Sabato 18 Maggio 2024

16-09-24-vienna-vertice-capi-di-governo-della-rotta-balcanicaImpegno a bloccare definitivamente la rotta balcanica dei migranti, attraverso il rafforzamento della vigilanza ai confini esterni dell’Ue e assegnazione di maggiori mezzi all’organizzazione Frontex: sono questi probabilmente i soli risultati del vertice sui migranti, svoltosi ieri mattina a Vienna, con la partecipazione di tutti i sette Stati balcanici e in più, rispetto al vertice sul Balcani occidentali di inizio anno, anche la Grecia e la Germania. Il senso dell’obiettivo raggiunto è stato sintetizzato alla fine dal cancelliere austriaco Christian Kern: “Decidiamo noi chi viene in Europa e non i passeur”.

Non è molto, quanto è stato ottenuto nella capitale austriaca (per esempio, il tema scottante della ridistribuzione dei profughi in misura equa tra tutti i Paesi dell’Ue non è stato nemmeno affrontato), ma non ci si poteva aspettare di più. Troppe le divergenze tra i partecipanti. Due dei quali – il primo ministro della Bulgaria, Bojko Borissow, e quello serbo, Aleksandar Vucic – hanno addirittura lasciato in anticipo l’incontro.

Probabilmente il più “europeo” e solidale di tutti gli interventi è stato quello della cancelliera tedesca Angela Merkel. Ha assicurato alla Grecia (all’incontro era presente il primo ministro Alexis Tsipras), ma anche all’Italia, che pure non partecipava al vertice, ulteriori aiuti per affrontare la crisi dei profughi. In particolare, ha annunciato che la Germania accoglierà da questi due Paesi “ogni mese parecchie centinaia di profughi con diritto di asilo”. “Il nostro obiettivo – ha soggiunto Merkel – dev’essere quello di bloccare il più possibile l’immigrazione illegale”.

Nell’inerzia dell’Europa e alla faccia degli egoismi di altri Paesi membri che, pur non sfiorati dai flussi migratori, non ne voglio sapere di quote di profughi da accogliere sul loro territorio, la cancelliera tedesca si è assunta ancora una volta la responsabilità di una risposta solidale ai partner del Sud Europa, pur consapevole che questo non le gioverà certamente sul piano elettorale, come si è visto recentemente.

L’Ungheria, rappresentata a Vienna da Viktor Orban, persiste nella sua compartimentazione stagna del Paese, rifiuta di riprendersi i profughi che dall’Ungheria sono passati in Austria e, ovviamente, non ne vuol sapere delle quote di ripartizione dei profughi nell’ambito dell’Ue dei 28. Simile la posizione della Romania (ieri rappresentata dal ministro degli esteri Dragos Tudorache), anche se con toni meno duri di quelli di Orban.

Drammatica la situazione della Grecia, proprio a causa del rifiuto di altri partner europei dei profughi che sono approdati alle sue isole. Ne dovevano essere ridistribuiti 66.000, secondo la promessa fatta da Bruxelles a inizio anno, mentre finora Atene è riuscita a farne partire soltanto 4.140. Anche il respingimento in Turchia dei migranti cui non è stato riconosciuto il diritto all’asilo, in base all’accordo di aprile, è stato insignificante: 509 persone in tutto. Ciò è dipeso dal numero enorme di richieste di asilo e dal personale insufficiente incaricato di esaminarle. Per giunta, in molti casi i giudici greci hanno imposto una revisione dei provvedimenti di respingimento, con la motivazione che i profughi non sarebbero stati al sicuro in Turchia. In proposito, nel vertice di ieri vi è stata unanimità nel sostenere la necessità che la Grecia sia aiutata su questo fronte, per accelerare i procedimenti di verifica delle richieste di asilo.

 

FOTO DI GRUPPO dei primi ministri e rappresentanti di governo che hanno partecipato ieri a Vienna al vertice sulla crisi dei profughi lungo la rotta dei Balcani. Al centro, accanto ad Angela Merkel, il cancelliere austriaco Christian Kern.

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