Sabato 18 Maggio 2024

16.01.29 bawag-psk-logo-is-pictured-at-a-branch-office-in-vienna - CopiaIn Austria sta per nascere la prima banca islamica, una banca, cioè, che intende gestire il denaro dei suoi clienti nel pieno rispetto della Sharia. Per essere più precisi, non si tratta di una nuova banca, ma di un istituto preesistente e con una storia secolare alle spalle, la Bawag, che dal 4 febbraio offrirà ai clienti di religione musulmana uno speciale servizio di raccolta e amministrazione del denaro, regolato in maniera diversa rispetto a quello della normale clientela, per corrispondere alle regole dettate dal profeta.

In altre parole, i musulmani praticanti potranno aprire un conto alla Bawag senza percepire né pagare interessi (proibiti dall’Islam). Al loro posto è previsto un compenso (da 4,9 euro al mese), variabile a seconda del modello di conto aperto. Il conto viene detto “Amana”, che in lingua araba significa “fiducia”, e consente l’emissione di una carta di credito e la possibilità, entro certi limiti, di scoperture.

 Il denaro versato dovrà essere reinvestito dall’istituto in normali attività commerciali o imprenditoriali, con esclusione di quelle che riguardano il gioco d’azzardo, la produzione e il commercio delle armi, l’alcol e la pornografia. L’osservanza di queste norme sarà vigilata da un organo (Sharia board), di cui farà parte un “erudito del Corano”.

L’iniziativa della Bawag ha per ora un carattere sperimentale, limitato a tre filiali di Vienna. Se dovesse funzionare, sarà estesa all’intero Paese. La messa a punto ha richiesto alcuni mesi di preparativi, in collaborazione con la Comunità islamica presente in Austria. L’obiettivo, evidentemente, è di raggiungere la popolazione austriaca di fede musulmana, che ormai conta quasi 600.000 unità. Si tratta soprattutto di cittadini di origine turca e bosniaca (i secondi, giunti nei primi anni ’90, per sfuggire alle guerre seguite al disfacimento della Jugoslavia), per i quali la Bawag si è attrezzata per fornire i servizi nella loro madrelingua. Ma ad essi si aggiungeranno le migliaia di profughi giunti in tempi più recenti dalla Siria, dall’Iraq, dall’Afghanistan e da altri Paesi arabi.

Il solo annuncio del nuovo progetto elaborato dalla Bawag ha suscitato immediate reazioni critiche. Su Facebook è stata aperta la pagina “Bawag Pks Boykott wegen  Islamic Banking”, che contava ieri sera quasi 1.800 membri. Il gruppo contesta l’offerta rivolta dall’istituto alla comunità islamica, affermando che “religione e Stato devono rimanere separati”, e mette in guardia contro “l’islamizzazione strisciante dell’Austria”. Alcuni membri del gruppo, già clienti di Bawag, hanno annunciato il proposito di chiudere il loro conto. Una minaccia da non prendere sottogamba. Un’iniziativa simile, assunta qualche anno fa dalla Oberbank (istituto dell’Alta Austria), si era subito arenata.

Ma si è arenato in brevissimo tempo anche un progetto analogo che era stato avviato lo scorso anno dalla catena di supermercati Spar. Qui non siamo nel campo del credito, ma dei prodotti alimentari. La Spar, in novembre, aveva esposto sui suoi banchi carne macellata secondo le regole islamiche, definita “halal”, cioè carne “permessa”. Anche in questo caso la pagina Facebook della società era stata sommersa da messaggi di protesta e di insulto, al punto che già ai primi di dicembre, dopo meno di un mese, la direzione dell’azienda aveva alzato bandiera bianca, sospendendo l’iniziativa, che peraltro aveva riguardato soltanto 20 supermercati di Vienna, quelli dei quartieri a maggiore densità islamica.

Tornando alla Bawag, non mancheranno reazioni anche a livello politico. La “banca islamica”, infatti, appare in netta contraddizione con i programmi di integrazione avviati dal governo, che mirano a imporre l’uso della lingua tedesca persino nei luoghi di preghiera e ad evitare la nascita di una società parallela, con leggi e costumi di vita propri.

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