Sabato 18 Maggio 2024

Quanti sono i soldi che gli italiani hanno affidato alle banche austriache? Secondo i dati ufficiali della Banca nazionale, i depositi dei nostri concittadini ammonterebbero a 1 miliardo 399 milioni, cui andrebbero aggiunti i capitali trasferiti dalle imprese, di cui si ignora l’ammontare, ma che dovrebbero essere molti di più.
Usiamo il condizionale, perché questi dati vanno presi con beneficio d’inventario. Non tutte le banche segnalano a Vienna i loro clienti stranieri. Alcune fingono di non accorgersene. Una denuncia in tal senso viene dal governo tedesco, più inferocito di quello italiano nei confronti dei “cugini” austriaci, rei di accogliere a braccia aperte i capitali provenienti dalla Germania e sottratti così al fisco del loro Paese. In contraddizione con i dati ufficiali, che stimano in 7 miliardi 277 milioni gli euro tedeschi depositati da privati nelle banche austriache, cui si aggiungono altri 20 miliardi depositati dalle imprese, il governo di Berlino stima che la “fuga” sia addirittura di 70 miliardi, con un danno per l’erario facilmente immaginabile.
Tra le banche d’Oltralpe che hanno riempito i forzieri con denaro proveniente dall’Italia figurano in primo luogo quelle di Villach e Klagenfurt, preferite dai friulani e dai veneti per ovvie ragioni di chilometraggio. Da Verona in là, invece, si sceglie piuttosto Innsbruck. Le ragioni per affidare il proprio denaro a banche austriache sono molteplici, ma al primo posto figura indubbiamente la volontà di sottrarre al fisco redditi derivanti da lavoro nero o da altre attività più o meno illecite. A questo scopo l’Austria, fino a ieri, rappresentava un porto sicuro.
Ora non più. Nei giorni scorsi, appena in tempo per il G20 di Pittsburgh, il Parlamento austriaco ha deliberato una modifica alla legge sul segreto bancario, “ammorbidendolo” quel tanto che basta perché il Paese sia cancellato dalla “lista grigia” dei paradisi fiscali dell’Ocse. L’Austria era rimasto l’unico Paese dell’Unione Europea iscritto in quella lista dell’ignominia e, se non avesse fatto in modo di uscirne, presto sarebbero piovute le sanzioni nei suoi confronti, a cominciare dall’impossibilità di partecipare ai progetti e ai finanziamenti della Banca europea degli investimenti.
Il voto del Parlamento ha scongiurato quel rischio. La nuova normativa rende possibile alle autorità finanziarie di altri Paesi (e quindi anche dell’Italia) di accedere ai depositi delle banche austriache, quando vi siano fondati sospetti che il denaro depositato sia stato sottratto al fisco o provenga da altre attività illecite. Cade così uno degli ultimi baluardi del sistema bancario austriaco, dopo che già nel 2002 era stato cancellato l’anonimato.

Tra segreto e anonimato c’è una bella differenza. Il segreto comporta che la banca può non svelare il nome dei titolari di un conto o di un deposito di altro genere, ma li conosce; l’anonimato significa che la stessa banca ignora l’identità del cliente e che le somme depositate sono contraddistinte da un semplice numero o da un codice.
D’ora in poi non sarà più così. In presenza di indagini degli inquirenti italiani, anche le banche austriache, se richieste, saranno tenute a fornire ogni informazione utile sul conto dei clienti italiani e sull’ammontare dei loro depositi.
Poiché la norma sul segreto bancario era di rango costituzionale, per “ammorbidirla” era richiesta una maggioranza di due terzi dei membri del Parlamento, maggioranza di cui la coalizione di governo non dispone. È stato necessario coinvolgere anche i partiti di opposizione. Uno non ha accettato (l’Fpö, il Partito liberalnazionale), mentre Bzö (il partito di Haider) e Verdi lo hanno fatto, ponendo però delle condizioni riguardanti il potere della Corte dei conti. Chiedevano che la funzione di controllo della Corte sugli enti pubblici fosse estesa anche alle società private partecipate dallo Stato, comprese quelle con una quota pubblica inferiore al 50%, ma in cui di fatto il controllo fosse in mano allo Stato. Per tutta l’estate l’Övp (il Partito popolare) si è opposto, ma all’approssimarsi del vertice di Pittsburgh, ha ceduto e la legge è passata con la maggioranza necessaria dei due terzi.
I friulani e i veneti che hanno qualche soldo nelle banche carinziane ora sono avvertiti.

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