Sta diventando sempre più difficile la convivenza tra escursionisti e vacche al pascolo sugli alpeggi austriaci. Un tempo non era così, forse perché i frequentatori della montagna non erano numerosi come oggi o forse anche perché le vacche di un tempo erano più tranquille. Una delle conseguenze sono gli assalti di bovini inferociti contro chi capita loro davanti. Le cronache dei giornali austriaci riferiscono ogni estate di persone finite all’ospedale o addirittura uccise a cornate. In genere questi incidenti hanno poi un seguito giudiziario, perché le persone ferite o i superstiti di quelle che hanno perso la vita fanno causa al proprietario della vacca, per ottenere un risarcimento in sede civile.
È di due giorni fa la notizia di un agricoltore della Stiria, Hannes Willingshofer, che ha recintato tutto il suo alpeggio, per non avere guai con eventuali passanti. L’alpeggio si trova sulla Sommeralm, nel mandamento di Weiz, una quarantina di chilometri a nord-est di Graz. In questi giorni, con l’epidemia di Coronavirus ancora in corso, sono pochi quelli che vanno a camminare in montagna. Ma in tempi normali il sentiero che attraversa il suo terreno per salire alla Stoakoglhütte è frequentato anche da 400 persone al giorno. Quando questi escursionisti torneranno, troveranno il percorso sbarrato e dovranno girare i tacchi.
Le proteste saranno inevitabili, ma Willingshofer, stando a quanto ha dichiarato alla stampa, sembra avere tutti dalla sua parte e tutti d’accordo sulla sua sua decisione. Anzi, molti colleghi starebbero per seguirne l’esempio. Con il paradosso che, mentre le aziende turistiche di valle cercano di richiamare ospiti declamando la bellezza delle passeggiate in montagna, in mezzo alla natura, in un prossimo futuro quegli ospiti si troverebbero nell’impossibilità di godere di quelle passeggiate, perché quasi sempre i sentieri attraversano alpeggi (ce ne sono 2000 solo in Stiria), che potrebbero d’improvviso sbarrare loro la strada.
Hannes Willingshofer potrebbe essere solo il primo ad aver recintato il proprio alpeggio sulla Sommeralm. Lo ha fatto adesso, anche se non ci sono ancora escursionisti, in segno di protesta contro una sentenza della Corte suprema di una settimana fa, che ha condannato un allevatore tirolese a risarcire la famiglia di una turista tedesca, vittima di una sua vacca nell’estate del 2014. La donna, di 45 anni, stava risalendo da sola con il suo cane un sentiero della Pinnistal, valle laterale della Stubaital, quando si era trovata a passare accanto ad alcune vacche al pascolo. Una di queste era proprio sul sentiero e al suo passaggio l’aveva assalita, scaraventandola a terra e calpestandola. In seguito alle lesioni la donna era deceduta.
Il marito e il figlio, all’epoca di 15 anni, avevano denunciato l’allevatore per omicidio colposo (accusa poi archiviata dalla Procura). Aveva avuto seguito, invece, l’azione risarcitoria, che si è trascinata per 4 anni e mezzo in tutti i tre gradi di giudizio, fino alla Corte suprema. Quest’ultima ha confermato la sentenza di secondo grado, attribuendo alle parti il 50% della responsabilità e stabilendo un risarcimento nei confronti della famiglia della vittima di 78.000 euro, più un’indennità mensile di 600 euro per il vedovo e di 150 euro per il figlio.
NELLA FOTO, Hannes Willingshofer, l’allevatore stiriano che ha recintato il suo alpeggio sulla Sommeralm, impedendo il transito agli escursionisti.
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