Domenica 19 Maggio 2024

20.07.22 Sebastian Kurz, BruxellesConosciamo nei dettagli che cosa Giuseppe Conte ha portato a casa da Bruxelles, dopo quattro giorni di estenuanti trattative. Lo abbiamo sentito ripetere in tutti i telegiornali. Ma per l’Austria come è andata? L’Austria di Sebastian Kurz (nella foto), il cancelliere che più di altri ha manifestato la sua ostilità nei nostri confronti, definendo il sistema italiano “kaputt”?

Innanzitutto la domanda o le domande andrebbero riformulate. Perché i risultati di un vertice europeo non andrebbero giudicati dai vantaggi di ciascuno dei suoi 27 Paesi membri, ma dal beneficio che ne ricaverà l’Unione nel suo complesso. Il presidente Conte ha portato a casa oltre 200 miliardi, fra prestiti e finanziamenti a fondo perduto, ma tutte queste risorse non ci sono state concesse per aiutare un Paese che Kurz considera di scialacquatori. Sono stati stanziati a nostro favore perché è nell’interesse di tutti i 27 che l’Italia superi la crisi dovuta all’epidemia Covid-19 e riparta.

Kurz fino all’ultimo si è opposto, pretendendo, insieme con gli altri Paesi che si sono autodefiniti “frugali” (Olanda, Danimarca, Svezia, cui si è aggiunta all’ultimo momento anche la Finlandia), che il fondo complessivo stanziato (750 miliardi, fra crediti e sovvenzioni) fosse ridimensionato e che all’Italia fossero concessi soltanto prestiti. Alla fine è stato raggiunto un compromesso nel quale domani gli esperti ci diranno quale ruolo hanno giocato il presidente permanente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il nostro presidente Conte. Siamo convinti, comunque, che sia stata determinante la voce di Angela Merkel, a cui tutti gli europei dovrebbero augurare lunga vita ed essere grati.

Per quanto ci riguarda, parte del compromesso è stata la riduzione dei finanziamenti a fondo perduto in favore dei crediti. Per l’Austria è stato lo sconto significativo concesso nella quota che il Paese verserà annualmente, per i prossimi sette anni, al bilancio dell’Ue.

L’Austria, come è noto, è al pari dell’Italia un “Nettozahler”, ovvero uno dei Paesi dell’Ue che versa alle casse di Bruxelles più di quanto riceve indietro in forma di aiuti strutturali (soprattutto in campo agricolo). L’importo è proporzionale grosso modo al Pil (quello dell’Italia, per esempio, è quattro volte maggiore). Su tale quota nei prossimi anni Vienna potrà detrarre 565 milioni, che in 7 anni fanno quasi 4 miliardi. Sono 4 miliardi risparmiati.

Non appena ha avuto certezza dello sconto, Kurz ha lasciato la sala dove si teneva la riunione plenaria dei capi di governo, per telefonare al suo addetto stampa, affinché la notizia fosse immediatamente annunciata agli austriaci. Con ciò tirandosi addosso il sarcasmo muriatico di Emmanuel Macron, come ci ha fatto sapere “Politico”: “Vedete? – traduciamo a braccio le parole che “Politico” attribuisce al presidente francese – Non gli interessa nulla. Non ascolta gli altri, ha questo cattivo atteggiamento. Gli interessa soltanto la sua stampa e basta”.

L’irritazione di Macron passerà. Ciò che non passerà è l’atteggiamento di Kurz nei confronti dell’Europa, che a lui non interessa per nulla, se non per servirsene nella propaganda interna. Lo stesso sconto ottenuto sottintende un convincimento non detto: che i soldi dati a Bruxelles non servano a nulla. In questo senso, Kurz ha fatto interamente propria l’ideologia euroscettica e sovranista dell’estrema destra austriaca, quella con cui aveva governato fino allo scandalo di Ibiza.

Ovviamente Kurz sa bene che l’Europa serve, eccome! Ma dà per scontati i vantaggi del mercato interno di mezzo miliardo di persone, della libera circolazione delle merci, delle persone, dei capitali, il successo economico delle imprese austriache soprattutto nell’Est Europa, impossibile senza l’Ue. Gioca con il fuoco, utilizzando gli arnesi dell’estrema destra per convenienza elettorale, con il rischio che un giorno, quando lui magari non ci sarà più, quell’area euroscettica diventi maggioritaria e conduca l’Austria fuori dall’Ue. È ciò che ha fatto David Cameron, qualche anno fa, indicendo un referendum che riteneva di poter controllare, e i risultati si vedono.

“Sebastian Kurz – scriveva l’altro ieri Florian Gasser sul settimanale tedesco “Die Zeit” – è il politico di un Paese europeo, che sfrutta volentieri l’Ue come palcoscenico. Ma non è un politico europeo”.

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