Sabato 18 Maggio 2024

13.02.18 03 Pago, KlagenfurtLa Pago ha i giorni contati. L’azienda austriaca produttrice di succhi di frutta, presente anche in Italia con le sue tipiche bottigliette in vetro, cesserà entro l’anno la produzione. L’azienda, che ha sede a Klagenfurt, qualche anno fa era entrata a far parte del gruppo Brau Union di Graz (titolare di un pregiato portafoglio di marchi di birre austriache), che a sua volta era stata poi incorporata nel colosso internazionale Heineken.

 

Risale a dicembre l’ultimo capitolo di una storia ultracentenaria. I succhi di frutta Pago hanno poco a che fare con le birre e forse per questa ragione la Heineken se n’è disfatta, cedendola alla tedesca Eckes-Granini, che è uno dei maggiori produttori di succhi di frutta d’Europa, con un fatturato di 888 milioni di euro (bilancio 2011), 1650 dipendenti, 15 società controllate e smercio del prodotto in 70 Paesi.

 

La “collezione Granini” si è arricchita ora del marchio Pago, che resterà, appunto, soltanto un marchio, perché la nuova proprietà ha deciso di chiudere lo stabilimento di Klagenfurt, ritenuto poco produttivo, mandare a casa i 110 dipendenti, e trasferire altrove la produzione. Un’operazione che sembra fatta apposta soltanto per eliminare un concorrente e per acquisire i suoi mercati nel Sud Europa (non solo l’Austria, ma in particolare anche Francia, Spagna, Croazia e, naturalmente, Italia).

 

Continueremo dunque a trovare le classiche bottigliette Pago sugli scaffali dei nostri supermercati, ma tra poco non saranno più quelle riempite in Carinzia. Succederà quel che è già capitato ad altri marchi storici, come la Dreher o la Moretti, che per effetto della globalizzazione hanno cambiato proprietà e quasi sempre anche luogo di produzione, conservando soltanto il nome. Non si sa la destinazione del marchio Pago. Thomas Hinderer, presidente del gruppo Eckes-Granini, ha assicurato che resterà comunque un marchio austriaco e che nella produzione subentreranno “altri partner locali del gruppo”. Non si sa quali siano ma, anche se lo si sapesse, non sarebbe una grande consolazione per i 110 lavoratori carinziani che nei prossimi mesi saranno mandati a casa.

 

L’abbandono della sede di Klagenfurt è spiegata dalla nuova proprietà nel suo utilizzo inadeguato, che non consentirebbe di coprire i costi di produzione. Da 12 anni il fatturato è in calo costante e gli ultimi bilanci non hanno previsto utili. Insomma, un’azienda da risanare. Visione non condivisa dalle rappresentanze sindacali. Il presidente della Camera del lavoro Günther Goach ha definito “una vergogna” il licenziamento di 110 lavoratori e ha accusato la Eckes-Granini di aver acquistato la Pago al solo scopo di “eliminare un forte concorrente e appropriarsi della sua fetta di mercato”. La scelta di delocalizzare la produzione appare inoltre singolare, ove si consideri che soltanto nel 2011 lo stabilimento era stato dotato di un moderno impianto di imbottigliamento costato 7 milioni, con una capacità di produzione di 350.000 bottiglie al giorno.

 

Attorno alla fabbrica in chiusura è nato un movimento di solidarietà, che ha trovato espressione su Facebook, sotto la voce “Rettet Pago” (“salvate Pago). Si auspica il salvataggio della sede di produzione di Klagenfurt e si esorta tutti i consumatori a boicottare i prodotti delle società Brauunion, Heineken e Granini. Fino a ieri sera erano stati registrati 2391 “mi piace”.

 

Se, come è probabile, l’auspicio resterà tale, la Carinzia perderà un pezzo della sua storia. La ditta Pago era stata fondata nel 1888 da Jakop Pagitz per produrre soda. Il figlio Jakob jr. aggiunse anche il mosto dolce di mela. Da ciò il marchio Pago (Pagitz più Obst, che in tedesco vuol dire frutta), in Austria diventato sinonimo di succhi di frutta. Nell’ultimo anno lo stabilimento di Klagenfurt ne ha prodotto 50 milioni di litri.

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