Sabato 18 Maggio 2024

13.04.27 356126_iIl referendum contro i privilegi della Chiesa cattolica in Austria è stato un flop, ma un risultato almeno i promotori lo hanno ottenuto: quello di aprire un dibattito sul rapporto tra Stato e Chiesa. È stato possibile, così, fare chiarezza sull’atteggiamento delle principali forze politiche austriache.

 

I più vicini alle posizioni dei referendari sono i Verdi, che chiedono l’abolizione pura e semplice del Concordato e vogliono inoltre una riduzione delle sovvenzioni alle istituzioni religiose e l’eliminazione dell’esenzione fiscale, là dove è prevista. Chiedono addirittura una commissione di inchiesta sugli abusi sessuali commessi in taluni convitti e seminari.

 

Simile, ma meno radicale, l’atteggiamento del Partito liberalnazionale (Fpö), che non vuole cancellare il Concordato, ma chiede di riesaminare il documento punto per punto, modificandone le disposizioni che non hanno più alcuna giustificazione nel contesto sociale e politico di oggi.

 

Interessante vedere come la pensano i due partiti di governo, l’Spö (socialdemocratici) e l’Övp (popolari). Entrambi sono schierati a favore del Concordato. I primi, inoltre, per bocca della ministra per l’istruzione Claudia Schmid, contestano l’asserzione dei referendari che il Concordato sia un trattato voluto dagli austrofascisti. In effetti fu sottoscritto nel 1933 dal cancelliere fascista Engelbert Dolfuß e da papa Pio XI, ma era stato elaborato dalle parti fin dagli anni precedenti. Quella giunta alla firma e alla ratifica era la sua terza versione. Inoltre vi sono altre religioni cui sono riservati gli stessi diritti di cui gode la Chiesa cattolica.

 

Della stessa opinione sono i popolari. Il sottosegretario all’integrazione Sebastian Kurz ricorda che il Concordato ebbe una revisione ai tempi del governo retto dal socialdemocratico Bruno Kreisky e la versione in vigore oggi risale dunque a quel tempo.

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