Sabato 18 Maggio 2024

Sembrava dovesse durare giorni il processo per il femminicidio a Völkermarkt di 14 anni fa, apertosi ieri dinanzi alla Corte di assise di Klagenfurt. Invece già al termine della prima udienza i giudici popolari hanno avuto le idee chiare e hanno pronunciato il loro verdetto: colpevolezza. Brahim Aboulakjam, il marocchino di 48 anni, ma dal 2001 residente a Torino, è responsabile – secondo i giurati – di aver strangolato a morte la compagna che stava per lasciarlo e poi di aver infierito con quattro colpi di pistola sul corpo della donna, la torinese Anna Todde, che all’epoca aveva 49 anni.

Tutto si era consumato nel boschetto nei pressi di Völkermarkt, come avevamo riferito in questo blog nei giorni scorsi, dove la coppia era giunta con la Volkswagen Polo di lei. Perché quel viaggio così lungo in una sperduta zona della Carinzia orientale? Il processo non ha dato risposta, anche se si può dedurre che il delitto fosse premeditato e che l’uomo avesse avuto l’intenzione fin dall’inizio di commetterlo in un luogo lontano da Torino, all’estero, dove nessuno sarebbe potuto risalire fino a lui. Per questo, dopo l’uccisione della donna, ne aveva cosparso il corpo di benzina e le aveva dato fuoco, per impedirne l’identificazione e far scomparire ogni traccia. Ma poi su Völkermarkt si era scatenato un temporale che aveva spento il fuoco, risparmiando i poveri resti della vittima e qualche suo oggetto personale, che avevano consentito agli investigatori austriaci di risalire faticosamente al responsabile del crimine.

Nella prima e unica udienza di ieri, dopo gli interventi introduttivi della procuratrice di Stato Sandra Agnoli e del difensore Nikolaus Rast, sono stati sentiti vari testimoni, tra cui un poliziotto austriaco e la sorella della vittima, Luciana Todde. L’avv. Rast ha contestato la prova principale che legava la vittima al suo presunto assassino: il dna rilevato nelle tracce di sperma presenti sul corpo della donna. Il rapporto sessuale tra i due, ha sostenuto il legale, sarebbe avvenuto nei giorni precedenti e non poco prima del delitto, perché le tracce di sperma non svaniscono nell’arco delle 24 ore, come invece sostenuto dall’accusa. Ha criticato, inoltre, le indagini della polizia, che a suo dire sarebbero state a senso unico, considerando nella gelosia e nella rabbia dell’amante scaricato il movente del crimine. Non sarebbero state seguite altre piste, come quelle di un crimine mafioso o del gioco d’azzardo, nel quale Anna Todde si sarebbe indebitata (circostanza negata però dalla sorella).

Tutte ipotesi che non hanno convinto i giurati o almeno la maggioranza di essi. Quando infatti la presidente della Corte, Sabine Götz, ha chiesto a ciascuno degli otto giurati se ritenesse l’imputato colpevole, 5 hanno risposto di sì. Nel diritto processuale austriaco non serve l’unanimità per una condanna, basta un voto a maggioranza. A questa votazione non partecipano i tre giudici togati, spetta soltanto ai giudici popolari, che non devono nemmeno darne motivazione e quindi è insindacabile.

La sanzione, invece, è stabilita d’intesa tra giudici popolari e togati, perché almeno su questa complessa valutazione serve qualcuno che se ne intenda. Per Brahim Aboulakjam è stato deciso l’ergastolo. La condanna non è definitiva, perché l’avv. Rast ha annunciato appello.

NELLA FOTO, che risale all’ottobre del 2009, gli investigatori nel boschetto in cui fu trovato il corpo di Anna Todde.

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