La fiducia degli austriaci nei loro politici è scesa al minimo storico. Soltanto quattro di essi superano la soglia zero nel “Vertrauenindex” (“indice di fiducia”) elaborato dall’istituto Ogm per conto dell’agenzia di stampa Apa. Si tratta di un sondaggio che l’Ogm conduce sistematicamente da vent’anni, su un campione di circa 1100 intervistati. Ad essi vengono poste due semplici domande: in quale esponente politico avete fiducia, in quale non avete fiducia. L’indice è il risultato della somma algebrica dei due giudizi.
Naturalmente il parere viene chiesto su un numero circoscritto di politici, quelli più rappresentativi a livello nazionale (nel nostro caso erano 27). L’Ogm conduce poi altri sondaggi a livello regionale, nei quali viene chiesto il giudizio su esponenti politici locali.
Il “Vertrauenindex” reso pubblico ieri registra i risultati del sondaggio effettuato in novembre. Sopra quota zero, come dicevamo, compaiono soltanto quattro nomi (significa che per essi i voti di fiducia sono stati superiori ai voti di sfiducia). In testa, come sempre, il presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, con 27 punti. Al secondo posto, Alma Zadic (Verdi), con 11; al terzo Martin Kocher (Övp), con 9; al quarto, Doris Bures (Spö), con 7.
Il risultato di Van der Bellen non sorprende. Il Capo dello Stato, per il ruolo istituzionale che svolge, al di sopra del battibecco politico di ogni giorno, ha sempre goduto di larga stima, a prescindere al partito di provenienza. Lo stesso può dirsi per Bures, seconda presidente del Parlamento. Sorprende, invece, la considerazione emersa dal sondaggio per gli altri due.
Alma Zadic, ministra della Giustizia, è una ex rifugiata islamica bosniaca, approdata in Austria trent’anni fa, in fuga dalle stragi dei serbi. Al suo arrivo non sapeva una parola di tedesco, ma aveva presto imparato, integrandosi del Paese che le aveva dato accoglienza e impegnandosi negli studi giuridici ai massimi livelli in Austria e all’estero. La fiducia in lei è dovuta esclusivamente al lavoro svolto da ministra, soprattutto resistendo stoicamente ai tentativi dell’Övp di intervenire nel sistema giudiziario, quando le indagini per corruzione nei confronti di Sebastian Kurz e del suo cerchio magico incominciavano a mettere in serie difficoltà il partito.
Kocher, ministro del lavoro e dell’economia, è espressione dell’Övp, ma non è iscritto all’Övp. È un economista prestato alla politica, come si usa dire. Subentrò a inizio 2021 a Christine Aschbacher, costretta a dimettersi dopo le accuse di plagio nella sua tesi di laurea. La stima di cui gode è probabilmente dovuta proprio al fatto di non essere un politico di professione.
Tutti gli altri sono sotto lo zero. Il cancelliere Karl Nehammer (Övp), per esempio, è all’8. posto, con -11 punti. Il vicecancelliere Werner Kogler (Verdi) è undicesimo, con -16. La leader di Neos (partito liberale di centro), Beate Meinl-Reisinger, è quarta, con -8; la segretaria dei socialdemocratici, Pamela Rendi-Wagner, è nona, con -13.
In fondo alla graduatoria, come sempre, si trova Herbert Kickl, segretario dell’Fpö (estrema destra sovranista), con -53, ma questa volta non è l’ultimo, come era apparso in tutti i precedenti sondaggi. Il ruolo di fanalino di coda spetta a Wolfgang Sobotka (nella foto), primo presidente del Parlamento, con -59. Un record negativo!
Non c’è da stupirsi. Sobotka è balzato di recente al centro delle accuse della Procura anticorruzione, dopo che le chat intercettate a Thomas Schmid, ex uomo di fiducia di Kurz, avevano svelato le sue pressioni per bloccare indagini fiscali nei confronti di due fondazioni vicine all’Övp, che sarebbero servite per convogliare finanziamenti illeciti al partito. Le rivelazioni di Schmid, diventato nel frattempo collaboratore di giustizia, hanno avuto ripercussioni non soltanto su Sobotka, ma anche e soprattutto sull’Övp.
In un altro sondaggio – condotto questa volta dall’istituto Unique Research per conto del settimanale Profil – il Partito popolare precipita al 22% (alle ultime elezioni nel 2019 era al 37,5%) e diventa terzo partito, dopo l’Spö e addirittura dopo l’Fpö, che pure si sta ancora leccando le ferite dello scandalo di Ibiza. L’aspetto più sconcertante è che Sobotka attualmente è anche presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sui finanziamenti illeciti all’Övp, commissione nella quale riveste anche il ruolo di accusato.
La presidenza della commissione gli compete in quanto presidente del Parlamento e, benché gli sia stato chiesto da tempo di farsi da parte, per l’evidente incompatibilità dei ruoli, Sobotka non intende assolutamente dimettersi. Dal sondaggio di Unique Research emerge che il 55% della popolazione vorrebbe che se ne andasse.
Sobotka, del resto, è inamovibile, perché il regolamento del Parlamento non contempla un voto di sfiducia nei confronti del suo presidente. Può esserci un voto di sfiducia nei confronti del cancelliere (il primo governo Kurz cadde proprio per questa ragione), può esserci un voto di sfiducia persino nei confronti del Presidente della Repubblica, ma non nei confronti di quello del Parlamento. Si spiega anche così quel -59 del “Vertrauenindex”.
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