Una settimana fa migliaia di austriaci avevano protestato a Vienna contro le restrizioni imposte per la pandemia. Ieri sera un’altra protesta, meno affollata, si è svolta a Villaco. Non per la pandemia, ma per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma dei profughi che si trovano a vivere in condizioni disumane nei lager di Moria, nell’isola greca di Lesbo. Una manifestazione, quindi, non contro qualcuno o qualcosa, ma per qualcuno. “Per il rispetto dei diritti umani di chi è in fuga – è stato spiegato – e per l’accoglienza dei profughi”.
Un sit-in si è svolto dalle 16 in poi nella piazzetta inferiore della parrocchiale di St. Jakob, l’area accanto alla chiesa che si affaccia sulla Hauptplatz, dove nei giorni di Avvento sono allestiti i chioschi del mercatino di Natale. Un centinaio i partecipanti, appartenenti a varie associazioni, tra cui la Plattform Migration.
Tra i partecipanti anche Karen Asatrian un immigrato armeno, compositore e pianista jazz. Asatrian si è integrato in modo eccellente nella società austriaca, pur senza rinunciare alla sua identità nazionale e al bagaglio culturale del popolo armeno, a cui attinge anche nelle sue composizioni. Con lui si è esibita anche la figlia Zara, nata in Austria nel 2003 e diplomata al conservatorio di Klagenfurt.
La manifestazione si è svolta nel rispetto delle regole imposte dal Covid-19, in particolare il distanziamento di 2 metri e l’uso della mascherina Ffp2. In segno di solidarietà con i disperati di Moria, una decina di partecipanti ha passato la notte in piazza, dormendo in sacchi a pelo all’aperto, perché le misure restrittive non avevano consentito di montare delle tende.
NELLA FOTO, alcuni dei partecipanti al sit-in di Villaco in procinto di trascorrere la notte all’aperto, dormendo in sacchi a pelo.
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