L’Austria è riuscita ad abrogare una legge che già non c’era più: quella sull’obbligo vaccinale. L’atto formale avverrà in una delle prossime sedute plenarie del Parlamento, ma la decisione è già stata presa a livello politico dai partiti di governo, l’Övp e i Verdi, dopo aver consultato i gruppi parlamentari.
Il provvedimento di abrogazione ha un che di surreale. La decisione di imporre l’obbligo vaccinale era stata presa in novembre in una riunione del governo, estesa ai governatori dei Länder, che si era tenuta in via eccezionale in un paesino del Tirolo, sull’Achensee, anziché a Vienna. Poiché in quel periodo i contagi dilagavano e le terapie intensive erano al collasso, in quel vertice furono presi due provvedimenti: il quarto lockdown e, appunto, l’obbligo vaccinale. Ma non subito, solo dal successivo febbraio.
Le ragioni di questa partenza a scoppio ritardato non sono note. In ogni caso l’obbligo vaccinale deciso in novembre divenne legge il 4 febbraio, dopo l’approvazione anche da parte del Bundesrat, la seconda Camera del Parlamento, ma subito dopo fu deciso di non applicarla. C’era la legge, c’erano le sanzioni per chi non si adeguava, ma si si preferì chiudere un occhio e far finta di nulla: i controlli sistematici sarebbero scattati soltanto dal 15 marzo in poi, per dar tempo agli austriaci di rassegnarsi all’idea.
Invece già prima di quella data si decide di abrogare la legge e di farla finita. Il numero dei contagi è in forte calo, anche grazie alle migliorate condizioni meteo; di conseguenza è in calo il numero dei ricoveri nei reparti di degenza e in terapia intensiva. La commissione di medici e giuristi appositamente istituita dal governo per valutare le esigenze di salute pubblica e contemporaneamente quelle delle libertà personali tutelate dalla Costituzione esprime il parere che l’obbligo vaccinale non sia più giustificato. Suggerisce di “salvare” la legge, ma di congelare a tempo indeterminato le sanzioni, di modo che nell’eventualità di nuove ondate di contagi l’obbligo possa essere immediatamente ripristinato.
Il governo, invece, sceglie di non fare le cose a metà e preferisce l’abrogazione tout court. Eravamo tutti convinti che da allora la legge non esistesse più. Invece oggi scopriamo che c’è ancora, perché in marzo alle parole non erano seguiti i fatti, tant’è che soltanto oggi se ne riannuncia l’abrogazione. Anche questa volta le ragioni del provvedimento a scoppio ritardato sono ignote. Quella ufficiale non convince: si sostiene di voler eliminare “i fossati” che l’obbligo vaccinale, peraltro mai applicato, avrebbe scavato nella popolazione austriaca tra no-vax e sì-vax.
Si aggiunge, inoltre, che l’obbligo vaccinale non aveva determinato un aumento delle vaccinazioni, tanto valeva quindi eliminarlo. È un’affermazione che fa a pugni con la logica: l’obbligo vaccinale viene imposto proprio perché una parte dei cittadini austriaci (intorno al 15%) non accetta di vaccinarsi. L’obbligo non sarebbe necessario se tutti si fossero vaccinati spontaneamente.
La decisione di abrogare la legge è stata annunciata ieri dal ministro della Salute Johannes Rauch (Verdi) e dal capogruppo dell’Övp, August Wöginger. Una decisione inattesa e che ha sorpreso tutti, perché viene comunicata proprio nel momento in cui il numero dei contagi e dei ricoveri è in sensibile aumento e gli epidemiologhi ritengono che si stia già manifestando una nuova ondata di contagi. Il contrario di ciò che accadeva in marzo, quando la legge era stata “abrogata” una prima volta, e i contagi erano in forte calo. Per queste ragioni dicevamo sopra che il provvedimento ha un che di surreale.
NELLA FOTO, il ministro della Salute, Johannes Rauch (Verdi), a sinistra, e il capogruppo dell’Övp, August Wöginger, nella conferenza stampa in cui hanno annunciato l’abrogazione dell’obbligo vaccinale.
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