Sabato 18 Maggio 2024

12.11.24 Christoph KultererChristoph Kulterer, da pochi mesi presidente degli industriali della Carinzia, lo dice chiaramente: “Le condizioni economiche di estrema difficoltà in Europa non ci consentono di stare allegri”. E pur tuttavia l’atteggiamento degli imprenditori è improntato all’ottimismo. Il sondaggio che l’Industrielle Vereinigung (l’Associazione industriali)  conduce trimestralmente rivela che il 42% delle aziende intervistate giudicano positivamente la loro situazione e anche le previsioni per la fine dell’anno – ormai ci siamo quasi, ma il sondaggio è del trimestre scorso – dicono che per l’89% le cose rimarranno come sono. Cioè buone. L’industria carinziana, in particolare, appare fortemente competitiva e questo si riflette conseguentemente sulle esportazioni. Il 48% delle aziende giudica buone le commesse dall’estero, un dato addirittura migliore rispetto alle commesse dal mercato interno (45%).

 

Secondo Kulterer, tuttavia, la capacità concorrenziale delle aziende carinziane non sarà facile da conservare, data la tendenza al calo dei prezzi di vendita. Si avverte ovunque l’esigenza di razionalizzare la produzione, riducendo la forza lavoro. L’11% delle aziende intervistate, pur in presenza di un aumento della produzione, non ritengono di assumere nuovo personale; il 15% pensa addirittura di ridurlo.

 

Sono dati, quelli riferiti dal presidente Kulterer, che riflettono la situazione congiunturale, ma destinati a modificarsi in breve tempo. La Carinzia, come il resto dell’Austria, non conosce la disoccupazione, almeno nella dimensione esistente in Italia e in altri Paesi del Mediterraneo. Gente senza lavoro c’è, ma rappresenta la percentuale più bassa in Europa (6,1%, in Carinzia 6,9). Se ora alcune aziende tendono a ridurre il personale, ce ne sono altre pronte a riassorbirlo.

 

In linea di massima si può affermare che in Carinzia, e in Austria, non manchino i posti di lavoro, ma manchino i lavoratori. Quelli nelle liste di collocamento lo sono per un fenomeno fisiologico: perché in questo momento non trovano l’occupazione adatta alla loro qualifica o si  stanno riqualificando per inserirsi in settori della produzione attualmente scoperti.

 

La situazione è delicata già oggi, ma potrebbe diventare drammatica in futuro. “Tra vent’anni – annuncia Kulterer – ci mancheranno 40.000 lavoratori”. Un numero ragguardevole per un Land che ha 540.000 abitanti, che preoccupa non soltanto gli imprenditori, ma che “metterebbe in crisi anche il sistema  sociale”, come fa osservare Hermann Lipitsch, capo del sindacato Ögb.

 

La drammatica previsione si basa sul dato statistico che la Carinzia è a crescita zero. Il numero dei nati e degli immigrati equivale a quello dei morti. Il che significa che nei prossimi 10-15 anni la popolazione sarà la stessa, ma invecchiata. La Carinzia è il caso limite in Austria. Altrove non è così. Nella vicina Stiria, per esempio, si prevede nel 2030 un aumento della popolazione del 3,5%, a Vienna (una città metropolitana, equiparata istituzionalmente a un Land e con una popolazione che supera quella di Carinzia e Stiria messe insieme) addirittura del 12%. A dopo il 2030 è meglio non pensare: la curva demografica in Carinzia incomincia a scende velocemente.

 

Come affrontare la situazione? Se n’è discusso recentemente a una tavola rotonda, dove tutte le istituzioni economiche – dagli industriali ai sindacati – si sono trovate d’accordo sulla necessità di favorire l’immigrazione, togliendo di mezzo gli ostacoli legislativi e amministrativi che ora intralciano l’ingresso e la permanenza in Austria di stranieri. “Abbiamo bisogno di una nuova ‘Wilkommenkultur’”, ha sostenuto in quella sede Kulterer, usando un neologismo, “Wilkommenkultur”, che significa “cultura del benvenuto” o “dell’accoglienza”.

 

Lavoratori immigrati, con le loro famiglie, possono riequilibrare la situazione demografica, ma non risolvere del tutto la domanda di manodopera delle imprese, perché comunque la società carinziana tra vent’anni si presenterà invecchiata. E allora le altre indicazioni emerse dalla tavola rotonda sono il maggior coinvolgimento delle donne nel lavoro (il che significa – ha sottolineato l’assessora regionale Beate Prettner – asili nido e servizi per le famiglie, per favorire l’impegno lavorativo femminile) e l’allungamento dell’età lavorativa, con corsi di educazione permanente per consentire anche a persone adulte di diversificare la loro preparazione per svolgere nuove mansioni.

 

Nella foto, Christoph Kulterer, presidente degli industriali della Carinzia.

 

[Questo articolo è già apparso in “Realtà Industriale”, mensile della Confindustria di Udine]

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