Sabato 18 Maggio 2024

Mattarella meets with Van Der BellenLa travagliata riconferma di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, dopo sette giorni di caos, ha riaperto il dibattito sull’eventuale modifica della Costituzione, in modo che in futuro il Capo dello Stato sia eletto direttamente dai cittadini, anziché da un migliaio di “grandi elettori”. Le cose in questo modo funzionerebbero meglio – secondo i fautori della riforma – e, come ha detto in tv il costituzionalista Sabino Cassese, basterebbe un solo giorno per avere il nuovo Capo dello Stato, se non addirittura “5 minuti” (copyright Giorgia Meloni). Le cose vanno in questo modo – è stato osservato – in tutti gli altri Paesi dove esiste l’elezione diretta.

Ma è davvero così? Un solo giorno o anche meno per avere il presidente? In quali Paesi del mondo avviene questo? Non siamo in grado di dare una risposta per tutti i Paesi del mondo, ma solo per l’Austria, dove appunto i presidenti della Repubblica sono eletti dai cittadini e non dai deputati al Parlamento.

Nel 2016 abbiamo seguito di persona le elezioni del presidente Alexander Van der Bellen, tuttora in carica, e possiamo confermare che le operazioni di voto richiedono una sola giornata. È un dato temporale che va sottolineato, perché in Italia diamo per scontato che le elezioni durino due giorni, per dare tempo anche ai pigri e agli svogliati di recarsi alle urne. In tutte le elezioni austriache – da quelle politiche a quelle amministrative – si vota invece soltanto alla domenica e neppure per l’intera giornata: i seggi rimangono aperti al massimo fino alle 17 e in alcuni comuni più piccoli chiudono addirittura alle 13. Nel tardo pomeriggio gli austriaci sanno già chi ha vinto e chi ha perso.

Non sempre però le cose funzionano così bene. Nelle prime elezioni del dopoguerra lo scenario era molto più semplice, perché i partiti erano soltanto tre: i socialdemocratici (Spö), i popolari o cristiano-sociali (Övp) e i liberal-nazionali (Fpö). Spö e Övp erano dominanti e coprivano da soli circa il 90% dell’elettorato, mentre l’Fpö, bacino di raccolta di ex nazisti, viaggiava intorno all’8-10%. Con questi numeri i candidati alla presidenza dei primi due partiti potevano superare facilmente la soglia del 50% richiesta per l’elezione.

Le cose erano andate così per i primi quattro presidenti, eletti tutti al primo turno, in un solo giorno di votazione. Le cose incominciano a complicarsi nel 1986, con l’elezione di Kurt Waldheim (Övp), che viene oscurata dalla scoperta del suo passato di ufficiale della Wehrmacht nella guerra di sterminio nei Balcani. Waldheim non ce la fa al primo turno, dove riceve il voto dal 49,6% degli elettori. Per la prima volta si deve ricorrere a un secondo turno, che si tiene un mese dopo la prima votazione. Anche il candidato successivo, Thomas Klestil (Övp), dovrà ricorrere al doppio turno. Mentre quello che verrà dopo, Heinz Fischer (Spö), ce la farà di nuovo in un solo turno, come ai vecchi tempi.

Il successo di Fischer in una sola tornata di voto, tuttavia, rappresenta ormai un’eccezione. Il numero dei partiti presenti in Austria è aumentato, pur non raggiungendo affatto l’affollamento italiano. Ciò significa che l’elezione presidenziale in due tornate è diventata ormai la normalità. A meno che non succeda quel che è successo nel 2016, quando le elezioni presidenziali non sono durate un giorno o due mesi, ma l’intero anno.

Alla prima tornata, il 24 aprile, si erano presentati 6 candidati e ovviamente nessuno aveva superato la soglia del 50%. Il ballottaggio tra i primi due si tenne il 22 maggio, ma fu dichiarato nullo dalla Corte costituzionale, per irregolarità formali nello spoglio dei voti. La ripetizione del ballottaggio era già fissata per il 2 ottobre, ma dovette essere rinviata, perché si scoperse che la colla delle buste utilizzate per il voto postale (in Austria ormai oltre il 10% della popolazione non va alle urne ma spedisce la scheda per posta) non teneva e le buste potevano aprirsi mentre erano in viaggio. Non c’era più tempo per sostituirle, per cui si dovette rimandare la votazione al 4 dicembre.

Senza tener conto che elezioni presidenziali dirette – come tutte le elezioni in cui sono chiamati a votare i cittadini – sono precedute da una campagna elettorale a sostegno dei vari candidati. Van der Bellen, eletto presidente nel 2016, annunciò ufficialmente la sua candidatura l’8 gennaio di quell’anno e pochi giorni dopo scesero in campo anche gli altri. Da febbraio in poi all’attività politica nazionale e locale fu messa la sordina, per la preoccupazione dei partiti di non pregiudicare il successo dei propri candidati.

Non quindi un giorno o 5 minuti per fare un presidente, ma un paio di mesi, se non addirittura un anno, se le congiunzioni astrali sono sfavorevoli, come lo furono nel 2016.

Il confronto con le elezioni presidenziali austriache ci consentono qualche riflessione anche su un altro aspetto della rielezione di Mattarella, molto discusso in questi giorni: i dubbi sulla legittimità costituzionale del secondo mandato. C’è chi sostiene, infatti, che il divieto del secondo mandato sarebbe implicito nella durata eccezionalmente lunga della presidenza (il cosiddetto “settennato”). Ma non c’è alcun articolo della Costituzione che lo vieti. Se i padri costituenti lo avessero voluto, lo avrebbero messo nero su bianco, come hanno fatto per i giudici costituzionali, la cui rielezione è vietata dall’art. 135.

In Austria il mandato presidenziale dura 6 anni. Sono meno di 7, ma sempre tanti. Eppure qui nessuno si è posto un problema di legittimità costituzionale di una rielezione. Anzi, possiamo constatare che tutti i presidenti austriaci sono rimasti in carica per due mandati. Fanno eccezione i primi due, molto anziani e deceduti mentre erano in carica, e Waldheim, ma per le ben note ragioni legate al suo passato in guerra, che per quarant’anni aveva taciuto in tutte le sue biografie.

Anche l’attuale presidente Van der Bellen, la cui presidenza scade quest’anno, potrebbe ricandidarsi per un secondo mandato. In favore di questa scelta si sono già espressi alcuni esponenti dell’Övp e dell’Spö che, se così fosse, rinuncerebbero a contrapporgli propri candidati, lasciandogli campo libero. Ora dipende tutto da lui.

 

NELLA FOTO, il presidente austriaco Alexander Van der Bellen in visita a Roma al nostro Capo dello Stato.

__________________________

Austria vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

 

 

 

 

 

Lascia un commento