Domenica 19 Maggio 2024

17.02.27 Ambasciatrice Alexa Langge WesnerDal 20 gennaio Alexa Lange Wesner, 44 anni, imprenditrice americana, non è più l’ambasciatrice degli Stati Uniti in Austria. L’aveva nominata Barak Obama, di cui era stata fin dall’inizio una strenua sostenitrice. Conclusasi la presidenza Obama, si è conclusa anche la sua missione di ambasciatrice. Alexa Lange Wesner, figlia di immigrati europei (la mamma dalla Germania, il padre dalla Lettonia), è sposata con un banchiere ed è madre di tre figli. Dopo tre anni trascorsi a Vienna, ha fatto ritorno nella sua casa a Denver, nel Colorado.

Nel ruolo di rappresentante in Austria degli Stati Uniti d’America, Wesner ha lavorato molto per migliorare i rapporti tra i due Paesi, non soltanto sul piano culturale (per esempio, negli scambi di studenti, mai così 17.02.27 Donald Trump e Patrick Parknumerosi), ma anche e soprattutto sul piano commerciale, settore in cui ha una specifica competenza. I risultati su questo fronte si sono già visti. L’Italia era da sempre il secondo partner commerciale dell’Austria, dopo la Germania. Ora non lo è più. Il suo posto è stato preso dagli Usa, che è diventato il secondo mercato di esportazione delle merci austriache.

17.02.27 Salibsurgo-Aigen, villa Trapp (fino al 1938)Il posto di Alexa Lange Wesner sarà presto assunto da Patrick Park, 63 anni, immobiliarista milionario, amico di Donald Trump. La designazione dovrà ancora essere ratificata dal Senato americano, ma non vi sono ragioni per credere che possa essere respinta.

Quali sono le ragioni della sua scelta, oltre al fatto di essere un uomo di fiducia del nuovo presidente? Di solito nelle nomine degli ambasciatori americani (che non sono quasi mai diplomatici di professione) si tiene conto di legami particolari che i designati hanno con i Paesi a cui vengono destinati. Per Park questo “legame” è rappresentato dal film “The sound of the music”, distribuito in Italia con il titolo “Tutti insieme appassionatamente”.

Forse i lettori ricordano la storia. Il barone austriaco Georg von Trapp, ufficiale in congedo della Marina imperial-regia, detesta il nazismo e dopo l’Anschluss fugge in America con la sua numerosa famiglia (sette figli dalla prima moglie defunta e altri tre dalla seconda moglie). Nella nuova patria la famiglia Trapp si fa conoscere per il coro messo in piedi dalla moglie e dai dieci figli. Ottengono un clamoroso successo, sia perché sanno effettivamente cantare, sia anche perché sono la prova vivente che non tutti gli austriaci sono nazisti.

La storia del film è una storia vera. La pellicola ha avuto un successo enorme: è stata vista da 1,2 miliardi di persone, ha incassato due miliardi di dollari ed è stata premiata con cinque Oscar. Soltanto in Austria “The sound of the music” non ha avuto troppo successo, forse proprio perché ricorda che “non tutti gli austriaci erano dei nazisti”.

Non c’è dubbio, comunque, che nessun altro film più di questo unisce l’Austria agli Stati Uniti. Basti dire che fino a qualche tempo fa la storia della famiglia Trapp era stata la ragione principale di un viaggio in Austria per tre turisti americani su quattro. La meta? La villa del quartiere di Aigen, alla periferia sud-orientale di Salisburgo, dove il barone visse con la sua numerosa prole fino al 1938.

Patrick Park, dunque, è legato all’Austria da questo film, che lo ha molto affascinato e ha suscitato in lui l’interesse per il piccolo Paese europeo. Dice di averlo visto 75 volte, di ricordare a memoria tutte le parole e persino le canzoni, di voler comprare la villa dei Trapp e di esserne quasi ossessionato. Ha usato la parola giusta: per quanto bella possa essere una storia e per quanto il film che la racconta possa essere un capolavoro, rivederlo 75 volte non può che definirsi un’ossessione. Non sappiamo se gli austriaci debbano sentirsi confortati da ciò  o piuttosto preoccupati.

 

NELLE FOTO, l’ex ambasciatrice Usa in Austria Alexa Lange Wesner; quello che la sostituirà, Patrick Park, in compagnia di Donald Trump; la villa dove la famiglia Trapp visse a Salisburgo prima di fuggire in America.

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