Che fine ha fatto Alois Schwarz, che da vescovo aveva dissestato i conti della Curia carinziana, lasciando che a occuparsene fosse l’amante Andrea Enzinger (in tedesco Andrea è nome proprio femminile), per la quale aveva fatto costruire addirittura una piscina? Se lo chiedono in molti, anche tra i lettori di questo blog. La situazione non è mutata rispetto a quattro anni fa, quando era scoppiato il caso.
Schwarz, che a fine 2019 aveva lasciato la Diocesi di Klagenfurt, dopo avervi esercitato il magistero per 17 anni, è sempre a capo della Diocesi della Bassa Austria, la più grande dell’Austria, con sede a St. Pölten. E il conflitto con la sua ex diocesi è rimasto insoluto, nonostante i molteplici tentativi di ricomposizione, sollecitati anche da Roma.
L’ultimo di questi tentativi avrebbe dovuto aver luogo a Salisburgo sede dell’arcivescovo Franz Lackner (nella foto), presidente della Conferenza episcopale austriaca. È uno che conosce bene la questione carinziana, perché nel 2019 era stato nominato dalla Santa Sede “visitatore” in Carinzia per porre rimedio ai guai causati dal vescovo Schwarz. Ora lo stesso Lackner è stato incaricato da Roma di ricucire lo strappo tra la Chiesa carinziana e il suo ex pastore.
Una “mission impossible”, come vedremo. Consapevole delle difficoltà, Lackner ha evitato di convocare congiuntamente i rappresentanti della diocesi carinziana e Schwarz. Ha pensato di avvicinare separatamente le due parti, in modo da preparare il terreno a una riconciliazione. Ma il tentativo è fallito prima ancora di incominciare.
A Salisburgo sarebbero dovuti andare l’attuale vescovo di Klagenfurt Josef Marketz, gli otto canonici che formano il Capitolo del duomo, con il prevosto Engelbert Guggenberger. Quest’ultimo è il prelato che aveva retto interinalmente la Curia carinziana dopo la partenza di Schwarz e in attesa della nomina di Marketz. È anche quello che aveva reso pubblici gli abusi di Schwarz nella gestione pastorale ed economica della Diocesi.
In risposta all’invito a Salisburgo, il Capitolo aveva anticipato di non essere pronto per un incontro di riappacificazione, perché l’invito sarebbe stato mandato “all’indirizzo sbagliato” (queste le parole usate da Guggenberger). In altre parole, il vescovo Schwarz si sarebbe dovuto riappacificare non con i vertici della Curia, che avevano fatto luce sulle sue malefatte, ma con i fedeli della Diocesi, che avevano sofferto per causa sua. Poco incoraggiante anche la posizione di Schwarz, il quale ha riconosciuto la necessità di una riconciliazione, ma ha respinto categoricamente la necessità da parte sua di scusarsi.
L’inevitabile conseguenza è che l’appuntamento di Salisburgo è saltato, per evitare che si concludesse con un clamoroso fallimento. Interessante notare che non si è parlato di rinvio, ma di annullamento, perché evidentemente è sopravvenuta la convinzione che la questione al momento sia insolubile. In particolare la Chiesa carinziana è irritata per l’atteggiamento di Roma, che non ha reagito ai due documenti contenenti le accuse nei confronti di Schwarz, rilanciando la palla alla Chiesa austriaca. Insomma, per dirla con Guggenberger, ha deciso di non decidere, con la conseguenza che ora il ruolo del responsabile viene minimizzato.
Come andrà a finire? Difficile dirlo. L’impressione di alcuni è che il Vaticano abbia intenzione di “promuovere” Alois Schwarz a incarichi superiori (arcivescovo di Vienna? forse primate della Chiesa austriaca?) e che non possa farlo, finché rimane aperta la ferita carinziana. Per questo premerebbe per una riconciliazione.
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