Sabato 18 Maggio 2024

16.01.22 Vienna, sede centrale di Bank Austria in Schottengasse - CopiaUn lettore di questo blog, buon conoscitore del mondo tedesco e, in particolare, di quello austro-danubiano e magiaro, ha tradotto a beneficio dei nostri lettori parte del fondo del quotidiano viennese “Die Presse” di due giorni fa, dal titolo non propriamente anodino: “Unicredit und ihr Kettensägenmassaker”. In italiano: “Unicredit e il massacro con la motosega”.

Che c’entra con l’Austria e perché se ne occupa “Die Presse”, giornale conservatore piuttosto elitario, diffuso in tutto il Paese e assai autorevole? Chi si occupa di finanza e di banche già lo sa. Unicredit è proprietaria di Bank Austria, che è la più importante banca austriaca, nata dalla fusione di vari istituti che hanno scritto la storia del credito nel vicino Paese. Senza risalire fino a Francesco Giuseppe, ci limiteremo ad accennare che il nome Bank Austria viene dato nel 1991 all’istituto derivato dalla fusione della Länderbank e della storica Zentralsparkasse. Nel 1997 Bank Austria incorpora un altro istituto storico austriaco, il Credit Anstalt. Nel 1998 Bank Austria passa sotto il controllo del gruppo tedesco Hypovereinsbank, che a sua volta nel 2005 finisce nelle mani di Unicredit. Ecco quindi che Unicredit controlla Hypovereinsbank che a sua volta controlla Bank Austria (così almeno all’inizio, perché poi la holding assumerà un nuovo assetto, su cui in questa sede non è il caso di addentrarsi).

In novembre Unicredit ha varato un nuovo piano industriale che prevede la riduzione di 18.200 posti di lavoro. I tagli riguardano in Italia 6.900 dipendenti, ma riguardano anche la controllata Bank Austria, di cui è amministratore, ancora per poco, Willibald Cernko. Questa è la ragione per cui “Die Presse” se ne interessa, utilizzando per i tagli del personale l’efficace immagine di un “massacro con la motosega”.

L’articolo porta la firma di Josef Urschitz. Ecco lo stralcio di cui il nostro lettore ci ha offerto la traduzione.

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16.01.22 Willibald Cernko, Bank AustriaIn effetti l’improvviso congedo del capo di Bank Austria Willibald Cernko non giunge così inaspettato: un gruppo bancario italiano si trova a dover affrontare seri problemi, il suo amministratore delegato appare al momento come un cavaliere durante un rodeo poco prima di essere disarcionato, deve perciò salvare la situazione e portare avanti un programma piuttosto pesante di risparmi.

Tale cura da cavallo, di norma, è tale specie con riguardo alle filiali estere (di un gruppo). Nel gruppo Unicredit si prepara al sacrificio la filiale infragruppo austriaca, che pure non va troppo male. Si toglie a Bank Austria, e poco stupisce, la gallina dalle uova d’oro, il settore Est Europa, per intero. Si costringe, sotto minaccia di cedere l’intero comparto “retail”, a un drastico piano di risparmio che costa il posto di lavoro ad almeno 1000 collaboratori e la soppressione di circa un terzo delle filiali.

Nel giro di pochi anni si passerà dal sinora più grande istituto bancario austriaco, con forti interessi nell’Europa dell’Est, a un istituto regionale che ha subito gravi amputazioni. Che l’amministratore delegato di Bank Austria non sia entusiasta di tali piani della capogruppo è facilmente comprensibile. Cernko (cui in ottobre era stato rinnovato il contratto triennale fino a settembre 2018, ndt) da settimane ha lasciato chiaramente intendere di non approvare affatto questa amputazione radicale. La rottura definitiva con Milano era, pertanto, solo una questione di tempo.

Che cosa significherà per l’intero settore bancario austriaco tale cambiamento? La filiale austriaca di Unicredit costituiva un caso a sé, a causa dei molti dipendenti costosi e non licenziabili (in quanto assunti con i vecchi generosi contratti della Zentralsparkasse Wien, ente pubblico economico allora direttamente facente capo al Comune di Vienna, ndt), un unicum nel panorama bancario austriaco.

Ma quanto fanno ora gli italiani con la filiale austrica è quanto altri hanno già fatto in casi simili a quanto, nella sostanza, va fatto. È noto che l’Austria sia “overbanked” e che gli sportelli costino e già da tempo si è proceduto a chiudere degli sportelli, ma molto più lentamente di quanto la velocissima evoluzione tecnologica avrebbe comportato. Il settore bancario è proprio uno di quei settori nei quali la tecnologia digitale porta ad una maggiore perdita di posti di lavoro. La banca online è ormai anche presso la clientela privata molto diffusa e molti clienti entrano in filiale solo per chiedere un prestito (mentre prestiti standard sempre più spesso si posso richiedere pure online) o quando si mettono in fila per ricevere un omaggio in occasione della giornata mondiale del risparmio.

La strategia del massacro con la motosega, con la conseguente Bank Austria rimpicciolita, in questo settore verosimilmente porterà dei benefici ai suoi duri padroni. Concludendo: Bank Austria da rinomato istituto di credito internazionale alla fine rimarrà una banca regionale assai dimagrita. Lamentarsi non è di alcuna utilità: “vendita è vendita”. Che tutto ciò non possa più piacere al signor Cernko è comprensibile e che Unicredit da tale malumore tragga le logiche conseguenze nel ribaltone al vertice, pure.

 

NELLE FOTO, in alto la sede centrale di Bank Austria, in Schottengasse, a Vienna; in basso, l’uscente Willibald Cernko.

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