Sabato 18 Maggio 2024

10.06.23 Mariazell 726-bischofskonferenz-reuteLa Chiesa austriaca fa sul serio. Non si è limitata alla denuncia e alla deplorazione dei casi di pedofilia e di violenze verificatisi in passato nei suoi convitti e seminari. Né si è limitata istituire in ogni diocesi servizi di assistenza alle vittime, che avrebbero potuto avere soltanto un valore morale e d’immagine. Ha riunito i suoi vescovi nel santuario di Mariazell, in Stiria, per fissare le procedure per agire nei confronti di preti e religiosi macchiatisi di abusi sessuali e le modalità concrete di risarcimento. In altre parole, hanno detto chi dovrà tirare fuori i soldi, da dove saranno attinti, chi stabilirà a chi saranno dovuti e in che misura.

Il cardinale Christoph Schönborn, che ha presieduto i lavori, ha parlato alla fine di un “nuovo inizio” nella Chiesa austriaca. “Deve essere abbattuto il muro del silenzio”, ha soggiunto, perché “ciò che è venuto alla luce è sconvolgente e non dovrà più ripetersi”. L’unico modo per affrontare gli abusi e le violenze è non cercare di nasconderli, perché – ha concluso, citando la Bibbia – “soltanto la verità ci renderà liberi”. Una tesi già sostenuta con forza dal primate della Chiesa austriaca, anche in polemica con il cardinale Angelo Sodano e con il Vaticano, che in passato avevano voluto invece tenere nascosti gli episodi che sempre più frequentemente stavano venendo alla luce, soprattutto in Germania e in Austria.

Dal “catalogo” di misure approvate ieri, quelle più importanti riguardano i risarcimenti alle vittime. Allo scopo sarà istituita una fondazione, cui attingerà la commissione indipendente presieduta da Waltraud Klasnic, l’ex governatrice della Stiria. Il patrimonio della fondazione sarà costituito per metà dalle diocesi austriache e per l’altra metà dagli ordini religiosi. Non saranno in alcun modo usati i fondi della contribuzione dei fedeli (in Austria esiste una procedura analoga al nostro 8 per mille, con la differenza che qui il versamento è aggiuntivo a quello fiscale), ma altre risorse, attinte dalle rendite dei beni posseduti dalla Chiesa (proprietà immobiliari, partecipazioni azionarie, aziende agricole e vinicole).

La fondazione metterà a disposizione le risorse necessarie al risarcimento delle vittime e al pagamento delle terapie che si rendessero necessarie. Nell’erogazione dei fondi, la fondazione si atterrà alle indicazioni che le saranno date dalla commissione Klasnic, senza poter sollevare obiezioni.

Il “catalogo” di Mariazell contiene anche le direttive nei confronti dei preti pedofili. Nei mesi scorso i vertici della Chiesa austriaca erano sembrati propensi alla denuncia immediata alla magistratura di tutti i casi emersi. Ieri è stata privilegiata, invece, una linea più flessibile. Le autorità ecclesiastiche non procederanno d’ufficio, ma prima esorteranno le vittime stesse a fare denuncia, così come raccomanderanno ai loro molestatori di autodenunciarsi. Soltanto a fronte dell’inerzia di entrambe le parti si procederà d’ufficio, con la presentazione di un esposto. Sarà fatta eccezione solo nei casi in cui le vittime stesse, per gravi ragioni personali, chiedano che non sia fatta denuncia.

Nelle dichiarazioni alla stampa rilasciate al termine della conferenza episcopale il cardinale Schönborn non ha voluto affrontare il tema del drammatico esodo di fedeli dalla Chiesa evidenziato sulla stampa austriaca nei giorni scorsi. Si è limitato ad ammettere che il numero dei fuoriusciti “è fortemente cresciuto dall’inizio di febbraio”, ma che nelle ultime settimane questa tendenza si è molto attenuata. Lunedì scorso il direttore dell’Ufficio contributi ecclesiastici della diocesi di Vienna, Josef Weiss, aveva definito “non irrealistica” l’ipotesi che nel 2010 fino a 80.000 fedeli possano lasciare la Chiesa cattolica, numero mai registrato in passato.

Nella foto, i vescovi austriaci riunitisi al santuario di Mariazell per la conferenza episcopale.

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