Domenica 2 Giugno 2024

IMG_7677 - CopiaDa ieri anche Cervignano ha un monumento dedicato ai suoi concittadini che nella Prima guerra mondiale si trovarono a combattere “dalla parte sbagliata”, quella dei vinti. Sono i giovani che allo scoppio del conflitto furono reclutati nel 97° Reggimento di fanteria, quello del Litorale, e furono mandati a combattere sul fronte orientale. Erano tutti fanti dell’imperial-regio esercito austro-ungarico e, siccome a quel tempo Cervignano, così come Gorizia, Trieste, il Litorale e, nella regione alpina, la provincia di Trento, facevano ancora parte della monarchia absburgica, il loro schierarsi con le truppe di Francesco Giuseppe non fu una scelta sbagliata, ammesso che fosse una scelta e non un obbligo imposto.

Erano sudditi di uno Stato multietnico, di cui la componente di lingua italiana rappresentava meno del 5%. Quando Francesco Giuseppe firmò incautamente la dichiarazione di guerra alla Serbia, dando il via all’”inutile strage” e segnando così il destino di un impero che aveva alle spalle sei secoli di storia, era del tutto normale che a quella guerra fossero chiamati a partecipare anche le reclute del Litorale. Dal mandamento di Cervignano ne partirono in quasi 7.000. Non fecero ritorno a casa più di un migliaio.

Nel ricordare oggi quella tragedia, occorre tenere d’occhio il calendario. Era il 1914, il primo anno di guerra. L’Italia a quella data era ancora neutrale. Anzi, era legata all’Austria e alla Germania dalla Triplice Alleanza. I fanti partiti da Cervignano per la Galizia e per altri fronti lontani non avevano scelto una parte, anziché l’altra. Non avevano esercitato un’opzione – che, tra l’altro, non sarebbe stata loro consentita – per l’Austria, anziché per l’Italia. Perfino chi, da queste parti, era animato da spirito irredentista, non avrebbe potuto scegliere di attraversare il confine per arruolarsi nel Regio Esercito italiano, semplicemente perché l’Italia non era ancora belligerante e non aveva ancora deciso da che parte stare. Insomma, i ragazzi del Cervignanese erano partiti per il fronte russo semplicemente “nell’adempimento del dovere”, per usare un’espressione cara a una certa retorica.

E, ciononostante, quando tornarono dal fronte, quelli che avevano avuto la fortuna di salvare la pelle, scoprirono che la loro terra era stata “redenta”. Se n’erano andati che era ancora austriaca e l’avevano ritrovata italiana. Si sentirono così stranieri nella “nuova patria”, perché considerati alla stregua di traditori e trattati con disprezzo come “austriacanti”. Il destino aveva fatto sì che si fossero trovati a servire una patria che non esisteva più. L’umiliazione non fu risparmiata nemmeno alle famiglie che avevano perduto in guerra i loro figli o mariti, perché quelli erano caduti di serie B, che non meritavano di vedere il loro nome inciso sulle lapidi dei tanti monumenti ai caduti che l’Italia di Vittorio Veneto eresse in ogni dove, in questa regione di confine.

Il monumento inaugurato ieri a Cervignano, donato dallo scultore Franco Sclauzero, non serve soltanto a ricordare il sacrificio di tanti soldati italiani, caduti con l’uniforme austriaca. È anche un atto di riparazione, per il torto che ad essi fu recato dai vincitori, cancellandoli per tanto tempo dalla memoria. C’è voluto un secolo, ma alla fine quel torto è stato rimosso.

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Il monumento inaugurato ieri a Cervignano è costituito da una stele di pietra, su cui l’artista Franco Sclauzero ha scolpito in basso rilievo la figura di un fante austriaco, con al piede un fucile con baionetta inastata e uno zaino affardellato sulle spalle. Ai piedi del fante, all’interno di una cornice, sono scolpite due rose e la scritta “Ai nestris soldâs dismenteâs” (“Ai nostri soldati dimenticati”). La stele è stata collocata sulla sponda sinistra dell’Ausa, a monte del ponte di acciaio, su una base con due gradini.

Madrina dell’opera è stata la contessa Margherita Faraone Cassis, che ha scoperto la stele, mentre la banda mandamentale di Cervignano eseguiva l’Inno imperiale. Sono seguiti alcuni discorsi di saluto, mentre Ferruccio Tassin e Giorgio Milocco hanno inquadrato il contesto storico in cui si era venuta a trovare Cervignano allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Tra gli intervenuti, il sindaco di Cervignano Gianluigi Savino, il vicepresidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Paride Cargnelutti, il vicepresidente della Provincia di Udine Franco Mattiussi, i consiglieri regionali Pietro Paviotti e Mauro Travanut, il console onorario della Cechia Paolo Petiziol.

 

NELLA FOTO, il sindaco di Cervignano, Gianluigi Savino, accanto al monumento di Sclauzero. Alle sue spalle, una bandiera con l’aquila bicipite absburgica.

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