Sabato 18 Maggio 2024

heinz fischerSembrava tutto scontato nelle elezioni del presidente della Repubblica che si terranno domenica in Austria. Perché quando un presidente in carica si ricandida, la sua rielezione è certa. In Austria almeno è sempre andata così, dal 1945 a oggi, e andrà così anche domenica prossima: il Capo dello Stato uscente Heinz Fischer, socialdemocratico di lungo corso, che si presenta per un secondo mandato, risulta favorito in tutti i sondaggi e attualmente è dato all’80%. Non c’è dubbio che rientrerà trionfante alla Hofburg, il palazzo degli Absburgo, dove la cancelleria presidenziale occupa l’ala leopoldina (mentre più in là ci sono il museo della Sissi, quello dello stoviglie di corte e le sale della residenza imperiale aperte ai visitatori).

Sembrava scontata anche la rinuncia dell’Övp, il secondo partito “storico” austriaco, a un proprio candidato. Perché perdere tempo e soldi in una campagna elettorale dall’esito prestabilito? Meglio farsi da parte e aspettare il prossimo turno tra sei anni.

Sembrava insomma che stesse per andare in scena un copione di cui si conoscevano ormai in anticipo le battute, tanto noioso che lo stesso presidente-candidato a un certo punto si era augurato di avere un competitore, per non trovarsi a correre da solo in una campagna elettorale che avrebbe così perso ogni interesse.

10.03.05 rosenkranz_726apa040310E invece ecco che a ribaltare la situazione ha fatto irruzione in campo Barbara Rosenkranz, 52 anni, esponente di spicco della destra nazionalista austriaca. Deputata al parlamento dell’Fpö (partito che un tempo fu di Jörg Haider), è l’incarnazione della donna ideale della destra, che ama definirsi “casalinga”, benché sia ormai da un ventennio politica di professione, che ha messo al mondo 10 figli (tutti con nomi di personaggi della mitologia germanica), quasi a voler dare un esempio di come si possa e si debba contrastare la minaccia etnica rappresentata dalle prolifiche famiglie degli immigrati, che veste il tradizionale Tracht e porta i capelli raccolti sulla nuca, come dovrebbe fare ogni donna austriaca gelosa dei costumi della “Heimat”.

Che nei comizi si esprimesse contro l’immigrazione, contro l’Europa dei confini aperti, contro una società multietnica, contro le coppie omosessuali era ovvio. Meno ovvio, invece, che sul tema del nazismo dichiarasse di essere favorevole all’abrogazione del “Verbotsgesetzt” (la legge che vieta l’apologia del nazismo e la negazione dell’Olocausto), in nome della libertà di espressione, e di non poter affermare che le camere a gas fossero esistite realmente, perché “quando lei era andata a scuola non gliene avevano parlato”.

A questo punto perfino dall’interno del suo partito era stata costretta a fare marcia indietro e a dichiarare a denti stretti in una conferenza stampa che “sì, le camere a gas erano esistite, sì, erano stati commessi dei crimini e sì, siamo a favore del Verbotsgesetz”. Salvo poi relativizzare il tutto con la sua condanna “anche di tutti gli altri crimini del nostro tempo”.

Heinz-Christian Strache (FPÖ), Hannelore Schuster (BürgerinitiatL’atteggiamento di Frau Rosenkranz non è di poco conto in un Paese in cui due terzi della popolazione non ha ancora una chiara idea di cosa sia stato il nazismo. Da questo punto di vista il voto di domenica costituisce dunque anche un test sul complesso e ancora irrisolto rapporto degli austriaci con il loro recente passato. I sondaggi danno attualmente la Rosenkranz a un modesto 12%. Sarebbe bene se fossero confermati dal voto, che richiamerà alle urne 6.354.551 elettori (per la prima volta anche quelli maggiori di 16 anni). Per completezza di informazione, segnaliamo la presenza di un terzo candidato, Rudolf Gehring, 62 anni, esponente del Partito cristiano, che alle ultime elezioni politiche ha ottenuto lo 0,6%. Il suo progetto politico – non condiviso dalla Chiesa austriaca – è la costruzione in uno Stato teocratico, in cui non vi sia spazio per l’omosessualità, per i matrimoni gay, per l’aborto, per i minareti. I suoi comizi si aprono sempre con la recita del “Vaterunser”, il Padre nostro. Non ha alcuna possibilità di entrare alla Hofburg, ma non si dispera: Gehring è un uomo che crede nei miracoli.

Nelle tre foto, dall’alto, il presidente in carica Heinz Fischer, Barbara Rosenkranz del Partito liberalnazionale e Rudolf Gehring del Partito cristiano.

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