I centri fitness dovrebbero servire a migliorare le condizioni del fisico, mentre in realtà ci si va per una sola ragione: fare sparire la pancia ed eliminare tutti i chili di troppo. Non è un caso, quindi, che la cura dimagrante che anche Hypo Bank si è imposta sia stata definita in un programma che la holding carinziana ha intitolato – con insospettabile e forse involontario umorismo – “Hypo Fit 2013”. Prima ancora di leggere il documento – che il nuovo presidente Franz Pinkl ha fatto conoscere in sintesi a tutti i dipendenti – si capisce già dove si va a parare: meno personale, meno spese, meno fatturato. Insomma, via la pancia e la ciccia superflua.
Per l’Hypo Group Alpe Adria è dunque tempo di austerity, né potrebbe essere diversamente, dopo che il bilancio 2008 si era chiuso con una perdita record di 520 milioni di euro e in vista di un bilancio 2009 quasi altrettanto sanguinante: meno 162 milioni nel primo semestre, che potrebbero diventare quasi 350 al 31 dicembre.
La casa madre di Monaco di Baviera, la Bayern Lb, è in allarme. Ne ha parlato proprio ieri mattina il ministro delle finanze del Land, Georg Fahrenschon, che è anche al vertice del comitato di vigilanza della banca (per metà di proprietà del Land e per l’altra metà delle Cassa di risparmio). Intervenendo nel “parlamentino” del Land, ha lamentato la criticità della situazione della holding carinziana, che potrebbe richiedere un imminente aumento di capitale. In altre parole, le perdite di quest’anno, che si sommano a quelle dell’anno scorso, per non parlare del famoso buco di 329 milioni del 2004, hanno assottigliato talmente il patrimonio, da paralizzare quasi l’attività d’istituto.
Ricordiamo che nel 2008 anche la Bayern Lb s’era trovata con l’acqua alla gola, per le perdite causate da operazioni finanziarie su derivati: il bilancio si era chiuso con un buco di 5 miliardi ed era stato risanato grazie a un aumento di capitale di 10 miliardi sottoscritto dal Land Baviera. Ma quest’anno la banca di Monaco, seconda per dimensioni in Germania, è di nuovo in attivo e sarebbe in grado – parole di Fahrenschon – di provvedere da sola al salvataggio di Hypo Group. Le cui sofferenze, ha precisato, sono dovute soprattutto alle insolvenze nei Paesi dell’Est Europa, mentre reggerebbe bene la controllata italiana. La quale, aggiungiamo, ha chiuso con utili il bilancio 2008 e prevedibilmente chiuderà con utili anche l’esercizio in corso.
Ciononostante la cura dimagrante “Hypo Fit 2013” colpirà anche Hypo Bank Italia. In che misura? Da Monaco e da Klagenfurt non è stata data alcuna risposta a questa domanda, forse perché per il momento non è stato deciso nulla. Per ora si sa soltanto – e il nuovo presidente Pinkl ne parla nel documento inviato ai dipendenti – che entro il 2013 è previsto il taglio di 2.100 posti di lavoro, di cui 256 in Austria e di questi 170 soltanto in Carinzia (il 10% dell’organico). È stata prefissata una riduzione dei costi materiali di 113 milioni all’anno.
Fin qui le misure di contenimento delle voci di uscita. Quanto alle linee strategiche del gruppo, quelle principali riguardano la riduzione delle attività di rischio (oggi si scontano talune scelte fatte nell’Est Europa, ma anche, in Italia, l’aver coltivato in prevalenza il settore delle piccole e medie imprese, ora in difficoltà), lo stop alle operazioni sul mercato dei capitali (in futuro Hypo Bank non farà più operazioni in conto proprio, ma si limiterà al business direttamente generato dalla clientela), l’aumento dell’efficienza (il rapporto costi-ricavi attualmente del 49% dovrà sensibilmente salire).
È evidente che l’attuazione del programma non sarà indolore, anche se Pinkl assicura che “le riduzioni avverranno comunque tenendo il più possibile in considerazione la componente sociale” e se prima del 2013 la situazione potrebbe evolversi positivamente e non rendere necessari tutti i tagli.
In Hypo Bank Italia per ora non si sono avuti licenziamenti, ma alla direzione generale di Tavagnacco e nelle sedi dipendenti il clima di austerity si avverte. Tutti i servizi non indispensabili sono stati soppressi (il personale dell’ufficio marketing, per esempio, è stato destinato ad altri compiti), tutte le spese non indispensabili sono state cancellate (pare che non si faccia più la cena di Natale, mentre le sponsorizzazioni pluriennali in corso saranno mantenute), i contratti di formazione lavoro in scadenza non sono stati confermati.
E qualche tempo fa i piazzali davanti al palazzo direzionale di Tavagnacco si erano riempiti di camion usati in vendita. Quelli sequestrati alle ditte che li avevano acquistati in leasing e che per la crisi non erano state più in grado di pagare le rate. Un’immagine più efficace di tante altre per capire le difficoltà del tempo che viviamo.
Nella foto in alto, il logo di Hypo Bank. Al centro, Franz Pinkl, da giugno presidente della holding. In basso, il palazzo di Tavagnacco, progettato dall’architetto statunitense Thom Mayne, sede della direzione generale in Italia.