Sabato 18 Maggio 2024

11.04.20 Sebastian Kurz ViennaPerfino Matteo Renzi sarebbe sorpreso dalla nomina di Sebastian Kurz a sottosegretario all’Integrazione nel governo austriaco. Perché anche chi chiede la “rottamazione” della vecchia guardia può avere qualche dubbio sull’opportunità di affidare un incarico di simile responsabilità a un giovane di soli 24 anni qual è appunto il nuovo sottosegretario. D’accordo che a quell’età molti sono già padri di famiglia, dirigono imprese o, come Eugenio di Savoia, hanno guidato le truppe austriache contro i turchi con il grado di generale, ma sono eccezioni. Seguire la strada delle “eccezioni” per un rimpasto di governo – come quello avvenuto in questi giorni in Austria – è ad alto rischio. Per il governo austriaco, per il partito che se ne assume la responsabilità (in questo caso l’Övp, Partito popolare) e per lo stesso “ragazzo”, che rischia di rimanere bruciato.

Sebastian Kurz è il membro di governo più giovane che si sia mai visto in Austria (e forse non solo in Austria). Già erano sembrati molto giovani, al loro tempo, Hannes Androsch, ministro delle finanze di Kreisky, e Karl Heinz Grasser, pure ministro delle finanze del primo governo di centrodestra, nel 2000. Ma Kurz, come si è detto, di anni ne ha soltanto 24 e nessuna esperienza amministrativa alle spalle. La sua biografia riferisce di una rapida carriera nell’organizzazione giovanile dell’Övp, fino a diventarne leader nazionale nel 2009. Nell’ottobre 2010 entra in consiglio comunale a Vienna, con il numero più alto di preferenze, dopo la candidata capolista, ma non fa nessuna esperienza di governo della capitale, perché i socialdemocratici, che hanno la maggioranza relativa, si alleano per la prima volta con i Verdi, lasciando i popolari fuori dalla stanza dei bottoni.

Del suo operato quale rappresentante dei giovani popolari viennesi risalta una sola iniziativa: la campagna per estendere alle 24 ore il servizio della metropolitana viennese nei fine settimana e alla vigilia di giorni festivi. Stop. Quanto alla campagna elettorale, le cronache riferiscono soprattutto la sua richiesta che le prediche degli imam nelle moschee avvenga in lingua tedesca e il rimprovero mosso ad Anas Schakfeh, presidente della Comunità islamica in Austria, di “sognare una moschea in ogni capoluogo di Land”, anziché preoccuparsi dell’insegnamento del tedesco ai suoi correligionari.

La campagna per l’orario continuato della metropolitana gli procurò l’accusa di sessismo, perché sui manifesti fatti affiggere da lui apparivano uomini e donne discinti. Una propensione emersa anche nella campagna elettorale, condotta all’insegna dello slogan “Il nero rende libidinosi” (nero è il colore dell’Övp); campagna aperta con un evento organizzato in un night club viennese.

È questo, dunque, il “nuovo che avanza”  e su cui il Partito popolare austriaco, un tempo ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, fa affidamento per raccogliere voti tra i giovani, sottraendoli all’Fpö, il partito dell’estrema destra, che a Vienna è molto forte e che a livello nazionale ormai sta diventando il secondo partito. Il tempo dirà se la scelta è stata giusta.

Per il momento in Austria si registrano commenti favorevoli all’istituzione del sottosegretariato all’Integrazione (che finora non esisteva), per affrontare i molti problemi legati all’immigrazione degli ultimi anni. Ma, soprattutto da parte della Caritas e delle associazioni di assistenza agli immigrati, si lamenta che tale sottosegretariato sia stato posto nell’ambito del ministero degli Interni, trattando in termini di sicurezza un problema che dovrebbe essere soprattutto sociale.

Nella foto, Sebastian Kurz, 24 anni, neonominato sottosegretario all’Integrazione del governo austriaco.

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