È una coincidenza, ma proprio nel giorno in cui Piero Fassino sventolava alla Camera il cedolino della sua indennità di parlamentare, a Vienna il cancelliere Karl Nehammer (Övp) e il vicecancelliere Werner Kogler (Verdi) annunciavano che non si sarebbero aumentati la paga, avrebbero applicato cioè quello che qui in Austria viene chiamato il “Nulllohnrunde”. La parola in lingua tedesca sta a significare che a questo giro di adeguamento delle indennità (Runde) l’aumento del compenso (Lohn) sarebbe stato pari a zero (Null).
La materia in Italia e in Austria è la stessa, ovvero il costo della politica e dei politici, ma il contesto è diverso. In Austria esiste dal 1997 un sistema piramidale di indennità di carica: all’apice sta il Capo dello Stato, con l’importo più elevato (26.701 euro lordi al mese), alla base della piramide stanno i membri del Bundesrat (la seconda Camera del Parlamento, detta anche Consiglio federale in quanto rappresentativa dei Länder), con l’importo più basso (5.176 euro lordi al mese).
Gli adeguamenti delle indennità al tasso di inflazione avvengono di anno in anno, ma in maniera automatica, in quanto previsti dalla stessa legge del 1997. Alla Corte dei conti spetta il compito di calcolare l’inflazione media nell’anno precedente (tra luglio dell’anno prima e giugno dell’anno dopo) e il risultato viene utilizzato per aumentare l’ammontare delle indennità a partire dal gennaio dell’anno successivo. Non servono nuove leggi, non servono decreti, non serve nulla: tutto avviene automaticamente.
Tutto avviene automaticamente, a meno che i beneficiari stessi dell’adeguamento non decidano diversamente. A dire il vero, i beneficiari non possono decidere ciascuno per sé. Occorre una legge apposita, che deve essere approvata da almeno due terzi del Parlamento, perché ha il rango di legge costituzionale.
Nehammer e Kogler, quindi, non hanno deciso di rinunciare all’aumento delle loro indennità (che quest’anno sarebbe stato del 9,7%, come quello per le pensioni, di cui abbiamo scritto il 1. agosto scorso), perché non avrebbero potuto farlo. Hanno deciso di presentare un disegno di legge, da portare in Parlamento a settembre, che stabilirà il “Nulllohnrunde”, ovvero l’azzeramento del parametro di aumento delle loro indennità. Non solo delle loro, ma anche quelle di tutti gli altri politici che rivestono cariche elettive, fino al livello di Land (quindi anche dei governatori dei membri dei loro consigli regionali).
Abbiamo già detto che il meccanismo di adeguamento delle indennità è regolato da una legge costituzionale, per cui anche per disporne la disapplicazione servirà in Parlamento una maggioranza di due terzi, che il governo in carica (Övp-Verdi) non ha. Sarà determinante perciò anche il voto dei partiti di opposizione (ne basta anche uno solo), che peraltro erano già intervenuti sulla questione, giudicando “immorale” (Spö) o “indecente” (Fpö) l’aumento previsto. Anzi, è del tutto probabile che il cancelliere e il vicecancelliere abbiano annunciato il “Nulllohnrunde” proprio in seguito alla levata di scudi delle opposizioni, sulla quale i giornali tabloid di Vienna avevano battuto la grancassa.
In realtà la rinuncia all’aumento della paga non varrà per tutti. L’adeguamento sarà azzerato per le cariche più alte (Capo dello Stato, cancelliere, vicecancelliere, ministri e sottosegretari, presidenti del Parlamento e capigruppo). Tutti gli altri (deputati, membri del Bundesrat, governatori e consiglieri regionali) avranno un adeguamento dimezzato: le loro indennità saranno aumentate del 4,85%, anziché del 9,7%.
Vediamo allora nei dettagli quanto incasseranno i politici austriaci ai vari livelli della famosa piramide. Rimarranno invariate le indennità del Capo dello Stato (26.701 euro lordi al mese), del cancelliere (23.840 euro), del vicecancelliere (20.979 euro), del presidente del Parlamento (20.026 euro), dei sottosegretari (17.165 euro), dei capigruppo parlamentari (16.211 euro). Beneficeranno invece dell’adeguamento parziale al tasso di inflazione i governatori dei Länder (20.703 euro), gli assessori regionali (18.633 euro), i deputati al Parlamento (10.351 euro), i consiglieri regionali (8.281 euro) e i membri del Bundesrat (5.176 euro).
Ribadiamo che si tratta di importi lordi mensili. Quindi, se vogliamo mettere a confronto il cedolino di Piero Fassino con le “buste paga” dei colleghi austriaci, dobbiamo prendere in considerazione l’importo lordo che, per il deputato del Pd, è di 10.435 euro. Non molto diverso da quello dei deputati austriaci.
Certo, si dirà, ma i nostri godono di altri benefici molto significativi, tra diarie e rimborsi spese per svariate migliaia di euro. Accade lo stesso anche per i politici austriaci. Innanzitutto l’indennità viene percepita non solo nei 12 mesi dell’anno; c’è anche una tredicesima e c’è poi una quattordicesima. Dobbiamo aggiungere poi una diaria per i giorni di permanenza a Vienna, compensi extra per il lavoro nelle commissioni, rimborsi delle spese di viaggio, soggiorno, “esercizio del mandato”. Tutti i parlamentari, inoltre, percepiscono l’Urlaubsgeld e il Weihnachtsgeld, che è una specie di “contributi” per pagare le vacanze estive e natalizie.
NELLA FOTO, il cancelliere Karl Nehammer (a destra) e il vicecancelliere Werner Kogler, quando due giorni fa hanno annunciato di voler rinunciare anche questa volta all’adeguamento delle indennità. Era già accaduto tra il 2009 e il 2018 (in seguito alla crisi finanziaria mondiale) e nel 2019 (per il Covid).
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