Sabato 18 Maggio 2024

10.10.26 marchionne_obamaLe dichiarazioni rilasciate da Sergio Marchionne a Fabio Fazio, nella trasmissione “Che tempo che fa” di domenica sera, hanno avuto un’eco immediata anche in Austria. Tutti i giornali ne hanno riferito e anche l’Orf, la televisione pubblica, ha dato la notizia nei primi titoli del suo teletext. L’immagine che ne esce del nostro Paese è devastante. In Austria erano già note le difficoltà di operare in Italia, dovute agli intralci della burocrazia, ai tempi eterni della giustizia e, in alcune regioni del sud, alla minaccia della criminalità organizzata. Ora hanno appreso da Marchionne – il cui nome è noto in Austria anche ai non addetti ai lavori, dopo la competizione tra la Fiat e la  Magna di Graz per l’acquisizione della Ford – che in Italia anche la produttività è a un infimo livello.

Fortunatamente i giornali non hanno ripreso per intero il contenuto dell’intervista di Fazio. Da nessuna parte, per esempio, appaiono i dati relativi all’efficienza del lavoro (alla 118. posizione su 139 Paese) e alla competitività del sistema (alla 48.). Ma bastano e avanzano le poche battute riportate. In particolare l’affermazione che dei 2 miliardi di utile operativo conseguiti nel 2009 non un solo euro è stato prodotto in Italia e che tutti gli stabilimenti italiani sono in perdita. Da ciò la conclusione che “la Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia”.

Proprio a questa dichiarazione quasi tutte le testate austriache si sono ispirate nei loro titoli. Il più gettonato è stato: “La Fiat starebbe meglio senza gli stabilimenti in Italia”. Hanno usato questo titolo “Wirtschaftsblatt” (quotidiano economico paragonabile al nostro “Il Sole-24 Ore”), il viennese “Der Standard” e la “Kleine Zeitung”, quotidiano regionale leader in Carinzia e in Stiria. Il senso non cambia nei titoli usati dagli altri giornali: “Fiat: gli stabilimenti in Italia assolutamente non redditizi” (Die Presse), “La Fiat va meglio senza l’Italia” (Wiener Zeitung), “Il manager della Fiat accusa le condizioni di lavoro in Italia” (Salzburger Nachrichten). L’Orf, nel suo sito on line titola “Gli stabilimenti in Italia un peso per la Fiat”.

Le conclusioni che ne trae il lettore austriaco è che, se persino la Fiat non riesce a lavorare bene in Italia, non vi sono ragioni per cui un imprenditore straniero si arrischi a investire del suo in un Paese così difficile. In un solo quarto d’ora di conversazione Marchionne è riuscito a convincere gli osservatori stranieri che l’Italia è un Paese da cui conviene stare alla larga. E, senza saperlo, ha dato una mano incredibile a quelle istituzioni austriache – dall’Entwicklungsagentur Kärnten di Klagenfurt all’Austrian Business Agency di Vienna – che da anni investono risorse per convincere al contrario gli imprenditori italiani a investire in Austria. Ora riusciranno a farlo molto meglio.

Il dibattito politico e sindacale che è seguito ieri in Italia si è curato soltanto dei riflessi che il comportamento di Marchionne avrà sul futuro della Fiat nel nostro Paese. A nessuno è venuto in mente quali riflessi quelle parole, pesanti come macigni, avranno all’estero. Non solo in Austria. Se qualcuno aveva una mezza intenzione di investire da noi, ora se la farà di sicuro passare.

Nella foto, Sergio Marchionne con il presidente Usa, Barack Obama, nell’incontro di luglio nello stabilimento della Chrysler a Detroit. 

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