Sabato 18 Maggio 2024

18.01.28 Indra Collini, Udo Landbauer, Johanna Mickl-Leitner, Franz Schnabl, Helga KrismerSembra quasi che in Austria le elezioni non finiscano mai. Dopo quelle presidenziali del 2016, durate un anno intero tra ballottaggi, ricorsi, annullamenti e difetti tecnici nelle schede, e dopo le elezioni politiche dello scorso anno che hanno riportato la destra al governo, oggi tornano al voto i cittadini della Bassa Austria per il rinnovo del consiglio regionale.

È questo il Land più grande dell’Austria e gli elettori sono di conseguenza tanti: 1.400.000. Rappresentano il 25% dell’intero elettorato austriaco. E quello di oggi è solo il primo di una serie di appuntamenti elettorali regionali, che proseguiranno il 25 febbraio in Tirolo, il 4 marzo in Carinzia (nello stesso giorno delle elezioni politiche in Italia), il 22 aprile nel Salisburghese.

Non c’è dubbio, però, che il voto di oggi sia quello che ci interessa di più. Chiamando alle urne un quarto degli elettori austriaci, costituisce un test importante dopo il voto nazionale del 15 ottobre, che aveva “resuscitato” il Partito popolare (Övp), catapultandolo al primo posto, e aveva premiato la destra nazional-populista rappresentata dall’Fpö. Entrambi i partiti in campagna elettorale avevano giocato la carta dell’immigrazione, promettendo la chiusura dei confini e il rimpatrio degli immigrati privi dei requisiti per l’asilo. Subito dopo il risultato elettorale l’Övp guidato dal giovane Sebastian Kurz e l’Fpö di Heinz-Christian Strache avevano raggiunto un accordo di governo.

Riuscirà la stessa operazione anche in Bassa Austria? O, in altri termini, vedremo nascere anche qui un governo di centro-destra Övp-Fpö? Se dobbiamo prendere sul serio le dichiarazioni che abbiamo ascoltato, una soluzione del genere è piuttosto improbabile. Proprio ieri la candidata alla presidenza dell’Övp Johanna Mikl-Leitner (sì, proprio lei, l’ex ministra degli Interni che avevamo conosciuto nell’emergenza profughi del 2015) ha escluso un’alleanza con l’Fpö, il cui leader locale, Udo Landbauer, è quel vicepresidente della Burschenschaft “Germania” (associazione studentesca di estrema destra) diventato improvvisamente noto a livello internazionale per un libro di canzoni di ispirazione nazista, una delle quali propone lo sterminio con il gas di un altro milione di ebrei.

Si vedrà poi se la presa di posizione di Mikl-Leitner era soltanto una mossa tattica o se l’esclusione sarà confermata dopo l’esito del voto. Per ora, però, può essere utile conoscere le posizioni di partenza dei vari partiti.

Cominciamo con il dire che la Bassa Austria è un feudo dell’Övp. In nessun altro Land dell’Austria il Partito popolare gode di tanti consensi (oltre il 50% alle elezioni del 2013). Non soltanto è maggioritario, ma ha il vuoto dietro a sé. Non ci sono, cioè, altri partiti che possano insidiarne la supremazia. Il secondo è l’Spö (Partito socialdemocratico), con meno della metà dei voti (21,57%). L’Fpö è all’8,21%, i Verdi sono all’8,06%. Alle precedenti elezioni aveva partecipato anche la lista Frank Stronach (ottenendo il 9,84%), che questa volta non si ripresenterà. Sarà presente invece per la prima volta la Neos, che a livello nazionale ha il 5,3%.

Lo scenario non cambierà di molto, quando stasera conosceremo i risultati del voto. L’Övp di Mikl-Leitner resterà il dominatore della scena e perno indispensabile di qualsiasi futura giunta regionale, anche se con tutta probabilità non riuscirà a conservare la maggioranza assoluta. L’Fpö aumenterà sensibilmente il proprio peso, come è accaduto a livello nazionale. A questo proposito sarà interessante vedere quali ripercussioni avrà il clamore suscitato dal libro di canti antisemiti (paradossalmente potrebbe addirittura giocare a suo favore e questo sarebbe un brutto segno per l’Austria).

Il sondaggio più recente svolto dall’istituto Ogm il 21 gennaio (quindi prima dello scandalo dei canti antisemiti) dava queste previsioni: Övp al 45% (-6), Spö al 26% (+4,5), Fpö al 19% (+11), Verdi al 5% (-3), Neos al 5%. Ci sono altre due liste non prese in considerazione, perché è del tutto improbabile che riescano a superare la soglia di sbarramento del 4%.

Restano da fare due osservazioni. La prima è che l’Övp, qualora andasse oltre il 45%, anche senza raggiungere il 50%, potrebbe disporre comunque della maggioranza assoluta nel Landtag, dato il meccanismo di ripartizione dei seggi e di recupero dei voti dispersi nei partiti non ammessi. In tal caso sarebbe in grado di governare autonomamente, senza bisogno di cercare alleati.

La seconda osservazione riguarda la formazione della giunta. Il sistema elettorale in Bassa Austria prevede ancora un “Konzentrationsregierung”, ovvero una “giunta di concentrazione”, che non è il risultato di un accordo politico, ma di un semplice calcolo matematico: in base ai voti ricevuti, tutte le liste che hanno superato una certa soglia esprimono uno o più assessori. La conseguenza è che in giunta siedono assessori di maggioranza e assessori di minoranza: i primi esercitano effettivamente il potere, gli altri ricevono di solito deleghe di marginale importanza e partecipano alle sedute solo per riscaldare la sedia. Funziona così anche a Vienna e in Alta Austria, mentre in tutti gli altri Länder (dalle prossime elezioni anche in Carinzia) è stato introdotto il sistema delle giunte di coalizione, come quelle che conosciamo in Italia a livello regionale e comunale.

 

NELLA FOTO, i leader dei partiti in Bassa Austria. Da sinistra, Indra Collini (Neos), Udo Landbauer (Fpö), Johanna Mikl-Leitner (Övp), Franz Schnabl (Spö) e Helga Krismer (Verdi).

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