Domenica 2 Giugno 2024

export_import_landverkehr_3Sorprese di Ferragosto: l’economia austriaca è cresciuta dello 0,9% nel secondo trimestre dell’anno, rispetto al trimestre precedente. Il Wirtschaftsforschung Institut (Wifo), Istituto di ricerca economica di Vienna, ne ha dato l’annuncio, sottolineando che si tratta del miglior risultato da due anni a questa parte, da quando cioè la crisi internazionale ha colpito anche l’economia austriaca.

Significa che il peggio è passato e che si può tornare a respirare? Marcus Scheiblecker, esperto del Wifo, esorta alla prudenza: la crescita è stata determinata dalle esportazioni, che nello stesso periodo hanno registrato un balzo del 2,2% (il dato più alto da tre anni), ma non sono state accompagnate da una crescita parallela degli investimenti, ancora pressoché fermi.

Alla spinta alle esportazioni e alla conseguente crescita dell’economia interna ha contribuito molto la contemporanea crescita in Germania. “La nostra economia dipende molto da quella tedesca – ha osservato Stefan Bruckbauer, responsabile dei servizi economici di Bank Austria – Se cresce la Germania, gli effetti si avvertono subito anche in Austria”. Insomma, la sorpresa maggiore arriva dai “cugini” tedeschi. Se tra aprile e giugno la crescita europea è stata mediamente dell’1,7%, questo lo si deve alla “locomotiva” Germania, che nello stesso periodo ha registrato una crescita reale del 2,2%, il valore più alto da 23 anni.

Secondo Kai Carstensen, responsabile delle analisi congiunturali dell’Ifo, istituto di Monaco di Baviera, alla fine dell’anno la crescita potrebbe arrivare addirittura al 3%. Anche in Germania – anzi, soprattutto in Germania – il balzo di segno positivo è riconducibile in larga misura all’aumento dell’export. Gli osservatori economici, tuttavia, non si lasciano trascinare dall’euforia. L’andamento del secondo trimestre potrebbe derivare da fenomeni occasionali e non ripetibili. Un esempio: l’inverno troppo freddo ha fatto slittare alla primavera molti investimenti nel settore edilizio. Ecco perché nel secondo trimestre sono state investite risorse che altrimenti sarebbero state impiegate nel primo.

Sia quel che sia, il dato reso pubblico alla vigilia di Ferragosto apre la porta all’ottimismo. La crescita dell’export – dicono in Austria – dovrebbe reggere, perché alimentata non soltanto dal mercato tedesco (da sempre principale importatore di prodotti austriaci), ma anche da quello cinese. Secondo gli analisti del Wifo, quand’anche l’economia Usa dovesse indebolirsi, come si teme, ciò si ripercuoterebbe sicuramente anche sull’Austria, ma non al punto tale da dover registrare segni negativi nell’andamento economico. La previsione a breve termine (fino all’autunno) è di una crescita solida, anche se non veloce.

Un aspetto evidenziato dal Wifo sono anche le ricadute sul mercato del lavoro. Non sempre a un aumento del Pil corrisponde un aumento dell’occupazione. Sta di fatto, però, che in luglio l’indice di disoccupazione era del 10% inferiore a quello dell’anno prima. L’Austria si conferma così come il Paese con il minor numero di disoccupati in rapporto alla popolazione attiva. E ciò aiuta l’economia – osservano gli esperti del Wifo – perché riduce il costo degli interventi sociali dello Stato, aumenta la capacità di consumo della popolazione e i consumi a loro volta mettono in moto i settori produttivi.

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