Domenica 19 Maggio 2024

20.07.23 Obbligo mascherina in supermercatiL’Austria si “riarma” contro il Covid-19. Non è arrivata ancora la seconda ondata o almeno non la si definisce in questo modo, ma preoccupa il numero delle nuove infezioni che ormai, come si dice qui, è “a tre cifre”, ovvero superiore a cento al giorno. Nelle 24 ore tra lunedì e martedì, per esempio, ne sono state registrate 129, di cui quasi cento tra Alta Austria e Vienna.

È questa la ragione per cui il governo ha deciso alcune contromisure. Non così restrittive come quelle di marzo, ma comunque significative nella vita quotidiana dei cittadini austriaci. La prima è sicuramente la reintroduzione dell’obbligo della mascherina. Non dappertutto, ma soltanto nei supermercati, nei negozi di alimentari, nelle banche e alla posta. Il provvedimento scatta da domani, venerdì, e questa volta non si tratta soltanto di una raccomandazione: l’inosservanza sarà sanzionata pecuniariamente.

Ci si chiede, ovviamente, perché serva la mascherina in quei negozi e non negli altri. A chi gli ha posto la domanda, il cancelliere Sebastian Kurz ha risposto che, in effetti, si tratta di una scelta arbitraria. Il rischio contagio è presente ovunque, ma si è voluto limitare l’obbligo della mascherina ai luoghi dove ci si va per necessità, non per scelta autonoma. Inoltre indossarla ha un effetto psicologico: fa capire a chi la indossa e a chi la vede indossata da altri che “il virus non è andato in vacanza” e che non si deve abbassare la guardia. Era necessario dare questo messaggio, perché in Austria ormai da tempo nessuno più indossava mascherine o rispettava le distanze, a differenza, invece, da quel che avviene in Italia.

Va ricordato che l’obbligo della mascherina non era mai venuto meno in determinati luoghi o circostanze. Li riepiloghiamo per averne il quadro completo: nei mezzi di trasporto pubblico, nei taxi, nelle funivie, negli spazi al chiuso dei battelli lacuali o di fiume; nelle manifestazioni al chiuso (finché non ci si siede); nelle farmacie, negli ospedali, negli ambulatori medici; con chi presta servizi alla persona (parrucchieri, massaggiatori, estetiste ecc.), quando non sia possibile rispettare la distanza di 1 metro.

L’altra importante contromisura è data dalle limitazioni imposte ai rientri dall’estero. Si è constatato, infatti, che molti focolai di infezione si erano registrati in comunità straniere, dopo che alcuni dei loro membri erano rientrati dalla vacanza nel Paese d’origine. Il problema non riguarda tutti i Paesi stranieri, ma soltanto quelli come la Svezia, la Gran Bretagna, la Russia, alcuni Stati balcanici e dell’Est Europa, dove il rischio contagio è più alto. Non figura tra questi l’Italia, nonostante la Lombardia. Quindi ai nostri confini con l’Austria e anche per i viaggi in aereo dall’Italia non cambierà nulla.

Per i Paesi a rischio, come quelli menzionati, da venerdì alle persone rientranti in Austria sarà richiesto un certificato attestante l’assenza di contagio, rilasciato nelle 72 ore precedenti (non nei 4 giorni precedenti) da un “laboratorio ufficiale” (riteniamo che con queste parole si intenda un laboratorio del servizio sanitario pubblico). Per le persone registrate in Austria, il certificato potrà essere esibito successivamente, dopo un esame fatto in un laboratorio austriaco.

Non si parla ancora del cosiddetto “semaforo Corona”, ovvero della classificazione dei vari distretti austriaci (è una dimensione territoriale che assomiglia ai nostri mandamenti di un tempo) con bollini di diverso colore, dal verde al rosso (per questo si parla di “semaforo”), a seconda della gravità dell’infezione. Il consiglio dei ministri ne discuterà la prossima settimana. Si devono definire i criteri scientifici per l’attribuzione dei colori, ma anche i conseguenti provvedimenti da prendere. Per esempio, se in un distretto si accende la luce rossa che si fa? Si isola tutta l’area come era stato fatto per Ischgl, in modo che nessuno entri o esca?

In attesa che i ministri decidano, il governo ha voluto intanto annunciare l’obbligo della mascherina e dei controlli alle frontiere. Lo ha fatto in una conferenza stampa, che si sarebbe dovuta tenere già domenica, ma che è stata continuamente rinviata, per attendere il rientro da Bruxelles del cancelliere Sebastian Kurz. Questo slittamento ha suscitato forti critiche nei partiti di opposizione, che lo hanno giudicato ingiustificato. Le contromisure al virus sarebbero potute essere comunicate dal ministro della Salute, Rudolf Anschober. Il rinvio sarebbe stato determinato soltanto dalla pretesa di Kurz di essere presente alla conferenza stampa, a favore di fotografi e telecamere, per non lasciare l’esclusiva della scena al suo ministro.

Anschober, come è noto, è un esponente dei Verdi che nella sua vita precedente faceva il maestro di scuola elementare. Gli è stata affidata la Salute e mai si sarebbe immaginato di diventare uno dei politici più noti e apprezzati dal pubblico, per colpa del Coronavirus (dei precedenti ministri della Salute non si ricorda neppure il nome). Nei sondaggi di opinione, senza che lui lo voglia, contende il primato a Kurz. Nell’ultimo i due sono alla pari e questo ovviamente dà fastidio al cancelliere. Si spiegherebbe così il suo veto da Bruxelles a tenere la conferenza stampa senza la propria partecipazione.

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