Sabato 18 Maggio 2024

14.12.28 Vienna, Belvedere inferiore, monet_weg_in_monets_garten_in_giverny_3889Cento anni fa non c’era Facebook e non c’erano Internet e Google. Non esisteva la televisione e neppure la radio. Le notizie viaggiavano per posta o, in casi di particolare urgenza, per telegrafo. Ma non dappertutto. E pur tuttavia le idee facevano il giro del mondo. Certo in tempi più lunghi, ma non con minore efficacia.

Queste considerazioni vengono suggerite dalla mostra che la galleria viennese del Belvedere dedica attualmente (fino all’8 febbraio) a Claude Monet, padre dell’impressionismo. Va precisato subito che non è una mostra su Monet – benché vi siano esposte ben trenta tele dell’artista francese – ma sull’influenza che Monet, all’alba del secolo scorso, ebbe sui pittori austriaci a lui contemporanei. Senza Facebook e senza Internet e Google a dargli una mano.

L’esposizione, allestita nell’Orangerie  del Belvedere Inferiore (che per i suoi ambienti barocchi riccamente decorati meriterebbe di per sé una visita, anche se le sue sale fossero vuote) si intitola non a caso “Im Lichte Monets”, “nella luce di Monet”, con sottotitolo “Artisti austriaci e l’opera dei grandi impressionisti”. La mostra, che affianca alle tele di Monet quelle di una ventina di pittori austriaci di inizio ‘900, potrebbe essere intesa anche come una investigazione alla ricerca delle tracce lasciate dal maestro dell’impressionismo nei suoi colleghi mitteleuropei.

Grazie a prestiti molto importanti da musei e collezioni di tutto il mondo, la  mostra riunisce opere chiave di Claude Monet, alcune delle quali non si erano mai viste prima in Austria. A 18 anni dalla leggendaria mostra di Monet del 1996, il Belvedere ripropone il maestro della pittura impressionista al centro di una esposizione a dir poco spettacolare, che offre accostamenti sorprendenti tra le opere del maestro francese e quelle dei suoi seguaci austriaci.

Com’era stata possibile una simile contaminazione di stili e di contenuti? I pittori austriaci avevano saputo dell’esistenza di Monet attraverso riviste e libri che avevano riprodotto qualche sua opera. Ma l’occasione di un incontro diretto era stata offerta da alcune esposizioni allestite a Vienna dalla Secession e dalla celebre galleria Mierhke, cui Monet era stato invitato. Grande importanza aveva assunto soprattutto la mostra dal titolo “Lo sviluppo dell’impressionismo nella pittura e nella scultura” allestita nel 1903 nel palazzetto della Wiener Secession. Fu in occasione di quella mostra che la Moderne Galerie di Vienna (divenuta l’odierna galleria del Belvedere) acquistò con grande lungimiranza “Le Père Paul”, che Monet aveva dipinto nel 1882, più tardi i “Pescatori sulla Senna presso Poissy” e infine il capolavoro “Viale nel giardino di Monet a Giverny”.

Queste tre tele fanno parte delle 30 ora esposte, che comprendono anche dipinti famosi come quelle della Cattedrale di Rouen, parecchie versioni del Ponte di Waterloo a Londra e i dipinti delle ninfee, prediletti dall’artista nella sua tarda stagione. Ad esse si affiancano opere di austriaci del tempo, da Gustav Klimt a Herbert Bieckl, da Heinrich Kühn a Carl Moll, da Emil Jakob Schindler a Max Weiler e a Olga Wiesinger-Florian.

“Claude Monet – spiega Agnes Husslein-Arco – fu un artista d’eccezione, che contraddistinse un’intera epoca. Attraverso la sua straordinaria creazione – diventò una leggenda mentre era ancora in vita – divenne una fonte d’ispirazione sempre nuova per una pluralità di artisti in tutto il mondo. Questo vale anche per l’arte austriaca”.

 

“IM LICHTE MONETS – Österreichische Künstler und das Werk großen Impressionisten” (“Nella luce di Monet – Artisti austriaci e l’opera dei grandi impressionisti”. Castello del Belvedere Inferiore, Orangerie. Apertura tutti i giorni fino all’8 febbraio, ore 10-18 (mercoledì fino alle 21). Prezzo d’ingresso 11 euro; riduzioni per anziani (da 60 anni), studenti (fino a 26 anni), gruppi; gratis per ragazzi (fino a 18 anni).

 

NELLA FOTO, il giardino di Monet a Giverny.

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