Lunedì 7 Ottobre 2024

Non vi è incompatibilità tra globalizzazione e salvaguardia delle identità locali. La contraddizione è soltanto apparente e può essere superata attraverso quella che Claudio Magris ha definito “identità matrioska”, che racchiude in sé le varie identità locali e regionali, senza escluderne alcuna.

L’occasione per parlarne è venuta ieri a St. Pölten, capoluogo della Bassa Austria, in occasione della consegna allo scrittore e saggista triestino della Croce d’argento di commendatore, una delle più alte onorificenze del Land. Alla cerimonia ha partecipato il governatore Erwin Pröll, assieme alle massime autorità regionali, all’ambasciatore d’Italia Massimo Spinetti e a quello austriaco in Italia, Christian Berlakovits, giunto appositamente da Roma

Nel ricevere il riconoscimento, Magris ha indicato nel rapporto della Bassa Austria con il governo di Vienna (siamo in uno Stato federale) “un esempio molto riuscito di una relazione corretta fra la propria identità più locale, che va naturalmente amata e tutelata”, ma che va anche “intesa come forma di appartenenza a qualcosa di più grande”. “I pericoli di fronte ai quali ci troviamo – ha detto Magris, pronunciando il suo discorso in tedesco – sono l’ansia della globalizzazione e del livellamento, che ci porta giustamente ad avere paura che tutte le differenze siano cancellate e omologate”. Talvolta, però, questa ansia porta a “difendere le differenze in modo selvaggio, facendone degli idoli, chiudendosi in micronazionalismi locali. È come se io triestino non avessi nulla a che fare con un milanese o un napoletano. E questo sarebbe quasi peggio della cancellazione”.

“In questo senso – ha proseguito Magris – la Bassa Austria è un eccellente esempio di come dovrebbe essere il rapporto fra ogni realtà più locale e limitata, che si tutela, ma integrandosi e accogliendo quella più ampia, senza chiudersi e senza considerarsi nemica delle altre”.

Ed è a questo punto che Magris ha richiamato l’immagine della matrioska, per spiegare il rapporto fra identità locale, nazionale e sovranazionale: “Io sono certamente triestino – ha detto –  amo la mia città, il mio dialetto, lo parlo continuamente a casa, con i miei amici, ma non sento minimamente più lontana la mia identità italiana, che la comprende e la garantisce. Così come sento profondamente l’identità europea, senza temere che la mia italianità, domani, sia minacciata da quello che io spero sempre possa essere uno stato finalmente europeo, con leggi europee. In questo senso – ha concluso – siamo delle matrioske’’.

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