Sabato 18 Maggio 2024

20.11.06 Vienna, attentato terroristico, poliziaC’è ancora molta confusione nelle indagini sull’episodio terroristico di lunedì sera a Vienna. Nelle prime ore si era parlato di un commando di 7-8 persone, che con azione simultanea e coordinata aveva sparato all’impazzata in almeno sei luoghi diversi del centro storico di Vienna, tra la Schwedenplatz e il Graben, la sinagoga della Seitenstettengasse e la Rupertkirche, che non sono luoghi proprio a due passi l’uno dall’altro.

Ieri, nella seduta straordinaria del Parlamento, convocata apposta per parlare del tragico evento, il cancelliere Sebastian Kurz ha elogiato le forze dell’ordine, per aver catturato l’attentatore in soli 9 minuti, ristabilendo l’ordine e la sicurezza in città. Solo 9 minuti? Un tempo che nemmeno a Batman sarebbe bastato.

E poi il terrorista ventenne, cittadinanza austriaca, famiglia macedone di etnia albanese. Lui da solo? E gli altri 7-8 complici che fine hanno fatto? Sono scomparsi nel nulla o forse non sono mai esistiti, frutto della comprensibile confusione di quella notte?

Il giorno dopo il ministro degli Interni annuncia che forse il terrorista aveva agito da solo o forse con un complice. Ma intanto la polizia è scatenata e ferma 16 persone, una delle quali viene subito rilasciata. La Procura di Stato poi chiederà l’arresto soltanto di 8. La misura restrittiva dovrà essere convalidata da un giudice entro giovedì, altrimenti gli 8 saranno rilasciati.

Di cosa sono accusati? Di complicità con il terrorista? Di solito in questi casi, almeno in Italia, si conoscono le motivazioni. Delle presunte responsabilità degli 8, invece, non sappiamo nulla, perché gli inquirenti non hanno svelato le ragioni che ne hanno giustificato l’arresto, ma sono state invece prodighe di informazioni sui precedenti.

Intanto tutto il gruppo risulta appartenere a quello che viene definito “l’ambiente islamico radicalizzato”. Tutte queste persone frequentano moschee salafite, che non è un buon segno (il salafismo predica il ritorno alla purezza dell’islam e la guerra santa contro l’Occidente), ma che non è di per sé neanche un reato, altrimenti quelle moschee andrebbero subito chiuse.

Otto delle persone arrestate o soltanto denunciate – ha comunicato Franz Ruf, direttore generale per la sicurezza pubblica – sono già state condannate in passato con sentenze passate in giudicato. Per quattro di esse l’accusa era connessa con il reato di terrorismo.

Uno dei quattro accusati è il giovane con cui il terrorista rimasto ucciso nello scontro a fuoco di lunedì aveva tentato nel 2018 di raggiungere la Siria, per unirsi alle milizie dell’Is. Ma c’è anche un altro degli altri arrestati che nel 2015 aveva fatto lo stesso tentativo. A quel tempo aveva soltanto 16 anni e si era messo in viaggio con la “moglie” (così l’aveva presentata) e con altri jihadisti di origine balcanica. Erano stati fermati, rispediti in Austria, processati e condannati.

Un altro degli arrestati è figlio di una donna che in luglio aveva preso a noleggio un auto per accompagnare in Slovacchia il terrorista ammazzato lunedì. Volevano fare shopping di armi, ma poi non avevano comprato nulla. Il tentato acquisto non era passato inosservato ai servizi di intelligence slovacchi, che lo avevano subito segnalato all’antiterrorismo austriaco. Ma questo ufficio si era dimenticato di segnalarlo a sua volta alle autorità giudiziarie e aveva finito per non occuparsene più. Ma questa è un’altra storia.

Due dei sospettati sono già stati condannati per crimini di violenza, altri due per un tentato omicidio a Linz. Uno di questi ultimi due è stato condannato nel 2012 a 10 anni di carcere, ma è stato rimesso in libertà nel 2017. L’altro è stato condannato a 5 anni e sei mesi, ma è uscito di galera già nel 2015.

Tutto il gruppo di cui stiamo parlando è in giovane, se non addirittura giovanissima età. Uno degli arrestati ha soltanto 16 anni, il più “vecchio” ne ha 23. Sono quasi coetanei del terrorista che ha sparato lunedì nel cuore di Vienna, che di anni ne aveva 20. Delle prime 12 persone arrestate, già nella notte tra martedì e giovedì, 7 sono nate in Austria da famiglie immigrate, due sono nate in Kosovo, due in Cecenia, una in Bangladesh. Attualmente erano residenti a Vienna e a St. Pölten, il capoluogo della Bassa Austria; uno solo di essi abitava a Linz.

Non si sa se questi giovani si conoscessero tra di loro e se avessero contatti con il terrorista che ha sparato lunedì. Due di essi erano andati a scuola insieme a St. Pölten, alcuni frequentavano un club calcistico. Altri due erano presenti sui social. Sono in corso indagini, ma non si sa ancora con certezza se fossero complici del terrorista o almeno a conoscenza della strage che stava pianificando. E ciononostante sono stati arrestati.

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