La chiesa di Saint Sulpice è la più grande di Parigi, dopo Notre Dame. Molti ne conoscono il nome, grazie al bestseller “Il codice da Vinci” di Dan Brown, di cui un capitolo è incentrato sull’orologio solare, che attraversa diagonalmente il pavimento del transetto e sulle cui estremità il raggio del sole indica l’equinozio d’estate e quello d’inverno.
In questo solenne edificio della cristianità l’antico incontra il moderno, come abbiamo avuto modo di vedere con i nostri occhi di recente durante una messa domenicale. Al momento dell’offertorio più sagrestani scendono dall’altare per raccogliere le offerte dei fedeli e reggono in una mano un cestello per la questua e nell’altra un cestello simile, che contiene però un pos: serve per quelli che desiderano fare la loro offerta con il bancomat o la carta di credito.
In Francia è abbastanza normale pagare con la moneta digitale, anche se non tutti la gradiscono, almeno per gli importi minori. Non come in Svezia, dove ormai il denaro di plastica si usa ovunque, persino per andare alla toilette. Molti ristoranti, negozi, musei, bar non accettano più contanti, perché è più semplice il pagamento digitale: non occorre alla sera chiudere la cassa e fare i conti, i soldi finiscono direttamente in banca e non c’è neppure il rischio di essere rapinati mentre si fa la consegna.
Molto diversa la situazione in Austria, dove, secondo un recente sondaggio, il 66% della popolazione preferisce ancora pagare o essere pagata in contanti. E, siccome anche qui si discute animatamente sull’uso dei pagamenti digitali, è stata indetta addirittura una consultazione popolare (un “Volksbegehren”) dal titolo inequivocabile: “Per un illimitato pagamento in contanti”. Il sondaggio ha avuto un notevole successo: con 530.938 firme raccolte tra il 19 e il 26 settembre (i termini di tempo previsti dalla Costituzione) si colloca al 13. posto tra tutti i 38 “Volksbegehren” finora effettuati in Austria. Come è previsto per questo genere di consultazioni, quando si supera 100.000 firma, il Parlamento dovrà ora discuterne, ma non sarà obbligato a tenerne conto. Potrà, cioè, legiferare anche diversamente, ma di certo quel mezzo milione di firme avranno il loro peso.
Quanto l’argomento sia scottante lo dimostra anche la nascita della piattaforma “Euro in contanti a 360 gradi”, cui hanno aderito esponenti di spicco della politica, dell’economia e della finanza, tra cui lo stesso governatore della Banca nazionale, Robert Holzmann. “Per noi – ha spiegato Holzmann – si tratta di custodire la fiducia della gente nella moneta. Non siamo contrari ai pagamenti con carta di credito e nemmeno all’euro digitale. Noi siamo per la libertà”.
Si associa il suo predecessore Klaus Liebscher: “Il denaro contante rende possibile la partecipazione alla vita sociale. Possiede una funzione complementare alla carta di credito, perché è privato. Mai il cittadino percepisce l’Europa comune così vicina come quando mette mano al portafogli. Da questo punto di vista, la moneta crea un’identità. L’Europa è un progetto di pace e la sua moneta è il suo simbolo visibile”.
A favore dei pagamenti in contanti sono, naturalmente, le associazioni dei pensionati, rappresentate in Austria da Ingrid Korosec (per l’Övp) e da Peter Kostelka (per l’Spö), che si fanno interpreti delle difficoltà per le persone anziane di servirsi di strumenti digitali. Probabilmente esagerando, sostengono che in Austria circa 2,5 milioni di persone non sarebbero nella possibilità di usare le carte di credito.
In Austria prevale ancora la diffidenza, per non dire il sospetto, nei confronti del denaro di plastica e tuttavia si assiste a un’apparente contraddizione: negli ultimi tre anni l’uso dei pagamenti senza contanti è cresciuto a dismisura, complice anche il Covid-19. Nel primo semestre di quest’anno è stato battuto ogni record, con 620 milioni di transazioni con carte di credito o bancomat e un volume di pagamenti per 28 miliardi. Insomma, nonostante il “Volksbegehren” per un “illimitato pagamento in contanti” e nonostante le autorevoli voci in difesa della moneta di carta, il percorso anche in Austria è segnato e va nella direzione già raggiunta da altri Paesi, dal Nord Europa all’Australia, dove il contante quasi non si usa più, nemmeno per le offerte durante la messa, come nella chiesa di Saint Sulpice.
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