Sabato 18 Maggio 2024

13.12.29 Profil 51

Abbiamo già scritto ripetutamente che non c’è una fuga di aziende in Austria (o altrove) e che i numeri forniti di tanto in tanto dalle agenzie austriache che se ne occupano sono di pura fantasia. Un giorno o l’altro scopriremo anche perché lo fanno.

 

Se l’Italia, dunque, non perde aziende per trasloco (semmai le perde per estinzione), sta perdendo invece i suoi marchi più prestigiosi, che finiscono in mani straniere. Dal 2008 al 2012 sono ben 437 le aziende italiane che non sono più italiane: nel senso che la sede di produzione e le maestranze sono ancora qui, ma i proprietari stanno altrove e il più delle volte sono colossi internazionali che operano nello stesso settore e che ora possono fregiarsi anche del marchio di un prodotto del “bel Paese”.

 

Il fenomeno è così evidente ed esteso che ha richiamato l’attenzione persino di “Profil”, il più autorevole magazine di informazione austriaco. L’ultimo numero ospita un articolo che si intitola “Saldi!” (proprio così, in italiano). Il riferimento è alla vendita (o svendita) di importanti aziende italiane a compratori stranieri. L’aspetto curioso è che il giornale ne dà notizia quasi con rammarico, come se la perdita non fosse solo per l’Italia, ma un po’ per tutti.

 

La ragione di un simile atteggiamento può essere compresa considerando che cosa rappresenta e ha rappresentato l’Italia per l’Austria (in questo blog ci limitiamo a riferire dell’Austria, ma il discorso forse potrebbe essere esteso anche ad altri Paesi). Dall’osservatorio transalpino siamo visti come un popolo forse non molto affidabile, ma ricco di fantasia, di creatività, a volte di genialità, qualità che si esprimono in molti settori, come il design, la moda, la gastronomia. Indossare un abito italiano o scarpe italiane è un segno di prestigio. Nei ristoranti migliori il caffè non può che essere italiano.

 

Ecco, dunque, perché i “saldi” delle nostre aziende hanno tanto colpito “Profil”. L’elenco comincia con la Ducati e la Lamborghini “acchiappate” dalla Volkswagen tedesca. Prosegue con il gelato Algida, di cui tutti in Austria conoscono il famoso “cornetto”, dal 2011 di proprietà della holding anglo-olandese Unilever. Poi viene menzionato il salame Negroni (“conosciuto in tutto il mondo”), passato in mano alla società Kraft, con sede negli Usa.

 

Sempre nel campo alimentare il settimanale austriaco cita La Perugina, ricordandone i suoi “baci”, che ora appartengono al gruppo internazionale Nestlé. E che dire della ditta Bianchi, “uno dei pionieri nella produzione di biciclette”, in mano alla svedese Cycleurope?

 

Neanche il campo della moda è stato risparmiato. Il settimanale austriaco cita il marchio Fendi (acquisito dalla francese Lvmh), Gucci (pure passato a una società francese, la Ppr), Bulgari (che ora è di Louis Vuitton) e Valentino (controllato dalla casa reale del Qatar). L’elenco si chiude con due altri marchi dell’alimentare: Parmalat, ora della francese Lactalis, e Buitoni, finito alla Nestlé, come i “baci” Perugina.

 

L’emorragia è dolorosa. Ma l’Italia sofferente può contare almeno sull’attenzione compassionevole dei nostri vicini austriaci.

 

Nella foto, la copertina del numero di “Profil” che riferisce della svendita dei marchi italiani.

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