Sabato 18 Maggio 2024

22.02.01 Mein KampfDomenica si è votato a Waidhofen an der Ybbs, cittadina di poco più di 11.000 abitanti all’estremo lembo occidentale della Bassa Austria. Il Partito popolare (Övp) che aveva sempre guidato il Comune con una maggioranza assoluta, ha subito una cocente perdita di voti, scendendo dal 60,2 al 41,3 per cento. Resta sempre il primo partito, largamente distanziato dagli altri, ma d’ora in avanti avrà bisogno di un socio per raggiungere la maggioranza e governare.

Non ci soffermiamo sul risultato dei partiti minori, che non contano molto. Rileviamo soltanto la comparsa, anche qui, del Mfg (Menschen-Freiheit-Grundrechte), il movimento dei no-vax, che ha ottenuto il 17,1%, diventando così il terzo gruppo politico del nuovo consiglio comunale.

Ma la ragione per cui oggi ci occupiamo di un Comune così piccolo e marginale dell’Austria è un’altra. Riguarda un articolo apparso su “Mein Bezirk”, il periodico di informazione locale (“Mein Bezirk” ha tante edizioni quanti sono i “Bezirk” o “mandamenti” dell’Austria). La redazione aveva intervistato i candidati alla carica di sindaco, per presentarli ai propri lettori-elettori.

Come a volte capita in questo genere di interviste, alle domande più propriamente di carattere politico e amministrativo erano seguite altre più “leggere”, per definire meglio la personalità dei candidati, del tipo “cosa ama di più fare nel tempo libero?” o “qual è la sua canzone preferita?”.

Alla domanda “qual è l’ultimo libro letto?”, il candidato dell’Fpö Josef Gschwandegger ha risposto “Mein Kampf”. Inevitabile il clamore suscitato dalla risposta, tanto da far rimbalzare il nome di Gschwandegger sull’intero territorio nazionale. “Mein Kampf” è il libro autobiografico di Adolf Hitler, che espone la visione politico-ideologica del dittatore nazista. Toccare questo tasto in Austria è sempre pericoloso, perché l’Austria ha dato i natali a Hitler e un contributo significativo alle nefandezze del Terzo Reich.

Ma se a parlarne è un esponente dell’Fpö, partito dell’estrema destra sovranista, il clamore è ancora maggiore. L’Fpö alla sua origine, nel dopoguerra, era divenuto il partito di raccolta degli ex nazisti, quando era stato restituito loro il diritto elettorale attivo e passivo. Negli anni successivi i suoi dirigenti avevano cercato di scrollarsi di dosso il pesante fardello del passato in camicia bruna, sforzandosi di recuperare le radici liberali e democratiche ottocentesche del cosiddetto “terzo lager” (il “campo” laico e liberale, definito “terzo” perché alternativo agli altri due storici “lager” austriaci, quello socialista e quello cristiano-sociale).

C’erano quasi riusciti, quando l’arrivo di Jörg Haider, nel 1986, aveva riportato indietro le lancette dell’orologio, risvegliando gli incubi di un passato che non passa. Lo stesso Haider, peraltro, straordinario animale politico, aveva compreso con il tempo la necessità di cambiare musica e di prendere le distanze da ogni retaggio nazionalsocialista. I suoi successori – Heinz-Christian Strache, Norbert Hofer, Herbert Kickl – avevano seguito la stessa strada, per rendere il loro partito meno impresentabile sul piano nazionale ed europeo.

Ma certe radici non si estirpano facilmente e in breve tempo. L’Fpö di oggi può essere definito di estrema destra, ma appare soprattutto come un partito populista-sovranista. I legami con il nazismo sono ufficialmente ripudiati, ma restano latenti nei suoi ranghi. Ed è per questo che di tanto in tanto nella biblioteca di qualche “Burschenschaft” sbuca fuori un canzoniere con brani del Terzo Reich, dalla cantina di qualche iscritto emergono cimeli del regime, con croci uncinate e ritratti del Führer. Recentemente è stato trovato addirittura un arsenale di armi. L’interesse del candidato sindaco di Waidhofen per “Mein Kampf” è soltanto l’ultimo segnale di una nostalgia del nazionalsocialismo tuttora presente nei membri dell’Fpö, che non può essere derubricata a semplice goliardia.

Quando Josef Gschwandegger si è reso conto di avere dato la risposta sbagliata alla domanda della redazione di “Mein Bezirk” ha cercato di correre ai ripari. La prima via di fuga che gli è venuta in mente è stata quella molto collaudata in analoghe situazioni: “Sono stato frainteso”. Poi ha cambiato versione, spiegando di essere stato vittima di un tranello, tesogli alla vigilia delle elezioni. Infine ha ripiegato su un’altra spiegazione: ha ammesso di aver letto “Mein Kampf”, ma molto, molto tempo fa. E se quello era stato l’ultimo libro letto, significa che da quel tempo remoto a oggi non aveva letto altro.

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