Dici Morassutti in Veneto e ti viene subito in mente una grande famiglia mercantile trasferitasi dal Friuli a Padova a metà dell’800, per fondare e far crescere un’azienda attiva nella vendita all’ingrosso e al dettaglio di ferramenta, legname da costruzione e casalinghi, ingranditasi di generazione in generazione, fino ad espandersi con magazzini e punti vendita in tutta Italia e persino in Austria. La parabola ascendente ebbe fine quando nei primi anni ’70 la società, che allora si chiamava “Paolo Morassutti”, ebbe la sventura di incrociare sulla sua strada un finanziere spregiudicato di nome Michele Sindona e i Morassutti finirono per essere estromessi dalla loro azienda, che a sua volta dovette essere poi liquidata.
Dei Morassutti, della loro gloriosa impresa, dei rapporti familiari a volte turbolenti è stato scritto molto in questi anni, ma un capitolo finora era rimasto inspiegabilmente oscuro: la loro presenza in Austria, con una parte cospicua del loro patrimonio investito in terreni e immobili. Lo si è appreso in questi giorni, perché le agenzie finanziarie e la stampa austriaca hanno dato notizia che quei beni – 1.300 ettari di foreste e alcuni immobili storici situati in Stiria, a nord di Graz – sono stati venduti in blocco per 30 milioni.
L’acquirente è un giovane operatore austriaco, René Benko, che in pochi anni ha saputo accumulare un patrimonio miliardario attraverso la sua società, la Signa Holding, fino a diventare il più grande immobiliarista del suo Paese. Nel tempo ha allargato il suo raggio d’azione, acquistando catene commerciali (anche in Germania) e giornali (possiede il 24,2% del Kurier e il 24,5% della popolarissima Kronen Zeitung). Ha messo piede anche in Italia, in particolare in Alto Adige, con varie iniziative, tra cui un progetto immobiliare denominato “Walther Park Bolzano”, comprendente un centro commerciale e spazi per uffici e residenze in un’area tra piazza Walther e la stazione ferroviaria acquistata dal Comune per 99 milioni.
In confronto alle precedenti intraprese, l’acquisto dei beni Morassutti per 30 milioni appare un’operazione relativamente modesta per Benko, ma segnalano una diversificazione dei suoi interessi, ora rivolti anche all’economia forestale, che in Austria conta molto (alcuni ricorderanno i 1.600 ettari della foresta di Jörg Haider nella Valle degli Orsi).
Ma la foresta acquistata dai Morassutti non è soltanto legname, è anche storia. Di qui, in tempi in cui non c’erano ancora la ferrovia del Semmering e l’autostrada del Pack, transitavano i viaggiatori che da Vienna erano diretti in Italia e qui i carri facevano sosta per cambiare i cavalli. Della stazione di posta è rimasto intatto ancor oggi un edificio, lo “Stüblergut”, citato nei documenti fin dal 1420, che conserva una “Rauchküche” originale, con accanto una “Stube” del 1605 (la tradizionale “stanza riscaldata” di case dove un tempo non c’era il riscaldamento). Più in là si trova una cappella eretta nel 1634.
Lo “Stüblergut” è meta di visite di scolaresche e turisti, che poi salgono alla vicina sella di Gaberl, dove si trova da oltre cinque secoli la “Gaberlhaus” (l’edificio appare oggi nelle forme in cui fu ristrutturato nel 1909), punto di sosta e ristoro per i viaggiatori di un tempo. Il percorso a piedi tra queste costruzioni storiche è ancor più antico: le pietre che affiorano di tanto in tanto dal terreno sono quelle di una strada romana, che dalla Stiria occidentale saliva alla Stiria superiore, attraversando la Gleinalpe e la Stubalpe.
Antonio Morassutti, nipote del capostipite giunto a Padova dal Friuli, posò gli occhi forse anche su queste reliquie del passato, quando nel 1887 decise di acquistare la vasta tenuta stiriana. Gli interessava sicuramente il legname, di cui a quel tempo era importatore in Italia, ma un uomo come lui di certo non si era potuto sottrarre al fascino di quelle gemme della storia.
Da allora è passato quasi un secolo e mezzo e l’impresa veneta che importava legname non esiste più. I Morassutti discendenti da quell’Antonio sono diventati una settantina e della foresta in Stiria non sapevano che farsene. Tanto più che da alcuni anni – così pare – era diventata improduttiva e non dava reddito. Quegli immobili nel tempo erano stati costituiti in fondazione, che per la legge austriaca del 1991 non può essere gestita dai beneficiari, ma da amministratori terzi, che hanno il compito di preservare l’integrità del patrimonio e perseguire gli obiettivi statutari (di solito, ripartire gli utili tra i membri della fondazione).
Da Domenico Morassutti – discendente diretto della dinastia arrivata dal Friuli, attivo oggi a Padova con la Morassutti Group, di cui è amministratore delegato – non abbiamo potuto avere sufficienti informazioni sulla vendita della proprietà austriaca. L’operazione sarebbe stata consigliata dagli amministratori della fondazione, per la scarsa redditività del bosco. Ma il prezzo di vendita di 30 milioni, a suo dire, sarebbe un’esagerazione della stampa austriaca.
Chi incasserà quei soldi? Saranno divisi tra i tanti discendenti del bisnonno? Qui le cose si complicano, perché per il diritto austriaco una fondazione non può essere liquidata e sulla sua sorte non decidono i beneficiari. In teoria, il ricavato della vendita non dovrebbe andare agli eredi, ma essere reinvestito dalla fondazione. Di più non si può sapere, perché l’ordinamento giuridico austriaco protegge la privacy delle fondazioni, di cui non sono resi pubblici nemmeno i bilanci (a differenza di quel che avviene per le società commerciali). L’unica certezza è che dal 1. gennaio (è questa la data fissata per il perfezionamento della vendita) un pezzo di foresta austriaca non sarà più in mani italiane.
NELLE FOTO, dall’alto in basso, la foresta di proprietà della famiglia Morassutti fin dal 1887, lo “Stüblergut” citato in un documento già nel 1420, la cappella del 1634, un’inserzione pubblicitaria dell’azienda di famiglia, quando aveva negozi fino a Napoli, il discendente Domenico Morassutti e l’immobiliarista austriaco René Benko, che ha acquistato le proprietà in Stiria.
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