Sabato 18 Maggio 2024

12.04.18 Hypo Bank Alpe Adria, TavagnaccoFumata nera all’incontro tra Hypo Bank e organizzazioni sindacali, avvenuto ieri all’Abi di Milano. L’azienda, rappresentata dal vicedirettore Daniele Metus e assistita, come nei precedenti incontri, dall’avv. Gianluca Spolverato, dello studio Spolverato-Barillari di Padova, si è dichiarata “disponibile a un confronto serio e responsabile… al fine di valutare le possibili soluzioni contrattualmente previste, che siano compatibili con la propria situazione economica e meno impattanti per i lavoratori” (citiamo un comunicato diffuso in serata dalla direzione generale di Tavagnacco).

 

Le organizzazioni sindacali – c’erano i rappresentanti locali dei quattro sindacati presenti in Hypo, con i loro dirigenti nazionali e di altre regioni, a significare come la vertenza, prima nel suo genere in Italia, susciti grande preoccupazione a livello nazionale – le organizzazioni sindacali, dicevamo, hanno proposto le loro “soluzioni”, che puntano sostanzialmente a ridurre i costi del personale, anche attraverso misure inusuali, pur di evitare i licenziamenti o comunque pur di ridurne il numero. Da parte aziendale non si è voluto sentire da questo orecchio. L’impressione è che Hypo Bank sia disposta a discutere tutto, fuorché il numero delle 118 persone da mandare a casa. E che quel “tutto” su cui si dichiara disponibile a discutere si limiti sostanzialmente a dare una mano a chi se ne andrà a trovare un altro lavoro, “con misure quali il coaching e l’outplacement da concordare con le organizzazioni sindacali” (citiamo di nuovo le parole del comunicato).

 

Per questa ragione si deve parlare di fumata nera dopo l’incontro di ieri, un passaggio formale richiesto dalle procedure di licenziamento che viene definito “di conciliazione”. Il tentativo per ora è fallito, perché non c’è stata alcuna conciliazione e probabilmente nessuno, nemmeno i rappresentanti sindacali in trasferta ieri a Milano, era così ottimisti da sperarlo. Resta dunque lo stato di agitazione, che prelude alla proclamazione di uno sciopero. Ma, siccome la speranza è l’ultima a morire, va rilevato l’unico aspetto positivo della giornata: il dialogo tra le parti non si è interrotto e sarà ripreso il 7 dicembre, questa volta a Udine. E in quella sede si vedrà se l’azienda avrà riesaminato al suo interno le richieste sindacali e si affaccerà al tavolo della trattativa con qualche proposta in mano o se continuerà soltanto a proporre “coaching” e “outplacement”.

 

Ieri l’impressione è stata di muro contro muro. I sindacati hanno ben capito che non se ne viene fuori senza una riduzione dei costi aziendali. Hanno accettato, cioè, il quadro economico della situazione delineato dalla azienda, la quale sostiene la necessità di “riorganizzazione dell’istituto”, viste “le perduranti condizioni del mercato” e in particolare “il radicale ridimensionamento del mercato italiano del leasing, core business della banca fin dalla sua nascita”.

 

Il problema è che per Hypo Bank la parola “riorganizzazione” ha un solo significato: licenziamenti. Per i sindacati, invece, una riduzione dei costi potrebbe essere raggiunta in altri modi, quali il part time, la riduzione dell’orario di lavoro, la revisione del trattamento economico, il taglio delle consulenze esterne (10 milioni soltanto nel 2011). Insomma, iniziative che distribuirebbero i sacrifici su tutti, evitando che 118 lavoratori, o tutti i 118, se ne debbano andare.

 

Un’altra proposta riguarda l’esodo incentivato. Ma su questo fronte l’atteggiamento dell’azienda appare schizofrenico, come dimostrerebbe un episodio recente. Una dipendente decide spontaneamente di andarsene. La banca dovrebbe farle ponti d’oro, visto che intende cacciarne 118. E invece no, le contesta il mancato preavviso. Solo una mediazione sindacale consente di giungere a una risoluzione consensuale del contratto. È accaduto due settimane fa. Verrebbe da pensare: bene, così anziché 118 basterà licenziarne 117. No, la dimissionaria non viene fatta rientrare nel conto e il numero dei licenziandi resta 118.

 

Il che ripropone un altro interrogativo inquietante. Quali calcoli ha fatto la direzione aziendale per stabilire che le persone da mandare a casa siano proprio 118 e non di più o di meno? Aveva in mente un nuovo organigramma? E, se ce l’aveva, come farà a funzionare, quando i dipendenti in meno saranno 119, anziché 118? Ben per questo nell’incontro di ieri i sindacati hanno insistito per conoscere il piano industriale della società, in base al quale sarebbe stato stabilito il numero dei licenziandi. Non c’è stata risposta. Il timore è che non esista alcun piano e che l’unica stella polare seguita dal management sia quella del “dimagrimento” della banca. Prima gli 80 traslocati in Hypo leasing; poi i 40 assunti a tempo determinato, cui non è stato rinnovato il contratto alla scadenza; ora i 118. E domani chissà?

 

Nel nuovo incontro del 7 dicembre si vedrà se questo e gli altri interrogativi troveranno risposta. Nel frattempo i sindacati convocheranno un’assemblea di tutto il personale. C’è chi propende per farlo dopo il giorno 7, per disporre di maggiori elementi da discutere in quella sede, e chi vorrebbe farlo prima, perché i dipendenti della banca sono in fermento e chiedono di essere informati. È probabile anche che nel corso dell’assemblea vengano decise una o più giornate di sciopero.

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