Non sappiamo se sia davvero così, ma certamente lo Zentralfriedhof ben si presta a essere “meta” di una gita domenicale. E con i suoi oltre cento chilometri di strade per lo più alberate e i pregevoli monumenti tombali, soprattutto dell’architettura Jugendstil, può legittimamente essere considerato anche come “meta” di un turismo culturale. Non a caso proprio in questi giorni che precedono la ricorrenza dei defunti l’Azienda turistica della capitale “Wien Tourismus”, tramite la sede milanese dell’Ente austriaco per il turismo, ha fatto promozione per lo Zentralfriedhof, come luogo meritevole da visitare, accanto ai più noti Schönbrunn, Stephansdom, Hofburg.
Crediamo che sia la prima volta che ciò accade. E vien quasi da esclamare: era ora! Non soltanto perché alcuni monumenti tombali che vi si incontrano, eretti tra la fine dell”800 e gli inizi del ‘900, sono di grande aiuto per comprendere la fase di transizione dallo storicismo allo Jugendstil viennese nell’architettura di quegli anni. Basti citare in proposito la cappella centrale del cimitero, costruita nel 1907 su progetto di Max Hegele, allievo di Otto Wagner. Ma anche perché questa “città dei morti”, con i suoi tre milioni di taciturni “abitanti”, è quasi lo specchio fedele del rapporto che i viennesi, e gli austriaci in genere, hanno con la morte e con la liturgia della sepoltura. Un funerale in Austria non è paragonabile a un funerale in qualsiasi altra parte del mondo. È un evento coinvolgente, che appassiona, che va celebrato con solennità.
Se il caro estinto è un personaggio famoso – non necessariamente un imperatore, può bastare un ex sovrintendente della Staatsoper, un funzionario del Finanzministerium, un generale a riposo – la città si riempie di stendardi neri calati dagli ultimi piani dei palazzi, vengono eseguiti brani di musica classica (spesso dal vivo), il carro inghirlandato con il feretro avanza lentamente tra due ali di folla muta e visibilmente contrita, essa stessa parte inconsapevole dello spettacolo che si va rappresentando.
Molti ancora ricordano con nostalgia il funerale di Zita, vedova dell’ultimo degli Absburgo salito al trono imperiale. Da viva non avrebbe potuto mettere piede in Austria, per l’ostracismo voluto dalla Repubblica nei confronti della dinastia che aveva portato il Paese alla rovina. Da morta fu accolta invece uno braccia aperte e, prima della deposizione nella cripta dei Cappuccini, le fu concesso l’onore dei funerali di Stato. Uno spettacolo troppo divertente per farne a meno soltanto per un banale problema dinastico. Ma anche il funerale di Jörg Haider, un anno fa a Klagenfurt, ha riproposto la stessa liturgia, che ha molto impressionato gli ospiti stranieri (peraltro soltanto italiani, più il figlio di Gheddhafi), soprattutto per il silenzio assoluto osservato dai 25.000 presenti dall ‘ inizio alla fine del corteo funebre.
Ma torniamo allo Zentralfriedhof, ora riproposto come meta turistica. Si trova nell’11. distretto, a sud-est della città, e vi ei può facilmente arrivare in mezz’ora di tram (numeri 6 e 71). Inaugurato nel 1974, è il secondo per grandezza in Europa (dopo il cimitero Ohlsdorf di Amburgo). E così grande che al suo interno fa persino servizio una linea di autobus. È formato da una sezione e interconfessionale da più sezioni suddivise in base al credo religioso, tra cui anche una ebraica, una ortodossa, una islamica e una buddista.
Pochi italiani lo sanno, ma in un “campo” dello Zentralfriedhof, in posizione relativamente centrale, riposano alcune centinaia di caduti della Prima guerra mondiale appartenenti al nostro Paese, per lo più prigionieri deceduti di stenti o di malattie nei campi di concentramento intorno a Vienna . Alla fine degli anni ’90 queste tombe furono restaurate a spese del Comune e ora si presentano nel loro originale aspetto dignitoso.
La parte più interessante per un visitatore è il viale centrale, attorno al quale sono disposte numerose tombe d’onore. Riposano qui artisti come Franz Schubert, Ludwig van Beethoven, Johann Strauss padre e figlio, Helmut Qualtinger o Falco, uomini politici tra cui Bruno Kreisky e tutti i presidenti della Repubblica dal 1951. E poi, naturalmente, c’è la cappella di Max Hegele, che avevamo citato prima. Consacrata nel 1911 “Zum Heiligen Carlo Borromeo” ( “a San Carlo Borromeo), si fa notare per le sue imponenti forme esterne e il suo stupendo allestimento interno: pavimenti a mattonella realizzati con la massima attenzione ai particolari, pitture murali e un mosaico sulla cupola che rappresenta una corona di raggi dorata composta da 999 stelle su sfondo blu.
Lungo l’esteso areale, che è parte della cintura verde dell’area orientale della città, si possono incontrare anche piccoli animali. Il cimitero è un’oasi naturale e un rifugio ideale per rare specie di farfalle, scoiattoli, lepri, uccelli, martore e persino per caprioli. Anche alla presenza di questi “ospiti” è dovuto l’affetto dei viennesi per il loro Zentralfriedhof. E si capisce, perciò, perché lo considerino, tutto sommato, “più divertente” loro della città.
Nella foto, la cappella dello Zentralfiedhof, vostruita nel 1907 su progetto dell’architetto Max Hegele. (Foto Wien Tourismus, Nanja Antonczyk)