Sabato 18 Maggio 2024

11.04.20, Lubiama, Heinz Fischer con Borut Pahor primo ministro SLOSi è parlato della centrale nucleare di Krsko nell’incontro che il presidente della Repubblica austriaca Heinz Fischer ha avuto ieri, a Lubiana, con il primo ministro sloveno Borut Pahor, a conclusione di una visita di due giorni. Né poteva essere diversamente. Il rischio nucleare rappresenta un incubo per gli austriaci, che da tempo hanno rinunciato a questa fonte energetica. Fischer ha rinnovato l’appello a dismettere l’impianto di Krsko, così come sta facendo la Merkel con alcune delle sue centrali. Pahor, il cui governo sta attraversando una difficile crisi, non ha dato una risposta definitiva, limitandosi a osservare che, dopo l’incidente di Fukushima, anche in Slovenia si presta molta attenzione ai problemi della sicurezza.

Altri temi in discussione erano quelli della segnaletica bilingue nella parte meridionale della Carinzia, dov’è presente una minoranza slovena (un problema che si trascina da mezzo secolo e che dovrebbe trovare soluzione dopo Pasqua), e della restituzione dei beni espropriati agli austriaci al termine della seconda guerra mondiale (problema analogo a quello sofferto dagli esuli italiani dell’Istria e della Dalmazia).

In agenda figurava anche un altro tema di grande interesse, ma di cui le fonti ufficiali non hanno riferito nulla al termine dell’incontro: la questione degli attentati terroristici compiuti negli anni ’70 nella Carinzia meridionale, al confine con la Slovenia. Si tratta di episodi di cui poco o nulla si sa, che presentano molte analogie con gli attentati che negli anni ’60 insanguinarono l’Alto Adige. Da noi erano esponenti della minoranza austriaca a compiere gli attentati (361 in tutto, con 21 morti, di cui 15 appartenenti alle forze dell’ordine), mentre in Carinzia si suppone fossero agenti infiltrati dall’ex Jugoslavia.

Le cronache dell’epoca registrarono 18 attentati con esplosivo a monumenti, binari ferroviari, tralicci elettrici, fino alle bombe fatte esplodere nell’Heimatmuseum di Völkermarkt, in cui rimasero ferite alcune persone. È curioso che in  Austria si usi definire “terroristi” gli attentatori sloveni in Carinzia, dove non ci furono vittime, e “attivisti” gli attentatori sudtirolesi in Alto Adige. Fischer dovrebbe aver chiesto al presidente sloveno di rendere pubblici gli archivi di quegli anni, per poter ricostruire finalmente una storia condivisa. Se sono rose, fioriranno.

Prima di far ritorno a Vienna il presidente austriaco ha visitato il porto di Capodistria.

Nella foto, il presidente della Repubblica austriaca Heinz Fischer (a sinistra) con il primo ministro sloveno Borut Pahor.

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