Sabato 18 Maggio 2024

13.12.27 imagesMentre il governo austriaco sfoglia la margherita, per decidere se consentire o proibire le sigarette nei bar e nei ristoranti, l’opinione pubblica si è già schierata con una maggioranza che supera i due terzi per il divieto assoluto, così come quello in vigore ormai da alcuni anni in Italia e fin dal primo giorno pacificamente accettato da tutti. Il sorprendente risultato viene da un sondaggio condotto da Oekonsult su un campione di 1000 intervistati di età tra i 15 e gli 81 anni. Il 67% di questi si è detto d’accordo con un divieto generalizzato del fumo nel settore della gastronomia.

 

L’argomento era uno dei temi in discussione nelle recenti trattative per la formazione del nuovo governo e, per il momento, sembra essere stato accantonato. La lobby del fumo in Austria è troppo potente. Non ne fa parte soltanto l’industria del tabacco, ma anche le associazioni dei ristoratori e degli esercizi pubblici, che temono una perdita di clienti e un calo di affari qualora non fosse più permesso di fumare nei loro locali. Queste associazioni sono ben rappresentate all’interno dell’Övp (il Partito popolare), che ha così frenato i tentativi di allineare l’Austria al resto dei Paesi europei, dove il divieto di fumo nei locali pubblici è ormai norma generale.

 

A complicare le cose in Austria si aggiungono le norme finora emanate che, nel tentativo di salvare capra e cavoli, non hanno vietato il fumo, ma hanno imposto ai locali pubblici superiori a una determinata dimensione di creare ambienti separati per fumatori e non fumatori, con l’installazione di impianti di depurazione dell’aria. La conseguenza è stata che molti esercenti hanno investito in questi adeguamenti migliaia di euro, che sembrerebbero soldi buttati dalla finestra se ora il divieto fosse generalizzato.

 

Il sondaggio di Oekonsult fornisce altri spunti di interesse. Per esempio, risulta che l’88,7% degli intervistati segue il dibattito sulla questione attraverso i giornali e la tv, mentre soltanto il 2,1% è del tutto indifferente. Quasi tutti (il 90,1%) sono critici nei confronti dell’attuale normativa, perché comporta costosi investimenti senza fornire ai gestori dei locali alcuna garanzia sul piano giuridico. Ma l’85,9% è convinto che comunque non si giungerà a un divieto generalizzato, perché lo Stato incassa troppi soldi dalle imposte sul tabacco.

 

Soltanto l’11,2% condivide il ragionamento, spesso sostenuto, che “la scelta di fumare o non fumare rientri tra le libertà individuali, su cui nessuno deve intervenire”. L’idea di indire un referendum sul fumo vede gli intervistati spaccati in due: metà a favore, metà contro. E quanto all’ipotesi che sia l’Unione Europea a imporre limitazioni più drastiche al fumo in locali pubblici, il 65,2% non ne vuole sapere e pensa che questo sia un compito a cui deve provvedere lo Stato nazionale.

 

Nella foto, l’insegna che appare nei locali pubblici austriaci, dove sono stato riservati ambienti separati per fumatori e non fumatori.

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