Domenica 2 Giugno 2024

Non sono molte le riforme attuate dal governo di Sebastian Kurz. Tanto fumo e poco arrosto, verrebbe da dire, come accade spesso con i populisti. La più importante che si ricordi è quella che riguarda le casse malattia. Ce n’erano 21 e lui le ha accorpate per ridurne il numero. La fusione avrebbe dovuto comportare un risparmio di un miliardo all’anno. Il messaggio, almeno, era questo.

Ma certi processi non sono così semplici come si vuol far sembrare che siano e quello dell’accorpamento delle casse non lo è stato. A tre anni dalla fusione arriva la doccia fredda della Corte dei conti: la riforma non solo non ha consentito di risparmiare un miliardo, ma ha comportato addirittura una maggiore spesa di 215 milioni.

Difficile comprenderne la ragione. Il sistema precedente prevedeva casse distinte e autonome per ciascuno dei nove Länder, a cui si aggiungevano istituti specifici per determinate categorie di lavoratori, come i ferrovieri o gli agricoltori. Erano riunite in una federazione, l’Hauptverband der Sozialversicherungsträger, ma ognuna andava per la propria strada, erogando prestazioni diverse, benché gli assistiti versassero tutti gli stessi contributi.

Così, per esempio, il costo degli apparecchi ortodontici veniva rimborsato al 10% ai dipendenti pubblici, al 30% ai ferrovieri e addirittura al 50% agli iscritti alle casse malattia generali. Altro esempio per le sedie rotelle: le casse di Vienna, Bassa Austria e Tirolo rimborsavano 498 euro, in Carinzia 830 euro, in Alta Austria, Salisburghese e Vorarlberg addirittura 1.328 euro.

Cos’è andato storto? La fusione ha fatto sì che le prestazioni fossero unificate al rialzo? O forse sono venuti meno i controlli sulla spesa, che nel piccolo sono più facili, mentre nel grande calderone riescono più difficili? Il Ministero della Salute non è stato in grado di rispondere. Così come non c’è funzionario del Ministero che sappia spiegare come Kurz, al tempo della riforma, avesse annunciato un risparmio di un miliardo. Nessuno aveva fatto quel calcolo, Il cancelliere prodigio aveva sparato quella cifra a caso?

L’unico elemento che emerge dalla relazione della Corte dei conti è l’esplosione dei costi per consulenze disposte dall’allora ministra Beate Hartinger-Klein (Fpö).  Ma sono voci di spesa di alcuni milioni, che non spiegano il totale di 215 milioni che emerge dal rapporto. Scopo di quelle consulenze era l’omogeneizzazione dei servizi prestati dai vari istituti, che è riuscita soltanto in parte.

È vero, la riforma del governo Kurz, entrata in vigore il 1. gennaio 2020, ha ridotto le casse da 21 a 5, riunendole nella Ögk (Österreichische Gesundheitskasse, la “cassa malattia austriaca” unificata) e sono stati fatti molti passi sulla strada dell’armonizzazione, ma non si è raggiunto un sistema di assistenza omogeneo sull’intero territorio nazionale. Ora la “macchina” fa capo a un ente unico, ma la controparte con cui si trattano le prestazioni, le Ärtzekammern (le Camere dei medici), resta divisa in nove teste, una per ogni Land. Soluzioni standard per tutta l’Austria sono state raggiunge in pochi settori, come quelli dell’oculistica e l’ostetricia. Un risultato modesto e soprattutto costoso.

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