Sabato 18 Maggio 2024

Alexander Van der Bellen, rieletto in ottobre presidente della Repubblica per il suo secondo mandato, ha prestato questa mattina il suo rituale giuramento. La cerimonia si è svolta in forma solenne nella sala storica del Reichsrat, davanti alla Bundesversammlung, ovvero alla riunione congiunta del Parlamento e del Bundesrat, la seconda Camera rappresentativa dei Länder, presenti anche le massime autorità dello Stato e alcuni grandi “ex”, come il predecessore Heinz Fischer e l’ex cancelliere Wolfgang Schüssel.

Da oggi, dunque, comincia il secondo mandato di Van der Bellen, che durerà come il primo 6 anni (e pensare che in Italia qualcuno aveva contestato la rielezione di Sergio Mattarella, perché “presidenze di una tale durata non esistono in nessuna altra parte del mondo”). Non dobbiamo attenderci grandi novità, perché conosciamo il temperamento pacato di Van der Bellen. Ma, come sempre accade al secondo mandato, quando all’orizzonte non vi sono più rielezioni per un terzo, è probabile che il nuovo-vecchio presidente avrà meno remore a dire quello che pensa.

Non ha avuto remore ieri sera, nell’intervista concessa all’Orf, in una trasmissione a lui dedicata dal titolo “Il presidente – Venti domande a Van der Bellen”. Rispondendo ai giornalisti Hanno Settele e Susanne Schnabl, Van der Bellen ha affermato che non avrebbe conferito l’incarico di formare un nuovo governo a Herbert Kickl, quand’anche il suo partito, l’Fpö, dovesse vincere le prossime elezioni.

Kickl, come i lettori di questo blog sanno, è il segretario politico dell’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranista, e i sondaggi più recenti lo danno al primo posto. Le elezioni politiche in Austria si terranno nel 2024, ma, se si svolgessero oggi, Kickl le vincerebbe e quindi potrebbe legittimamente pretendere per sé l’incarico di formare il nuovo governo.

Van der Bellen, invece, ha dichiarato ieri che le cose non andranno così. “Un partito che è contro l’Europa e che non condanna la Russia per la guerra – ha dichiarato – non avrà il mio sostegno. Ci potete contare”. Un atteggiamento a favore dell’Europa rappresenterebbe una “linea rossa” da non superare, perché “l’Europa deve mantenere nei confronti della Russia un atteggiamento unitario e compatto”.

Alla domanda dei giornalisti, se non vi sia “una legge non scritta, secondo la quale il leader del partito più forte debba ricevere l’incarico di formare il governo”, Van der Bellen ha risposto: “Certo, questo è un ‘usus” in Austria (ha usato la parola latina “usus”, nda), ma non sta scritto nella Costituzione”. La prima legge dello Stato, infatti, prevede che sia il presidente a nominare il cancelliere e “questa è una mia decisione esclusivamente personale, è uno dei pochi punti in cui il presidente è completamente libero di decidere”.

Il presidente ha poi richiamato la formula del giuramento che avrebbe letto il giorno dopo (cioè oggi). In essa c’è l’impegno solenne ad assolvere “i miei doveri in scienza e coscienza”. E proprio “in scienza e coscienza” Alexander Van der Bellen ritiene di non poter affidare un incarico di governo a Kickl.

Immediata e scontata la reazione irritata del segretario dell’Fpö. “Evidentemente – ha fatto sapere Kickl via Facebook – nella formazione del governo non conta la volontà degli elettori, ma l’arbitrio di una singola persona”. In realtà Kickl dimentica che 23 anni fa, proprio in giorni come questi, il capo dello Stato di allora conferì l’incarico di governo a Wolfgang Schüssel, segretario dell’Övp (partito giunto terzo alle elezioni), che aveva raggiunto un accordo con l’Fpö (secondo alle elezioni), partito a quel tempo guidato da Jörg Haider, di cui lo stesso Kickl era portavoce e autore di tutti i suoi discorsi. Il Partito socialdemocratico (Spö), che aveva vinto le elezioni, fu mandato all’opposizione.

NELLA FOTO, Alexander Van der Bellen, questa mattina nell’aula del Reichsrat, saluta i membri della Bundesversammlung, dopo aver pronunciato il giuramento di rito.

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