Sabato 18 Maggio 2024

14.03.29 Rifugio Klagenfurt, KlagenfurterhuetteIn Italia gli appassionati di montagna sono rappresentati da un’unica associazione: il Club alpino. Certo, esistono alcune eccezioni: per esempio l’Alpenverein Südtirol, che raccoglie gli alpinisti del Sud Tirolo (o Alto Adige), mentre a Gorizia e a Trieste opera un’analoga associazione per la minoranza di lingua slovena. Ma si tratta di gruppi limitati territorialmente e giustificati dalla presenza di minoranze etniche appartenenti a nazionalità diverse da quella italiana.

 

In Austria, invece, le associazioni alpinistiche sono addirittura quattro, per non dire cinque, e si pongono in alternativa tra loro (tranne una), perché si rivolgono all’intero pubblico dei frequentatori della montagna. La distinzione non è territoriale o etnica, ma ideologica. L’Alpenverein (o più precisamente l’Österreichischer Alpenverein), che noi tendiamo ad assimilare al Club alpino italiano, perché la traduzione corrisponde, è in realtà un sodalizio vicino al Övp (il Partito popolare) e all’area borghese-conservatrice della società austriaca. Quella “progressista” o “di sinistra”, vicina all’Spö (il Partito socialdemocratico), preferisce invece i “Naturfreunde” (gli “amici della natura”). Del resto, il tradizionale saluto dei socialdemocratici, a ogni incontro, non era l’espressione “buon giorno” o “buona sera”, come userebbe papa Bergoglio e qualsiasi persona normale, ma “Freundschaft” (“Amicizia”).

 

Distinzioni meno politiche vi sono anche per gli altri sodalizi, come l’Österreichischer Touristenklub o l’elitario Österreichischer Alpenklub (corrisponderebbe al Club alpino accademico italiano, che però da noi fa parte integrante del Cai), mentre lo Slowenischer Alpenverei Klagenfurt limita il suo campo d’azione alla minoranza slovena presente nella Carinzia meridionale e svolge lo stesso ruolo del club sloveno attivo in Italia nelle province di Gorizia e Trieste.

 

Orbene, la fine della guerra fredda, la caduta del muro di Berlino, la globalizzazione, la crisi delle ideologie ha avuto ripercussioni anche nell’associazionismo alpinistico. I club esistenti hanno avvertito sempre meno le ragioni della loro distinzione e sempre più l’esigenza di unire le forze e collaborare. Non si è deciso per ora alcuna fusione, perché ogni sodalizio è geloso della propria storia e della propria bandiera, ma ormai da cinque anni si è creata tra di essi una “Arbeitsgemeinschaft”, una “comunità di lavoro”.

 

Va detto che questo è accaduto per ora soltanto in Carinzia e tra le ragioni di questo passo una non marginale è di natura economica. Occorrono sempre più risorse per svolgere le attività sociali, curare la manutenzione dei sentieri, tenere in efficienza i rifugi, mentre le entrate sono le stesse di un tempo e i contributi pubblici sempre di meno. Insieme si può lavorare meglio, spendendo di meno.

 

La conferma viene da Herwig Gräbner, presidente dell’Alpenverein della Carinzia e al tempo stesso anche portavoce della “comunità di lavoro” dei club alpinistici. Gräbner ha fatto un bilancio del lavoro svolto in 60 rifugi in tutto il Land e su 4.400 chilometri di sentieri di montagna, con un investimento che lo scorso anno è stato di 11 milioni e di 17.000 ore di lavoro prestate volontariamente. I risultati sono non soltanto nelle opere realizzate, ma anche nel successo di adesioni ai vari sodalizi, che hanno fatto salire il numero degli iscritti da 36.000 a 45.000. In altre parole, in Carinzia un decimo della popolazione non solo va in montagna, ma è anche iscritto a un club alpinistico.

 

Nella foto, il rifugio Klagenfurt ai piedi delle Caravanche.

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