Sabato 18 Maggio 2024

16-09-26-copertina-di-time-con-hofer-e-strache-copiaCon quanto interesse si seguano nel mondo le elezioni presidenziali austriache lo si evince da molte circostanze, anche apparentemente marginali. Il “Time” per esempio. L’edizione europea del diffusissimo settimanale americano ha dedicato la copertina del suo ultimo numero proprio al voto in Austria. Ma non vi ha messo i due candidati alla Hofburg, l’ex verde Alexander Van der Bellen e il liberalnazionale Norbert Hofer, bensì il secondo, in compagnia del leader del suo partito, l’Fpö, Heinz-Christian Strache.

L’Austria, con i suoi 8,7 milioni di abitanti, è uno Stato relativamente piccolo, di cui di norma il “Time” non si occupa o, per lo meno, non si occupa in prima pagina, così come non si occupa di altri Paesi europei di quelle dimensioni. Che questa volta abbia fatto un’eccezione è significativo. Ma è soprattutto significativa la scelta di mettere in copertina i due esponenti della destra populista e liberalnazionale sotto il titolo “Le nuove facce della destra”.

Hofer e Strache sono assurti a simbolo della deriva a destra dell’Europa, un fenomeno che non riguarda soltanto l’Austria, ma, come ben sappiamo, la Francia di Le Pen, la Germania di Frauke Petry, l’Italia di Salvini e altri Paesi ancora. Con una differenza: in Austria, per la prima volta, un esponente di quella destra (che qui non è soltanto populista come in Italia, ma soffre anche di nostalgie naziste e antisemite) potrebbe aggiudicarsi la poltrona di capo dello Stato. “La patria di Adolf Hitler – scrive nelle pagine interne il “Time” – sarebbe il primo Paese dell’Europa occidentale, dopo la caduta del nazismo, ad eleggere un presidente di estrema destra”.

In Austria non si ha questa percezione del fenomeno o, per lo meno, non se ne dà la stessa lettura. Forse è un effetto di presbiopia, che impedisce di vedere ciò che invece appare più nitidamente a chi guarda da lontano. Nella campagna elettorale presidenziale, che si trascina ormai dall’inizio dell’anno – a causa prima dell’annullamento del voto di ballottaggio e poi del rinvio dello stesso ballottaggio bis, per un difetto riscontrato nelle buste predisposte per le votazioni per posta – i temi in discussione sono quelli dei profughi, della loro integrazione, dell’Unione europea, del reddito minimo di cittadinanza. Vengono perse di vista le radici storiche e personali di Strache e di Hofer, la loro appartenenza alle “Burschenschaften” universitarie di estrema destra, la vicinanza ai movimenti neonazisti tedeschi, la “corrispondenza d’amorosi sensi” con presunti storici che negano l’Olocausto.

La strategia dell’Fpö di questi tempi – elaborata Herbert Kickl, vera mente pensante del movimento, e applicata con assoluto rigore – è di ripulire l’immagine del partito da ogni minima traccia del passato nazista. Bandito ogni accenno antisemita, bandito ogni riferimento al nazionalismo pantedesco, banditi i bei campi paramilitari nel Salzkammergut di un tempo o le cerimonie notturne con le torce per commemorare la capitolazione del grande Reich. Le iniziative sono tutte in senso opposto, come la richiesta dell’altro ieri di Hofer di abbattere al suolo la casa natale di Hitler, a Braunau. L’obiettivo non è solo di spianare la strada alla Hofburg di Hofer, evitando di spaventare l’elettorato moderato, ma anche e soprattutto di prepararsi alle elezioni politiche del 2018, che i sondaggi danno Strache già per vincente.

Ma da Londra, dove si redige l’edizione europea di “Time”, si ha una visione d’insieme, potremmo dire strategica, che non tiene conto delle mosse tattiche preelettorali di breve periodo dell’Fpö. È probabilmente alla luce dell’eco internazionale delle elezioni austriache che l’altro ieri anche il presidente uscente Heinz Fischer ha deciso di prendere posizione, annunciando che il 22 maggio aveva votato per l’avversario di Hofer, Van der Bellen, e che in dicembre farà la stessa cosa.

Un vero e proprio colpo di scena, perché mai prima d’ora un presidente non più in carica si era schierato per uno dei candidati alla successione. Va detto che la situazione attuale è molto particolare. Nella prima fase, fino al ballottaggio, il presidente Fischer aveva mantenuto un doveroso riserbo, essendo ancora nel pieno delle sue funzioni. I suoi predecessori avevano fatto lo stesso, perché il meccanismo elettorale presidenziale austriaco prevede che un presidente cessi dall’incarico nel giorno stesso in cui il suo successore presta il giuramento.

Questa volta è andata diversamente. Dall’8 luglio Fischer è un privato cittadino. Non ha alcuna carica istituzionale (a differenza, per esempio, degli ex presidenti italiani, che diventano senatori a vita). In questa sua nuova veste ha ritenuto di potersi esprimere. Un parere che certamente avrà il suo peso, perché, nonostante la sua lunga militanza nel Partito socialdemocratico, nei 12 anni di presidenza (due mandati consecutivi di 6 anni) Fischer si era qualificato come un politico “super partes”, con altissimo gradimento dell’opinione pubblica in tutti i sondaggi. La sua voce, pertanto, conterà.

Ma, nel fare l’annuncio l’altro ieri, l’ex presidente ha voluto darne motivazioni molto più modeste: ha detto che “un giorno dovrà spiegare le ragioni della sua scelta ai suoi nipotini”. E, senza nominare Norbert Hofer, ha affermato che alla base della sua decisione vi è “un appello per la democrazia e per una società aperta, per la giustizia sociale, la tolleranza, l’integrazione europea” e, al tempo stesso, “un appello contro il populismo, il nazionalismo e la xenofobia”.

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TANTO PER CHIAMARE LE COSE CON IL LORO NOME. Il partito di cui Heinz-Christian Strache è segretario nazionale e Norbert Hofer è il numero due, si chiama Freiheitliche Partei Österreichs, che in sigla diventa Fpö. La traduzione italiana è: Partito liberale austriaco, come nella prima repubblica italiana il Pli era il Partito liberale italiano. Per ragioni che ci sono sconosciute da qualche tempo molti giornalisti italiani chiamano il partito di Hofer e Strache “Partito delle libertà”, forse perché non conoscono il tedesco e nelle loro orecchie è rimasto il suono del “Popolo delle libertà”, che invece era un’altra cosa. Perfino Wikipedia usa questa versione impropria.

In questo blog continueremo a chiamare l’Fpö come abbiamo sempre fatto e come facevano una volta tutti i giornali: Partito liberal-nazionale austriaco. È la traduzione corretta di Freiheitliche Partei, con l’aggiunta di quel “nazionale”, reso necessario dalla caratterizzazione nazionalista dell’Fpö, che lo distingue da tutti gli altri partiti liberali d’Europa. In tedesco quel “nazionale” non è necessario, perché in Austria tutti sanno che l’Fpö è “national”. Ma in italiano sì. È questa connotazione, infatti, la ragione per cui nel 1993 l’Fpö fu espulso dall’Internazionale Liberale.

 

NELLA FOTO, la copertina di Time, con le foto di Heinz-Christian Strache e Norbert Hofer, definiti “le nuove facce della destra”.

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