Sabato 18 Maggio 2024

Sono 20.606 le persone che nel 2022 hanno ottenuto la cittadinanza austriaca, il 27,4% in più rispetto all’anno precedente e quasi il doppio (+94,3%) rispetto al 2019, l’anno prima della pandemia. Questi dati forniti da Statistik Austria (l’Istat austriaco) ci aiutano a interpretare meglio la crescita demografica in Austria, che non ci sarebbe senza l’immigrazione, e la sua evoluzione, condizionata dai Paesi di provenienza dei “nuovi austriaci”.

Il primo elemento che Statistik Austria segnala è che i 20.606 che nel 2022 sono diventati cittadini austriaci non sono tutti immigrati nel senso che diamo abitualmente a questo termine. Quasi la metà, infatti, sono discendenti di vittime del nazismo (figli, nipoti o pronipoti in linea retta di ebrei o perseguitati politici morti nei campi di sterminio o costretti dopo il 1938 a mettersi in salvo all’estero), cui una legge del 2019 ha concesso di riottenere la cittadinanza austriaca. Un doveroso, ancorché tardivo gesto di riparazione nei confronti dei discendenti di chi aveva sofferto le persecuzioni nella madrepatria. Come abbiamo riferito il 23 febbraio, sono persone residenti per lo più in Israele, negli Usa e in Gran Bretagna, che d’ora in poi avranno in tasca due passaporti, ma che probabilmente continueranno a vivere nei Paesi, dove i progenitori in fuga dal nazismo avevano trovato accoglienza.

L’aumento dei nuovi cittadini che già risiedevano in Austria (non tenendo conto, quindi, dei perseguitati dal nazismo) è del 12%. Si tratta prevalentemente di siriani e turchi, non di afghani. Rispetto al 2011 il loro numero delle cittadinanze concesse a persone di provenienza asiatica (turchi esclusi) è cresciuto di nove volte. Ma, contrariamente a quanto si è portati a credere, non sono soltanto maschi: circa la metà sono donne.

Attualmente il 19% della popolazione austriaca è composta da persone nate all’estero o appartenenti a famiglie in cui almeno uno dei due genitori era straniero. La concentrazione maggiore (34,3% della popolazione) si trova a Vienna, perché è nella grande città che chi arriva da lontano trova maggiori occasioni di inserirsi o di entrare in contatto con comunità di suoi connazionali. Al secondo posto viene il piccolo Vorarlberg, con il 19,9%. Seguono: Salisburghese 19,7%, Tirolo 18,1%, Alta Austria 15,4%, Stiria 13,6%, Carinzia 12,8%, Bassa Austria 11,9%, Burgenland 11,2%.

Il rapporto percentuale è stato fatto tenendo conto della popolazione residente in Austria al 1. gennaio 2023, che risultava di 9.106.126 cittadini. È il primo anno in cui in Austria viene superata la soglia dei 9 milioni. Duecento anni fa (1821) nei Länder che ancor oggi formano l’Austria risiedevano 3,2 milioni di abitanti, cresciuti fino 6,6 milioni alla vigilia della Prima guerra mondiale. La crescita è stata costante negli anni successivi, più intensa nei primi anni ’70, per il boom delle nascite, e poi di nuovo alle fine degli anni ’80, dovuta in parte all’arrivo di profughi dalle guerre balcaniche. Il fenomeno migratorio continuerà ad essere l’unico fattore di crescita negli ultimi anni, in grado di compensare il calo demografico che sarebbe derivato invece dal saldo negativo tra nascite e decessi.

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