Sabato 18 Maggio 2024

De profundis per i ghiacciai delle Alpi, scompaiono a vista d’occhio. Quante volte ne abbiamo sentito parlare? Ormai è una geremiade che si ripete ogni anno alla pubblicazione del rapporto del Club alpino austriaco (Österreichischer Alpenverein) sullo stato dei ghiacciai. Ciò che quest’anno rende più drammatico quel rapporto è la velocità crescente con cui il mare di ghiaccio che un tempo ricopriva le nostre alpi scompare alla vista.

I ghiacciai tenuti sotto osservazione in Austria sono 79. Tutti si sono accorciati, chi più chi meno. Il ritiro medio è stato calcolato in 23,9 metri, che il terzo valore più alto da quando sono incominciate le misurazioni 130 anni fa. Il ritiro è stato superiore lo scorso anno (28,7 metri), per le ragioni che diremo.

Il valore medio del ghiaccio perduto definitivamente è inquietante, ma ancor più inquietante è la dimensione di questa perdita relativa ai ghiacciai più grandi e importanti. La lingua della Pasterze, il ghiacciaio ai piedi del Grossglockner, si è ritratta di 204 metri, il doppio dei valori più alti registrati negli anni passati. Della coltre di ghiaccio che un tempo ricopriva tutto il versante carinziano del monte più alto dell’Austria, la cui vista giustificava un viaggio per la strada alpina a pedaggio fino alla Franz Joseph Höhe, resta ormai ben poco.

La ragione del fenomeno è ovviamente il cambiamento climatico, contro cui sembra non si possa far nulla. Tra l’ottobre 2022 e il settembre 2023 la temperatura in quota è stata di 1,7 gradi superiore alla media calcolata nel periodo 1981-2010. Per giunta, in 11 dei 12 mesi, il valore è stato ancora più alto, fino a raggiungere nello scorso settembre i 4,9 gradi. Quattro virgola nove gradi sopra la media dei 30 anni indicati prima.

Se alla temperatura elevata aggiungiamo la scarsità di precipitazioni (-42% nel periodo considerato), il disastro era inevitabile. Molti ghiacciai sono rimasti per mesi scoperti, cioè senza quello strato di neve caduta nei mesi invernali che funge da protezione. Di conseguenza il sole ha colpito direttamente la superficie del ghiacciaio, condizione che in passato si presentava solo per periodi molto limitati. Lo scorso anno, invece, la Pasterze è rimasta quasi completamente esposta ai raggi solari da metà giugno a metà ottobre.

La conseguenza è che lo scorso anno la lingua del ghiacciaio ha perso 14 milioni di metri cubi, che corrispondono a un cubo di ghiaccio dallo spigolo di 241 metri. Se consideriamo le perdite subite da tutti i 79 ghiacciai dell’Austria sotto osservazione, i metri cubi che se ne sono andati ammontano a 600 milioni di metri cubi. Di questo passo si stima che entro 40-45 anni tutti i ghiacciai austriaci saranno scomparsi.

Che fare per evitare la catastrofe? Servirebbe una energica politica climatica, che tuttavia incontra enormi difficoltà per essere capita e accolta. Quanto meno – dicono gli esperti – si dovrebbe evitare di contribuire attivamente alla distruzione dei ghiacciai. Sotto accusa è in primo luogo l’espansione dei poli sciistici che, proprio a causa dell’aumento delle temperature, cercano di allungare gli impianti verso i ghiacciai, non curandosi del fatto che, così facendo, contribuiscono al loro sterminio. Ormai in Austria solo il 7% del paesaggio alpino è stato risparmiato da impianti legati allo sci o al turismo.

NELLE FOTO dell’archivio Lieb-Prasmarer, il ghiacciaio della Pasterze, come si presentava nel 1920 (a destra), nel 2006 (al centro) e nel 2023 (a sinistra). Oggi il Grossglockner è quasi completamente nudo.

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