Sabato 18 Maggio 2024

 14.03.27 Parco industriale Euronova, Arnoldstein - CopiaIeri abbiamo dato notizia dell’imminente insediamento in Carinzia della Roto-cart di Piombino Dese (Padova). È la seconda azienda italiana quest’anno che decide di investire oltreconfine, dopo la Ipl Industrie Plastiche Lombarde di Besozzo (Varese), che ha inaugurato il suo stabilimento il 3 marzo. Ma quante altre l’hanno preceduta su questa strada e quante altre si accingono a farlo?

 

Il giornale di Klagenfurt “Kleine Zeitung” ha sentito in proposito Sabrina Schütz-Oberländer, che guida l’Entwicklungsagentur, vale a dire l’agenzia che promuove gli insediamenti industriali nel Land, organizzando incontri all’estero con potenziali investitori. Rispondendo al collega Philipp Novak, la responsabile dell’agenzia ha dichiarato che l’insediamento della Roto-cart è solo “uno di 70 progetti in corso”.

 

Siamo di nuovo alla magia dei numeri, che moltiplica per dieci o per cento – fa lo stesso – la realtà. Due mesi fa, la Schütz-Oberländer aveva dichiarato che nel 2013 ben 46 nuove aziende avevano avviato l’attività in Carinzia, di cui 28 (ventotto!) italiane. Dati analoghi erano stati forniti negli anni precedenti, al punto che tutte le aree industriali della Carinzia dovrebbero essere intasate da aziende in fuga dall’Italia e l’italiano dovrebbe essere diventata ormai la lingua più parlata in zona.

 

Invece non è così, basta fare un giro nelle zone industriali, che non sono poi tante: c’è quella di Arnoldstein e Fürnitz, quella di Völkermarkt (dove si è insediata il mese scorso la Industrie Plastiche Lombarde), quella di St. Veit an der Glan (dove ora ha comprato i terreni la Roto-cart), c’è il parco tecnologico di Villach. Stop. Dell’invasione italiana nessuna traccia.

 

Eppure dalle nostre parti si continua a parlarne, perché le balle, se ripetute in continuazione, diventano verità. E più sono grosse, più vengono credute. Spesso se ne parla senza alcuna verifica, perché “fanno comodo”. Possono servire, nei talk show, per dimostrare il malessere delle imprese nostrane, costrette a emigrare in Austria, il paese delle meraviglie, dove scorre latte e miele.

 

A questo punto, siccome la Kärnten Entwicklungsagentur (l’agenzia del Land Carinzia citata sopra) si rifiuta di comunicare i nomi delle aziende italiane che, a ondate successive, avrebbero scavalcato il confine di Tarvisio, adducendo esigenze di privacy (sic), e siccome i sopralluoghi da noi effettuati hanno dato l’esito descritto sopra, non resta che lanciare un appello ai lettori di questo blog: chi sa, parli. Chi conosce tutte o alcune delle aziende che hanno delocalizzato (o aperto una filiale) in Carinzia, ce lo comunichi.

 

Qui di seguito pubblichiamo i nomi delle aziende che a noi risultano fino a questo momento “espatriate”. Sono meno di dieci in un arco di tempo che supera i 15 anni. Se ci saranno segnalate delle altre, le aggiungeremo volentieri all’elenco. Ovviamente non abbiamo preso in considerazione hotel, bar, pizzerie, gelaterie ecc., che, pur essendo attività economiche registrate tra le società, non svolgono attività produttive.

 

Aziende italiane insediate in Carinzia (elenco provvisorio):

* Danieli Engineering & Services (gruppo Danieli di Buttrio, Udine)

* Europlast (gruppo Jcoplastic di Battipaglia)

* Petraglas (Marche)

* Refrion Kältetechnik (Refrion di Flumignano, Udine)

* THI Total Healthcare Innovation (Uber Ros spa di Roma)

* Bifrangi (Mussolente, Vicenza)

* IPL Schlauchtechnik (Industrie Plastiche Lombarde di Besozzo, Varese)

* Papierverarbeiter SPC (Roto-cart di Piombino Dese, Padova)

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